Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Un passetto indietro rispetto al (già deludente) precedente, perché al secondo
giro una sceneggiatura così semplicistica non basta più e si comincia a
risentire di uno schema ripetitivo (che non riserva colpi di scena).
L'umorismo è la cosa che funziona meglio perché l'azione stenta a
ingranare e il super scontro con Carnage sembra semplicemente un 2.0 di
quanto già visto nel primo capitolo. Sempre in parte Tom Hardy, ben
scelto Woody Harrelson (anche se non molto spessore ha il suo, come gli
altri cattivi, personaggio), più defilata e pleonastica la Michelle
Williams. Un simpatico passatempo (l'arguzia dell'alieno ed una vivace
colonna sonora danno brio ad un semplice film d'azione, da vedere senza
troppi pensieri) ma nulla di più, e forse visto che fa comunque
parte (seppur marginalmente e solo tramite i post credits) dell'MCU un
po' di impegno in più lo si poteva mettere. Voto: 5+
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martedì 31 maggio 2022
Venom - La furia di Carnage (2021)
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sabato 3 agosto 2019
Venom (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/08/2019 Qui
Tema e genere: Adattamento cinematografico dei fumetti Marvel, creati da David Michelinie e Todd McFarlane, con protagonista Venom, uno dei principali antagonisti dell'Uomo Ragno.
Tema e genere: Adattamento cinematografico dei fumetti Marvel, creati da David Michelinie e Todd McFarlane, con protagonista Venom, uno dei principali antagonisti dell'Uomo Ragno.
Trama: Un giornalista coraggioso pesta i piedi a un ambiguo miliardario. Ma aver perso il lavoro e la ragazza non è niente, in confronto a quello che gli capiterà quando qualcosa o qualcuno si impossesserà di lui.
Recensione: Venom è un film che già per natura si presenta con le sue contraddizioni: un film tratto dall'universo Marvel che non è targato Marvel. Come è possibile? Ebbene sì, è quello che è stato fatto in questo prodotto, creando un senso di straniamento e di aspettativa notevole. Purtroppo, la maggior parte di esse sono state disilluse. Venom è un film infatti (quasi) fallimentare su (quasi) tutta la linea, senza troppi giri di parole. Il problema non deriva neanche dall'essere un film fuori dal canone ufficiale di Marvel Studios, che grazie a un accordo Sony riesce a sfruttare ancora i diritti cinematografici di alcuni personaggi dell'universo di Spider-Man, e neanche dalla totale indipendenza da Spidey (anche se esso non ha giovato al film), la questione, al contrario, è sempre connessa a fatti e situazioni intorno alla stessa produzione della pellicola. Una pellicola in cui l'intreccio non riesce a coinvolgere lo spettatore, a trasportarlo nella narrazione e alcuni eventi risultano incomprensibili. Il Venom di questo film francamente è qualcosa che non mi aspettavo: è irriverente, simpatico e con una coscienza. Il suo carattere è mediato dalla personalità di Eddie, un ragazzone buono e desideroso di fare sempre la cosa giusta, ma chi conosce a grandi linee il simbionte sa che di base ha un animo violento e a volte capace di corrompere anche i più buoni. Qui invece Venom arriva ad essere rappresentato come una specie di migliore amico, quello che ti salva dai pericoli, che ti aiuta a parlare con la ragazza che ami, che ascolta le tue paranoie e ti dà consigli. Insomma, lascia abbastanza perplessi, soprattutto dal momento che il cinecomic non è della perbenista Disney, ma di Sony, che magari avrebbe potuto osare di più. Venom è un film troncato a metà, e lo dimostra il disastroso montaggio che cerca di regalare una continuità narrativa a una storia tagliata in più punti. Facile, dunque, pensare che siano state tagliate proprio le scene più cruente, sanguinolente e splatter, a fronte di ciò che ci era stato venduto al primo trailer: Venom, uno degli antieroi più affascinanti del pantheon Marvel, doveva avere una cornice oscura, violenta, quasi a replicare il successo vietato ai minori di Deadpool. Il Venom che a noi è arrivato è invece un progetto a cui è stata divelta la vera anima, senza contare i tanti altri problemi che si stringono intorno al peccato "originale" dell'opera. Non si assisteva a un miscasting del genere da tanto tempo. Tom Hardy rimane bravissimo, esattamente come Michelle Williams, ma non sono mai nei loro personaggi, sembrano quasi delle comparse che passano di lì in quel momento, recitando al minimo delle loro forze, quasi a portare a casa la scena solo per obblighi contrattuali. Il peggiore è proprio Tom Hardy, poco credibile come report d'assalto, assolutamente fuori luogo nei battibecchi con il simbionte Venom, peraltro abbastanza ridicoli per tutta la loro durata. A questo dobbiamo aggiungere una storia praticamente telefonata, senza mordente, che relega la qualità finale alla stregua di un episodio pilota di un serial tv, nemmeno di una major (come Netflix, per dire, che non è nemmeno irreprensibile) ma di una qualunque rete generalista. Insomma i problemi di Venom sono chiari e sono anche troppi. Ma si possono sintetizzare così: una regia anonima se non addirittura assente, e uno script che spreca tutte le sue potenzialità. Quando qualcosa funziona in Venom, funziona sempre a metà.
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mercoledì 26 giugno 2019
40 sono i nuovi 20 (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2019 Qui - 40 sono i nuovi 20 (Commedia, Usa 2017): Figlia di due registi di commedie di successo come Charles Shyer (Il padre della sposa) e Nancy Meyers (Tutto può succedere, L'amore non va in vacanza), l'esordiente Hallie Meyers-Shyer cerca di rifarsi allo stile materno con una pellicola godibile e inerente ai rapporti uomo-donna. In questo caso si gioca, e il titolo italiano lo sa bene, sulla fascinazione che i ragazzi ventenni provano per le donne quarantenni, ma al di là di questo spunto, che comunque di per sé non basta a generare situazioni divertenti, non ci sono altre idee degne di nota in una sceneggiatura (mai concreta, mai credibile) che procede col pilota automatico, tra svolte narrative prevedibili (il ritorno dell'ex marito di lei) e gag forzate (e fastidiose estremizzazioni di buonismo ed ottimismo, oltre ad un semplicismo narrativo). La messinscena della neo-regista non è mai vibrante (la fotografia è eccessivamente artificiosa) e si adagia sui bassi standard delle tante pellicole hollywoodiane fatte con lo stampino dello stesso genere (anche la colonna sonora, curata dal candidato all'Oscar John Debney, si riduce ad un semplice ensemble di tracce senza spessore, che potrebbero spazientire più che intrattenere). Il lungometraggio pecca poi nella caratterizzazione dei protagonisti, estremamente monocordi e bidimensionali. La figura della protagonista appare anzitutto vuota, incapace di rispecchiare le sfaccettature emotive e personali di una persona neo-separata. Reese Witherspoon, che da sempre oscilla tra ottime interpretazioni (Quando l'amore brucia l'anima, Come l'acqua per gli elefanti, Mud) e scelte opinabili (Wild, Fuga in tacchi a spillo), risulta inoltre eccessivamente artefatta, soprattutto nei frangenti di felicità. Ottimi sono invece i co-protagonisti Pico Alexander, Nat Wolff e Michael Sheen, che devono tuttavia confrontarsi con personaggi ugualmente inconsistenti. E quindi, per colpa di una regista inadatta e di una sceneggiatura leziosa, 40 sono i nuovi 20 è perciò un lungometraggio impersonale e forzato, incapace di coinvolgere veramente. Un film debole nello spunto iniziale e mal costruito. Voto: 5
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