giovedì 2 maggio 2019

Star Wars: Gli ultimi Jedi (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/09/2018 Qui - Parlare di Star Wars non è mai facile, tra il pericolo di spoilerare troppo e l'inevitabile soggettività di giudizio a cui si presta ogni capitolo di una saga di tale calibro, si finisce quasi per camminare a tentoni in un campo minato da fanbase, fanservice, aspettative. Proprio nel caso di quest'ultime erano molte attorno a Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson, ma il regista (sebbene solo in parte) non le ha deluse, lasciando lo spettatore a bocca aperta per gran parte della pellicola. Una pellicola che è un kolossal in tutto e per tutto, durata importante (si sfondano i 140 minuti), macchina cinematografica a pieno regime, comparto tecnico strabiliante, cura del dettaglio che sfiora la perfezione. Tuttavia l'arduo compito di dare sostanza alle premesse de Il Risveglio della Forza riesce solo in parte: la storia subisce infatti una brusca accelerazione, proiettandosi prepotentemente in avanti e mettendo moltissima carne al fuoco. C'è molto da raccontare e il sovraffollamento narrativo è tangibile, con sequenze meno azzeccate di altre e alcuni passaggi dialogati poco riusciti. Star Wars: Gli ultimi Jedi difatti, ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel, non è un film perfetto, sicuramente più confuso e caotico rispetto al precedente di J.J. Abrams, il quale aveva diretto un sequel a metà tra nostalgia e innovazione senza allontanarsi troppo dalla scia narrativa che aveva caratterizzato la prima trilogia, costruendo un prodotto (forse fin troppo) equilibrato che strizzando l'occhio ad "Una nuova speranza" cercava di accontentare tutti i fan della saga. Rian Johnson al contrario (regista conosciuto sopratutto per Looper, un film fantascientifico intrigante ed affascinante ma non proprio solidissimo), partendo appunto dalla base di fondo lasciata dal Risveglio della Forza, stravolge tutte le carte, in un continuo alternarsi di plot twist e colpi di scena disseminati nelle 2 ore e mezza della pellicola, che ribaltano completamente l'universo dei Jedi così come lo avevamo conosciuto. E sorprendentemente tutto, anche se parzialmente, funziona.
Ma il fattore più sorprendente è che a differenza dell'episodio precedente, il regista riesca a rendere il tutto meno telefonato, tanto che qualunque congettura nata e morta in rete relativa a situazioni, legami, parentele, ritorni e tradimenti, viene puntualmente disattesa da una serie di eventi che in qualche modo sa sempre e comunque sorprendere e stuzzicare lo spettatore. E questo, non c'è bisogno che ve lo si dica, è un pregio notevole. Ne Gli Ultimi Jedi, insomma, succede veramente di tutto, e quel tutto è tenuto insieme da una messa in scena a tratti autenticamente spettacolare. Ci sono, per dire, delle scelte cromatiche che puntano costantemente all'alterco tra i due lati della forza, ci sono colori che rimandano agli stati di turbamento e rabbia vissuti dai personaggi in scena, ma soprattutto ci sono alcune sequenze che per resa estetica e regia sono forse quanto di più bello la saga abbia mai partorito. Detto così sembrerebbe quindi tutto perfetto, peccato solo che il film riesca anche, e puntualmente, a tradire un po' la fiducia che a fatica cerca di costruire con lo spettatore, grazie soprattutto alla trama che oltre a presentare diversi momenti sinceramente assurdi, manca anche di spiegare alcuni quesiti introdotti nel film precedente lasciandoli, senza alcun motivo apparente, relegati ad un dimenticatoio privo di logica. Episodio VIII perciò, è altalenante, l'alternanza è stridente. Epicità e stupidità si alternano come nulla fosse, ottenendo sì l'effetto di stupire quando lo spettatore meno se lo aspetta, ma anche quello di deluderlo altrettanto inaspettatamente. Già Episodio VII aveva portato l'attenzione su ironia e simpatia, ben riuscita soprattutto con BB-8 come medium utilizzato, ma Gli Ultimi Jedi sotto questo aspetto si lascia a volte trascinare da situazioni al limite dell'imbarazzante. La storia è comunque valida, il coinvolgimento praticamente assoluto. Vecchi e nuovi personaggi si fondono in un'avventura che, molto più di Episodio VII, sa abbandonare il sapore nostalgico. Si va avanti, si procede lungo una linea narrativa entusiasmante in cui i colpi di scena non si risparmiano. Ben più efficace rimane però la vecchia guardia rispetto alla nuova: i cardini della nuova trilogia faticano nell'essere qualcosa più di meri figuranti, pagando il poco spessore psicologico dei personaggi e la mancanza di una vera personalità, lontana dal bagliore dei "veterani".
Come detto, Gli Ultimi Jedi è altalenante, così come il ritmo che lo caratterizza, c'è un equilibrio (non si evidenzia per tutta la durata della pellicola però) tra le scene in cui l'andamento è meno incisivo e quelle in cui è particolarmente serrato. Visivamente è impeccabile, soprattutto per merito degli effetti speciali (affascinanti sì, ma anche di forte impatto, alcuni di essi saranno difficile da dimenticare il giorno dopo per la loro straordinaria potenza, del gioco di luci e ombre e di chiari e scuri). Lascia l'amaro in bocca invece una sceneggiatura che di consistente (poco convincente è la linea narrativa che vede Finn, ovvero John Boyega, certamente migliorato dopo la pessima esperienza in The Circle, in missione con la new entry Rose, l'americana-vietnamita Kelly Marie Tran, che non sembra essere del tutto all'altezza del ruolo, su un pianeta casinò dove dovranno vedersela con un doppiogiochista Benicio Del Toro, il Lando Calrissian della situazione) e originale (lo stesso casinò ricorda da lontano quello di One Piece Gold: Il film, la sua venata parabola ecologista-animalista puerile e già vista) ha ben poco. Nulla di nuovo all'orizzonte, anche se è sempre emozionante sentire dialoghi che ci permettono di ricordare il passato e di vivere momenti di intensa nostalgia: "Che la forza sia con te". Ma anche con noi, perché è vero che il film ha molti aspetti positivi, ma tralascia alcuni particolari rilevanti. Ad esempio emerge un appiattimento generale di Star Wars: Gli ultimi Jedi nella parte centrale del film, data dalla mancata armonia appunto tra il susseguirsi di scene d'azione che cambiano in modo troppo repentino, che non lasciano il tempo necessario allo spettatore per godere del momento, e l'alternarsi delle suddette scene con alcune eccessivamente lente, seppur necessarie per mostrare anche il viaggio introspettivo ed evolutivo di Rey, in primis. A tal proposito la storia come da copione, procede su due piani paralleli distinti: da un lato la sempre più complicata opposizione al Primo Ordine da parte dei rimasugli della Resistenza capeggiata dal generale Leia Organa (la compianta Carrie Fisher, che sempre è perfetta), dall'altro la vicenda di Rey e Luke (Mark Hamill, orgogliosamente strepitoso e quasi "shakespeariano") alla quale si lega tutto l'universo dei Jedi e soprattutto Kylo Ren.
Quest'ultimo (attraverso uno degli spunti più sorprendenti del film che ricorda un certo legame Harry Potter/Voldemort), senza dubbio il personaggio migliore di questo seguito, grazie all'originale evoluzione che la sceneggiatura (sempre di Johnson) gli concede nel corso dell'intreccio (non contando un ottimo per prestanza ed espressione, Adam Driver, decisamente più che in Silence). Sceneggiatura che finisce per abbattere la distinzione tra bene e male, così calcata nella trilogia originale e al contrario così sottile e perfino letteralmente distrutta in questo ottavo capitolo. Johnson abbatte questo schema stereotipato, mostrando la colpevolezza di ogni personaggio all'interno della vicenda e prendendosi numerose libertà narrative, alcune delle quali restano incomplete divenendo un ulteriore punto interrogativo per il sequel. Gli ultimi Jedi alterna il dramma all'ironia e al sarcasmo (in alcuni casi forse eccessivamente, anche se una risata la strappa comunque), il combattimento fisico alla lotta interiore e un buon interrogativo sul confine tra bene e male, tra luce ed oscurità (sono davvero due realtà così antitetiche e diverse?), che mostra infine un Luke Skywalker profondamente cambiato dal Ritorno dello Jedi. Non mancano, quindi, momenti di grande leggerezza, volti ad alleggerire la drammaticità (neanche troppo marcata) di alcune scene. Qualcuno morirà, qualcuno darà del filo da torcere ai cattivi, qualcun altro si sacrificherà per la Resistenza, qualcuno ancora farà il suo ritorno e qualcun altro salverà il mondo, forse. Tutti gli interpreti sono credibili e naturali (tenendo presente la caratterizzazione dei personaggi) nei loro ruoli (Poe Dameron interpretato da Oscar Isaaclasciato troppo in disparte da JJ Abrams, ha un ruolo più prominente ed è maggiormente approfondito nel suo rapporto conflittuale con il personaggio di Laura Dern, riserva di Leia al comando della Resistenza, risolto con un efficace rovesciamento di prospettiva finale), ma una menzione speciale è da attribuire a Daisy Ridley nelle vesti di Rey. Quest'ultima è riuscita ad esprimere ogni più piccola emozione provata da Rey con la sola espressività del viso e il suo sguardo.
Per quanto riguarda il resto del cast (è presente anche Lupita Nyong'o), il Generale Hux, un caricaturale Domhnall Gleeson, si limita ad abbaiare a vuoto, Capitan Phasma, Gwendoline Christie, è un'action figure con una singola sequenza di combattimento mentre i restanti personaggi classici, Chewbacca e i due droidi, fanno da tappezzeriaE poi ci sono gli ormai famigerati Porgs, ritenuti a torto i nuovi Ewoks. Gli orsetti, infatti, avevano un ruolo ben preciso nella storia, mentre i nuovi volatili, che servivano solo a vendere pupazzi di peluche, praticamente niente. Visivamente il film è invece (e come detto) stupefacente in alcune parti (non a caso ha ricevuto la candidatura agli Oscar 2018 per i migliori effetti speciali), come nella scena ambientata all'interno della "sala del trono" di Snoke (a proposito di quest'ultimo, egli interpretato da Andy Serkis, subisce però una troppo semplice e facile "risoluzione"), e nella battaglia finale che si svolge sul pianeta di sale dove Rian Johnson gioca con il contrasto cromatico rosso-bianco ottenendo degli effetti cinematograficamente riusciti, ma risulta essere meno convincente nei combattimenti spaziali. Se Abrams era stato davvero bravo nel gestire le scene di azione ambientate nello spazio, negli Ultimi Jedi il digitale appare fin troppo evidente (cosa che non ci si aspetterebbe da una casa di produzione come la Disney) e gli scontri tra gli star destroyer del Primo Ordine e la flotta della Resistenza sono molto confusi e gestiti con troppa foga, con continui stacchi di inquadrature differenti. Non mancano comunque i riferimenti alla vecchia saga che accontenteranno i nostalgici (l'immortale John Williams non inventa nulla di nuovo, la candidatura per la miglior colonna sonora originale è controversa, ma i suoi temi riescono sempre a veicolare le emozioni del pubblico, anche grazie al sonoro e montaggio sonoro, le altre due candidature, che tuttavia nessuna chance avevano di vincere contro Dunkirk), nonostante sia evidente il cambio radicale di rotta (forse dopo la spinta positiva di Rogue One: A Star Wars Story, il primo capitolo antologico, il secondo è ancora da vedersi) che il regista ha voluto imprimere al mondo di Star Wars, con uno stile originale, che mira a divertire e a scioccare lo spettatore, a volte in maniera fulminea, lasciando qua e là qualche buco di sceneggiatura (colmabile?). E in tal senso va detto che al netto di tutto il film è comunque molto godibile ed intenso, anche se a fine visione non è proprio possibile non pensare a quelle due o tre situazioni incastrate nel racconto in modo un po' troppo approssimativo e raffazzonato. In conclusione quindi, variamente dispersivo, spesso incalzante, con poche reali sorprese ma sostanzioso Episodio VIII, non possiede sufficienti ingredienti afrodisiaci per soddisfare pienamente il palato ma riempie. Voto: 7