martedì 31 maggio 2022

Belladonna of Sadness (1973)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - Negli anni Settanta un lungometraggio del genere era una discreta novità, in pieno monopolio Disney. Belladonna of sadness non fu un successo ma è stato riscoperto più avanti (eccomi non a caso). E' una storia di emancipazione, figlia di quei tempi, nello stile psichedelico del film che può apparire datato, ma che in realtà esprime in pieno tutta la sua carica emotiva. Una donna violentata nel corpo e nell'anima, innamorata di un uomo debole e soggiogato dal potere del Signore locale. Lo spirito si rivalsa si manifesta sotto forma del demonio, l'erotismo e la sensualità sono gli strumenti attraverso cui opera la sua rinascita. Un lungometraggio affascinante costruito principalmente da tavole animate e veri trip lisergici (a volte fin troppo ridondanti). La scena dello stupro, l'apparizione della morte nera sono solo degli esempi di un lavoro ben curato e valido sotto l'aspetto visivo ed emotivo. La potenza espressiva di Eiichi Yamamoto trova forza nel minimalismo assumendo aspetti disturbanti adatti ad una storia dove il male si combatte proprio con quei mezzi che da sempre esso rifugge, qui sintetizzati in una fiaba nera morbosamente seducente e astutamente sovversiva. Stupefacente da un punto di vista stilistico e visivo, e con elementi che in futuro daranno spunto a più di una pellicola. Peccato non lo sia affatto sul piano narrativo: la storia, infatti, va avanti un po' troppo faticosamente tra pause e reiterazioni. Alla fine la sensazione è quella di aver assistito ad un film che sicuramente ha qualità, ma a cui manca più di qualcosa per stagliarsi pienamente nella memoria. Nonostante ciò resta un piccolo capolavoro (sperimentale) dell'animazione nipponica. Voto: 7

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