mercoledì 12 giugno 2019

Valerian e la città dei mille pianeti (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2018 Qui - Fantascienza avventurosa, colorata, divertente, questo è Valerian e la Città dei mille pianeti (Valérian et la Cité des mille planètes), film del 2017 scritto e diretto da Luc Besson. Quest'ultimo infatti, a ventuno anni da Il Quinto Elemento, torna alla regia di una space opera prendendo spunto da un caro ricordo d'infanzia, il fumetto Valérian et Laureline ideato dallo scrittore Pierre Christin e il disegnatore Jean-Claude Mézières nel 1967, lo fa con 197 milioni di euro di incentivi, budget più alto della storia del cinema francese, con l'obiettivo di creare un prodotto che possa davvero segnare una generazione, e in parte ci riesce. E in tal senso obiettivo ambizioso, quello di Besson, nell'andare a creare un moderno Star Wars. Dopotutto il film è ambientato nel futuro e nello spazio, e racconta di due agenti del governo di Alpha, Valerian e Laureline appunto, che vengono incaricati di stroncare ogni pericolo per quella che era una semplice base orbitante terrestre e che è diventata l'esempio gigantesco di convivenza tra migliaia di esseri differenti tra di loro (e davvero è molto efficace il racconto visivo iniziale di come sia accaduto tutto questo). Ma quando vengono incaricati di svolgere una missione alquanto strana e rischiosa, capiscono che su Alpha c'è molto di più di quello che loro stessi pensavano, e che quindi toccherà a loro scongiurare una fratricida guerra. Peccato che, come negli ultimi Star Wars, seppur dal punto di vista puramente visivo, Valerian e la Città dei Mille Pianeti è uno spettacolo per gli occhi (la sequenza della nascita di Alpha, con la colonna sonora di Space Oddity di David Bowie è fantastica), Alpha, ed in generale tutto il film, sono infatti spettacolari, grazie ad un accorto ed appassionato uso di ogni tecnologia disponibile, dal punto di vista narrativo (e non solo) lasci parecchio a desiderare. Quest'ultimo difatti, nonostante le vicende singolarmente non siano poi neanche tanto male, soffre dello sgangherato motore che lo muove, o almeno parte di esso.
Mentre si assiste ad un qualche progresso in campo recitativo da parte della sempre più poliedrica Cara Delevingne, lo stesso non si può dire per Dane DeHaan. Calato nell'improbabile parte dell'agente spavaldo e sciupafemmine, finisce per trovarsi in un ruolo che non lo rispecchia minimamente, in quanto palesemente privo del physique du role nonché della presenza scenica e attoriale per ricoprire un ruolo simile (un velo pietoso è infine stendibile sulle non pervenute doti recitative). Benché costruito come un film maturo e dai presupposti adulti Valerian, con i suoi protagonisti, decide di rivolgersi invece ad una platea ben più acerba. Non mancano il coinvolgimento, i ritmi e il dinamismo, ma ci si accorge ben presto di come il film rappresenti un ibrido che, nella sua parte meno adulta, risulta mal riuscito. Valerian è un film d'impatto e lo stesso potrebbe dirsi per le sue vicende. Se le fila delle stesse sono però svogliatamente trainate da una coppia stereotipata, mossa da una storia d'amore "tira e molla" di bassa lega, è inevitabile assistere a risvolti deludenti sul piano della narrazione e della caratterizzazione dei personaggi (le cui "appassionanti" storie non possono emozionare un pubblico di età superiore ai tredici-quattordici anni). E tuttavia, malgrado la tempesta torrenziale di critiche abbattutasi su Valerian (e nonostante i difetti), non si può non apprezzare parte dell'opera di Besson. Perché certo, Valerian è una pura e semplice storia (forse troppo) di fantascienza, avvincente nel suo svolgersi, dotata di numerose scene d'azione e da personaggi perfettamente divisi tra buoni e cattivi e, pertanto, poco originale nel suo svolgersi complessivamente, ma quello che rende apprezzabile l'intera pellicola è il modo con cui Besson dopo, moltissimi anni (anni in cui il suo progetto ha dovuto aspettare il tempo giusto) è riuscito a realizzarla ricorrendo alle più innovate e strabilianti tecniche del computer e riuscendo così a creare degli effetti scenici mirabolanti, molto colorati ed in continua mutazione e succedersi.
E perciò strutturato così, il film si discosta dalla banalità ed acquista una sua particolare personalità. In tal senso, perfezionista ed amante com'è del bello, il regista Besson non poteva poi che non scegliere come protagonisti principali due begli attori giovani, seppur oltre alla supermodella britannica (dotata di molto appeal), una menzione particolare la merita soprattutto la (sensuale) cantante Rihanna che in un'accattivante scena di lap dance, vale di per sé tutto il film, dà il meglio di sé. E tuttavia, proprio per colpa del background del regista (anche se personalmente sono più gli alti che i bassi, non ultimo il sorprendente Lucy) e della passione per l'opera originale, fa sì che il suo volere dare una vita su pellicola a Valerian et Laureline lo porti ad arricchire il film di tanti, troppi temi, che si sovrappongono al punto di introdurre lunghe sessioni di pesanti dialoghi che spezzano in modo inadatto il ritmo del film. In Valerian e la Città dei Mille Pianeti il regista infatti lasci che sia più l'appassionato a guidare il regista, che non il regista a controllare l'appassionato. Difatti il film non ha abbastanza magnetismo (in tal senso l'unico modo di vedere la pellicola è quello di lasciarsi trasportare dal film senza farsi troppe domande, gustandosi i panorami marini di un pianeta dalla perenne estate tropicale, i cui abitanti vivono beatamente, almeno finché i soliti litigiosi terrestri non riescono a rovinare tutto), vuole raccontare troppo senza focalizzarsi su un qualcosa di preciso, resta nebuloso e non approfondisce, vuole stupire la vista (l'amore di Besson porta infatti ad una certa ridondanza, a indugiare in molti momenti per cercare di riempirci di sense of wonder) ma non riesce a toccare l'anima con qualcosa di particolare. Inoltre, la presenza di camei di tutto rispetto (da Ethan Hawke a Herbie Hancock fino al leggendario Rutger Hauer) non riescono a dare al film una maggior profondità. Eppure, se si superano questi piccoli momenti di pausa, ecco che il ritmo dell'azione, la magnificenza degli scenari e il colorito campionario di creature e ambienti alieni, dà a chi ama la fantascienza avventurosa quanto necessario per divertirsi.
Difatti lo (straordinario) spettacolo visivo riesce incredibilmente a compensare. Certo, a tanta formale magnificenza, Valerian non riesce ad accoppiare una uguale eccellenza nel contenuto, anzi, è proprio su questo punto che il film sembra tenere un'andatura claudicante che pregiudica sfortunatamente il risultato finale, forse perché memore delle sue ultime infelici prove dovute anche a trame troppo inutilmente ardite, Besson gioca stavolta al risparmio, scrivendo una sceneggiatura esile che si limita ad essere quasi solo un canovaccio da seguire per avere una buona scusa per mostrare altri luoghi e altre razze aliene, ma almeno i soldi se non ben spesi vengono sicuramente ben sfruttati. Il lussureggiante pianeta Mul, l'affascinante complessità della stazione spaziale Alpha, la fluidità della motion capture, la vividezza dei colori, la varietà dei costumi, la costruzione degli interni regalano allo spettatore scene meravigliose che fanno intonare inni di lode al gusto estetico del regista francese e restituiscono l'essenza antica del cinema come creatore di sogni. Le decine e decine di razze aliene, ognuna diversa, ma tutte ugualmente credibili nella loro multiforme varietà ed ognuna con una propria peculiarità sono forse il più riconoscente omaggio ai creatori del fumetto che vedono qui probabilmente prendere corpo le proprie invenzioni su carta. Ad esse si associano una panoplia di rimandi ai classici del genere sci-fi come (per citarne solo una tra tante) i K-Tron che ricordano il maestoso robot di Ultimatum alla Terra. Una convincente dimostrazione di quanto spettacolare possa essere lasciare la fantasia al potere. Va bene che a pagarne le conseguenze è soprattutto la caratterizzazione dei personaggi principali, che viene lasciata intuire dai loro comportamenti e dai brevi dialoghi che intervallano le scene d'azione come puntini sospensivi, va bene che nell'eccellere nella forma si zoppica nel contenuto, contenuto contenente l'assenza di uno script solido e una direzione attoriale non sicura, ma questo senza essere un capolavoro, è un film divertente che mantiene la promessa di intrattenere senza essere totalmente disimpegnato.
Perché certo, Valerian e la città dei mille pianeti è un film chiaramente indirizzato ad un pubblico di teenager, inflazionato da tematiche e citazioni care agli amanti della fantascienza ma non completamente dedicato a loro. Certo, non tutti apprezzeranno in primo luogo la componente romantica da ragazzini, con continuo battibecco tra i due protagonisti, oppure l'utilizzo di una colonna sonora (comunque bella ma) poco avvezza al genere Sci-Fi, e di certo il clima da fiaba Disney non aiuterà chi vuole da questo genere una lunga introspezione con i personaggi e l'assorbimento di negatività sullo schifo del mondo, ma pur con tutti i suoi difetti e limiti, questo film merita di essere visto (anche perché l'emotività di Besson trapela, il suo gusto e il suo amore per i personaggi non svanisce), a patto che lo spettatore non si aspetti un film dalla trama intensa ma semplicemente chieda un'evasione dalla quotidianità, in questo caso, Valerian e Laureline saranno degli ottimi compagni di viaggio. E non importa se quest'ultimi (come già detto nonostante il talento non convince pienamente Dane DeHaan, il suo fisico e il suo gatto nero sulla testa risultano fuori contesto, mentre nonostante come attrice abbia ancora molto da migliorare, vedasi o meglio di no Suicide Squad, Cara Delevingne sembra aver un miglior apporto alla pellicola del suo collega, arrivando a riempire la scena in alcuni momenti), come tutti gli altri protagonisti (compreso Clive Owena cui sarebbe affidato il ruolo di villain, ma che non è giudicabile giacché resta in pratica fuori dai giochi quasi subito senza poter chiarire i suoi perché o che sia spiegato quale fosse il suo piano), non esprimano un gran talento recitativo (tanto che alla fine a convincere maggiormente non sono gli attori in carne e ossa, ma quelli realizzati col supporto della motion capture o costruiti ex novo dalla CGI, tra questi, complice la felice idea di una pelle sotto cui scorrono letteralmente le emozioni, sono in particolare i Pearls a guadagnare la palma d'oro per la migliore interpretazione, mentre ai tre simil, paperi parlanti e agli ottusi Bulan Bator, sono affidati i migliori momenti comici), perché in ultima analisi questa pellicola (capace di conquistare gli spettatori che hanno ancora voglia di sognare senza doversi completamente specchiare nella realtà e realismo del quotidiano), che sì, è soprattutto un'opera cinematografica che merita di essere vista appunto per i suoi sofisticati e molteplici effetti speciali che non per altro, concede una visione piacevole a tutti. In tal senso peccato che questo film sia stato barbaramente snobbato all'estero e immeritatamente catechizzato in Italia, perché il divertimento non manca. Voto: 6