giovedì 6 giugno 2019

Atomica bionda (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/09/2018 Qui - Giochi di spie, in cui tutti tradiscono tutti e nulla è come sembra. Insomma niente di nuovo nella dimensione spy story, eppure questo film del 2017, Atomica bionda (Atomic Blonde), film in cui ammetto riponevo alte aspettative, è da vedere per vari motivi. Due, in particolare: Charlize Theron e David Leitch. La presenza dell'attrice ormai consacrata (con questo film) al cinema d'azione, e di un regista che dopo il buonissimo John Wick era smanioso di lavorare su un progetto differente (tanto da lasciare la regia del seguito, il meno efficace seguito John Wick: Capitolo 2, al co-regista del primo film Chad Stahelski). Due elementi sufficienti a far scommettere sulla riuscita del film, un film dove quello che salta all'occhio subito (e alle orecchie) è la ricostruzione storica, pompata, esasperata ed entusiasmante generatrice di richiami pop irresistibili. Ma soprattutto a splendere subito c'è Lei e (visto il background del regista non poteva essere altrimenti) le scene d'azione. Non a caso Atomica Bionda, che racconta di una Berlino divisa dal muro alla fine degli anni '80 che pullula di spie più di Casablanca nel 1940 e in cui l'agente britannica Lorraine Broughton deve immergersi fino al collo nella sua torbida atmosfera per ritrovare una lista di operativi rubata che, se finisse nelle mani dei sovietici, metterebbe in pericolo le intelligence occidentali, e che viene narrata come una ricostruzione degli eventi mentre Lorraine è negli uffici del MI6 a Londra e sta facendo rapporto ai superiori sull'intensa missione berlinese (introduzione che permette al film di prendere da subito un buon ritmo e di sorvolare su ampollose ed inutili spiegazioni, anche perché le presentazioni servono a poco, visto che la protagonista rende subito esplicita la sua volontà di non volersi fidare di nessuno), è un film d'azione duro e puro, girato da un regista che di esperienza nel cinema action ne ha da vendere. David Leitch infatti ha alle spalle una lunghissima carriera come stuntman e coreografo di stunt, e a quanto pare serviva proprio un cascatore per ricordare al mondo intero come vadano fatte certe opere, perché per anni sembrava quasi ci fossimo dimenticati che il principale obiettivo di un action è quello di intrattenere e Atomica Bionda lo fa in maniera superlativa. Due ore di inseguimenti, botte da orbi, tradimenti, botte da orbi, spionaggio spietato, botte da orbi, retate di polizia e ancora botte da orbi, con un ritmo serratissimo ed incalzante che sembra non voler lasciar quasi mai rifiatare lo spettatore (e in tal senso non c'è pubblico a cui questo film non sia destinato).
Calato in un'ambientazione curata maniacalmente e in un'estetica splendidamente anni '80, giocata sul contrasto nettissimo tra gli esterni spogli e freddi di una Berlino alla vigilia del crollo del muro e l'esplosività degli interni ipersaturi di luci al neon coloratissime (non bastasse un repertorio musicale trascinante che inanella uno dopo l'altro David BowieDuran DuranDepeche ModeThe CureNew Order e altri ancora, giacché in alcuni momenti, quelli più taglienti, la musica diventa la vera e propria protagonista della scena), Atomica Bionda, tratto da una graphic novel del 2012 intitolata La Città Più Fredda di Anthony Johnston e Sam Hart, non per caso è un film (in cui inoltre ogni elemento della messinscena contribuisce a definire lo stile irresistibilmente glam punk del film, una brillante ed efficacissima operazione di brand identity, si direbbe in pubblicità, cui vanno aggiunte anche una serie di citazioni e ammiccamenti che solleticano i palati dei più fini cinefili, da Stalker a Casablanca, e una lunga sequenza di effusioni e strofinamenti saffici che, da sola, vale "il prezzo del biglietto") fatto di continui eccessi. Leitch infatti ha pochissimi concetti da snocciolare e non si perde in chiacchiere, quindi poco importa se la pellicola poggia su una serie di cliché abbastanza ingombranti dello spy movie (prevedibili anche da un pubblico poco esperto), il suo intento è solo quello di far divertire il pubblico e mostrare tutta la violenza provocata da una serie di risse, spingendo sull'estrema fisicità espressa dalle coreografie. Ogni pugno, calcio o schiaffo viene sottolineato con forza dalla cinepresa, quasi come se il regista volesse far provare gli effetti di ogni colpo sulla pelle dello spettatore. Non a caso Leitch inserisce un meraviglioso piano sequenza di cinque minuti in cui Lorraine massacra di botte un agente del KGB in una piccola stanza dove qualsiasi oggetto viene trasformato in arma non convenzionale. La macchina è lì, non stacca mai lo sguardo e anzi si tuffa in mezzo alla colluttazione, schivando e incassando ogni singolo colpo sferrato o ricevuto dalla protagonista. È proprio questa la forza di Atomica Bionda, il fatto che non stacchi davvero mai e che in due ore mantenga il ritmo altissimo, nonostante una narrazione decisamente macchinosa e un po' ingenua. Una ricetta molto simile a quella che decretò appunto il successo di John Wick, che similmente difatti poggiava su di una narrazione serrata ma non calibrata benissimo.
Perché purtroppo il dinamismo dell'opera (ad una confezione infatti così finemente congeniata non corrisponde una narrazione altrettanto solida e definita) non è supportato dalla sceneggiatura (una sceneggiatura comunque attenta, che costruisce i conflitti necessari e permette all'azione di ergersi a protagonista assoluta, sfogandosi senza freni, e che presenta pochi dialoghi, molti dei quali brevi ma di grande impatto e diretti), non impeccabile perché si aggroviglia nella seconda parte conducendoci ad un finale che sembra non arrivare mai. Non per noia, sia chiaro, ma perché ad un certo punto la trama è talmente intricata che ci vorrebbe davvero troppo tempo per sbrogliarla senza creare pasticci giganteschi, considerando anche il fatto che il racconto attraverso flashback, funzionale alla scialba chiusura del film (una chiusura inaspettatamente insoddisfacente, perché assai meno pirotecnica di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi), tende ad alimentare questa sensazione. Eppure è difficile muovere grandi critiche a David Leitch e Kurt Johnstad (sceneggiatore anche di 300 e Act of Valor), perché giustamente possono sviare l'attenzione sui difettucci dello script grazie a Charlize Theron, presenza obnubilante dal carisma glaciale e irresistibile. Già, perché il più grande punto di forza di Atomica Bionda è proprio l'atomica bionda che lo interpreta, qui più in forma che mai. Charlize Theron (dopo la Furiosa di Mad Max: Fury Road e la Chiper di Fast & Furious 8) è la protagonista perfetta, perché ogni volta che appare in scena si divora chiunque le stia vicino: è bella, ma bella da morire e nonostante meni come un fabbro rimane estremamente femminile. Non siamo di fronte all'ennesima donna super mascolinizzata che fa il verso alle proprie controparti maschili, tutt'altro. Lei invece rimane femminile dall'inizio alla fine, in maniera splendidamente genuina, offrendo tra l'altro una performance strepitosa per energia ed intensità. La poliedrica attrice sudafricana infatti dà vita a una nuova (anti)eroina ambigua, potente, amorale, violenta, seducente, impenetrabile e genuinamente atomica, capace di farsi carico, anche fisicamente, di ogni inquadratura del film. E' lei difatti che rende l'operazione irresistibile e fa perdonare alcune mancanze a livello di scrittura, con un'altra al suo posto questo film non avrebbe mai funzionato.
La sua Lorraine dopotutto è un'icona bionda portatrice di un autentico messaggio di female empowerment, assai più efficace e convincente quando scalcia e combatte rispetto a quando sciorina citazioni pretenziosamente intellettualistiche: "ingannare chi inganna è un piacere doppio" è il suo machiavellico motto. Esattamente come il film, che tocca i suoi apici nelle gustosissime sequenze d'azione roboanti e fracassone, mentre solleva qualche perplessità quando deraglia tra le trame incerte di inganni, raggiri e sottili doppi giochi. E non sorprende quindi che nella declinazione femminile di Atomica Bionda gli uomini vengano chiaramente dopo, ma il coprotagonista è comunque un ormai lanciato James McAvoy, che dopo aver fatto Split sembra trovarsi bene nei ruoli arruffati e ambigui del pazzoide con la faccia da schiaffi. Tuttavia ce sono altri abbastanza "importanti" ruoli che vedono impegnati giovani attori di classe come Bill Skarsgard (Pennywise in It), solidi (a volte in una doppia connotazione) interpreti di razza come John Goodman (Pappa e Ciccia, Il grande Lebowski), Eddie Marsan (Still Life), Toby Jones (Captain America: Il Primo Vendicatore, Sherlock), e il divo e sex symbol tedesco Til Schweiger, mentre in una apparizione fulminea all'obitorio si scorge pure Barbara Sukova. Senza dimenticare ovviamente la stupenda e bellissima attrice Sofia Boutella, che si sta facendo sempre più strada nei blockbuster americani come Kingsman, Star Trek Beyond ed il recente La Mummia (prossimamente alla visione) grazie a buoni ruoli da comprimaria, qui l'agente francese alle prime armi che interpreta è l'unico personaggio che riesce a smuovere l'empatia di Lorraine (dovreste sapere o capire in che modo). Ma come detto tanti sono gli ingredienti di grande efficacia, l'altro, che ha un'importanza centrale al pari delle sue immagini, è l'esplosiva colonna sonora composta da brani rock anni '80 sparati durante ogni scena, oltre a quelli già citati ci sono da segnalare George Michael, l'immensa Under Pressure (che fa parte delle "dimenticanze" della mia Compilation anni '80) dei Queen, oltre all'immancabile London Calling dei Clash, fino ad alcune canzoni tedesche celeberrime come 99 Luftballons e Der Kommissar.
Altro valore aggiunto è l'efficacissima ambientazione geografica e storica, la Berlino ad un passo dall'abbattimento del muro, nel novembre 1989, una polveriera sociale e culturale sul punto di esplodere, la fine di un'era attraversata da tutte le parti da spioni di ogni provenienza in guerra (fredda) tra di loro. La scelta include quindi una buona ricercatezza nei dettagli ed una fotografia "al neon" che esalta gli aspetti degli anni '80 immediatamente riconoscibili da chi vi è nato, e che sono oggetto di un importante revival durante questa fine di decennio, basti pensare a quante altre produzioni cinematografiche e televisive si stanno concentrando a riportarci a quegli anni incoscienti e gravi. Il livello tecnico di questo film è quindi davvero soddisfacente, perché oltre al ritmo incalzante delle scene d'azione si può apprezzare la scelta delle luci, che con l'alternanza di sfumature fredde o calde illuminano l'interiorità dei personaggi nei loro volti. E poi (come già accennato) vi sono continui e piacevoli rimandi alla cultura pop e cinefila, come la scena ambientata nel cinema di Alexander Platz durante la proiezione di Stalker di Andrej Tarkovskij (film che spero presto di recuperare). La vera pecca di Atomica Bionda è perciò la sua trama confusa, con poca sostanza, ed il fatto che forse può essere considerata di importanza secondaria rispetto ai restanti ingredienti dello spettacolo: se si prova a seguirla seriamente si finisce infatti per confondersi a causa dei continui doppi e tripli giochi, sospetti e contro-sospetti. D'altronde il tutto ruota intorno alla "solita" lista di agenti segreti rubata e sa di già visto, ma non ci si dilunga, la storia sembra un pretesto necessario per poi poter passare al combattimento successivo. E quindi in definitiva abbiamo una tostissima protagonista e ottime scelte in termini di ambientazione, atmosfere e corredo musicale, il che è molto evocativo ma si resta comunque ad un livello superficiale: una bella vetrina illuminata al neon in cui esporre elaborate scene d'azione seppur di qualità. La sintesi di pro e contro è un po' di sano intrattenimento stiloso e a tutto volume.
Perciò se vi sono piaciuti i due capitoli cinematografici di John Wick con Keanu Reeves, apprezzerete di sicuro questo film, un film teso e violento, perfettamente ed accuratamente ambientato, girato con gran perizia soprattutto nelle sue concitate scene action, sopra le righe, certo, esagerate, vero, ma anche plausibili, realistiche, necessarie a riuscire a farsi prendere sul serio da parte del pubblico, ma pure non eccessivamente, una volta che la connotazione geografica e socio-politica è definita e rappresentata come sfondo accurato e ben delineato. Ma pure un film in grado di non tergiversare con eccessivo glamour, sapendo risultare incisivo quando è il caso di esserlo, giocando ironicamente col sangue che schizza e spruzza persino l'obiettivo della camera in corso di ripresa, e in grado di non tirarsi indietro quando l'erotismo vero coinvolge due donne bellissime impegnate in alcune calde scene di sesso saffico, l'unico presente nel film, come a suggellare il definitivo tramonto degli schemi imposti, non solo tra Est ed Ovest, ma anche all'interno di regole sessuali davvero troppo. E quindi per questo in verità, secondo me, per l'impostazione action data al film, non occorreva una sceneggiatura particolarmente elaborata, cosa che è stata fatta invece, generando più di un momento di confusione. Va bene comunque anche così, il film rimane godibilissimo, un film, un prodotto di puro intrattenimento che riesce pienamente nel suo scopo. Se infatti cercate un film di puro intrattenimento Atomica Bionda è ciò che fa per voi, perché in un'epoca in cui il cinema di genere sta miracolosamente riprendendo piede questa pellicola riesce a svettare discretamente alta, dimostrando ancora una volta che anche l'opera più commerciale può essere considerata grande cinema e, per sottolinearlo, David Leitch decide non a caso di far combattere la sua protagonista con un manipolo di ceffi del KGB davanti ad uno schermo su cui viene proiettato grande cinema (così, tanto per essere chiari). E in tal senso, ora più che mai sono curioso di vedere cosa ne farà questo incredibile regista del franchise di Deadpool, di cui ha preso le redini per il secondo episodio, episodio che si prospetta scoppiettante più di questo film, un film certamente non perfetto, non eccezionale ma incredibilmente riuscito perché affascinante, avvincente e innovativo, e quindi imperdibile. Voto: 7+