Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2022 Qui - Questo è un film che si potrebbe etichettare sbrigativamente con
l'aggettivo "carino", è fatto per scaldare il cuore e fare versare
qualche lacrimuccia e ci riesce con discreto mestiere, ma se non fosse
stato per i premi ricevuti (ne ha vinti tre) credo che non l'avrei
sicuramente selezionato per una visione. Anche perché l'originale, I
segni del cuore è infatti il remake (americano) de La famiglia Bélier,
film del 2014 diretto da Éric Lartigau, mi era piaciuto tanto e non
aveva di certo bisogno di essere "rigirato", già perché nonostante
qualche cambio rispetto all'originale (dall'ambientazione rurale si
passa a una cittadina che vive di pesca, il personaggio del fratello è
qui più grande) rispecchia quasi pedissequamente le scene madri non
aggiungendo alcunché di veramente memorabile, anzi, inferiore anche per
la mancanza di momenti comici che ravvivavano il film orgogliosamente
francese. Rimangono la potenza del messaggio sulla diversità e la
bravura del cast (qui composto prevalentemente da attori senza udito,
non lo è Emilia Jones, ma brava anche lei, anzi, la si apprezza
particolarmente), ma è troppo poco per essersi meritato l'Oscar al
miglior film (un film appunto carino, ma niente di più). E non lo
meritava di certo l'originale per dire (all'epoca snobbato), ma sappiamo
già che l'Academy a conto suo
va, e che la non originalità premiata va, la qualità invece, di no mi
sa. Voto: 6+
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