Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Una rappresentazione della demenza senile di devastante potenza,
interpretata da un Anthony Hopkins assolutamente da Oscar (poi
prontamente vinto), supportato da un cast
a sua volta di grande bravura (su tutti Olivia Colman, che non è
un'attrice qualunque). Il merito del regista Florian Zeller (al suo
esordio alla regia) è di far
immedesimare lo spettatore nel degrado mentale del protagonista tramite
continui stravolgimenti della narrazione e dei ruoli dei protagonisti, a
simboleggiare il labirinto della malattia in cui progressivamente
l'anziano non riesce più a districarsi (lo straniamento di Anthony è il
nostro straniamento). La sensazione d'impotenza e
solitudine, nonché la sofferenza dei familiari, sono rappresentati con
grande empatia, realistico e commovente. Un drammone intenso, straziante
e a tratti anche abbastanza duro da digerire. Inutile dire che la
magnifica prova di Anthony Hopkins tiene in piedi totalmente da sola la
storia (la sceneggiatura "teatrale", anch'essa vincitrice di un Oscar),
una storia sì "banale" ma che ha il grande merito di farti comprendere
il dramma di chi ci passa. Il dramma del perfetto alter ego "maschile"
di Julianne Moore, protagonista in Still Alice di una problema
similmente debilitante. Voto: 7,5
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