giovedì 2 maggio 2019

Come ti ammazzo il bodyguard (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/09/2018 Qui - La trama di Come ti ammazzo il bodyguard (The Hitman's Bodyguard), film del 2017 diretto da Patrick Hughes, si rivela misera, ma viene sorretta da uno spettacolo pirotecnico che pesca a piene mani dai thriller Buddy-movie degli anni '90. Com'è facile intuire infatti, il tutto riconduce a uno stile simile a quello di Arma Letale o anche a Die Hard 3, che vedeva lo stesso Samuel L. Jackson (qui protagonista indiscusso) affiancare Bruce Willis. In questo senso, il film non tradisce le attese: ci sono talpe infiltrate nei ranghi della polizia, siparietti comici, scene d'azione a suon di musica e continui cambi di location in giro per il mondo. Come ti ammazzo il bodyguard difatti, un film d'azione divertente e leggero al contempo, un action movie on the road basato principalmente sull'intesa tra i due protagonisti, che non si risparmiano battute al vetriolo e colpi bassi, per arrivare poi a una sorta di alleanza e amicizia non convenzionale, svolge bene il suo lavoro, diverte e intrattiene il pubblico, anche se con tante, forse troppe, scene d'azione. E in tal senso seppur Come ti ammazzo il bodyguard (la fantasia dei titolisti italiani non ha limite, ormai comincio a volergli bene, sono chiaramente persone con problemi) percorra tutte le tappe previste dai film di genere (con una sceneggiatura fin troppo lineare e prevedibile che racconta della classica coppia che scoppia che deve raggiungere, tra inseguimenti e sparatorie, il Tribunale dell'Aia per testimoniare in sfavore di uno spietato dittatore), e senza oltretutto brillare in alcunché, alcuni spunti interessanti lo fanno apprezzare. In primis la contrapposizione tra Bryce, guardia del corpo i cui clienti sono perlopiù criminali, e Kincaid, un killer con una sua morale che accetta solo lavori in cui il bersaglio sia un criminale, ma sopratutto la sua sfrontata voglia di non prendersi mai sul serio (in tal senso il poster che cerca di scimmiottare, a tratti, Guardia del Corpo del 1992 con Kevin Costner e Whitney Houston, conferma la leggerezza del film), che è la carta vincente di una pellicola altrimenti destinata a farsi dimenticare appena conclusa.

E quindi la suddetta riesce nell'impresa di portare a casa il risultato, anche con l'aiuto dei coprotagonisti: in primis Salma Hayek, che impersona (magnificamente) la moglie incarcerata di Kincaid, ma ancora più feroce del marito e comunque capace di tenere testa a tutto l'Interpol. Quindi Gary Oldman, ormai talmente calato nei ruoli da efferato criminale, da incutere veramente una certa inquietudine anche nello spettatore. Ma la palma va sicuramente a Samuel L. Jackson (che in realtà non si impegna nemmeno e fa quello che in film di questo tipo gli riesce benissimo sempre, il figlio di put) e alla sua disincantata ironia, capace di fare il simpatico che parla italiano in un autobus di suore, di rimettere a posto tutti con le armi e pure con la lingua, anche il bodyguard (un Ryan Reynolds, che sembra qui ricordare il suo personaggio più conosciuto, l'atipico supereroe Deadpool e che regge decorosamente il confronto) che vanta il fatto di essere uno che protegge, al contrario dell'altro che uccide: "Tutto sta a vedere chi sono quelli che proteggi tu e quelli che uccido io". Eccessivamente lungo, invece, il minutaggio: quasi due ore per un film contenutisticamente povero affaticano lo spettatore, e alcune sequenze sono davvero "interminabili", lo stesso dicasi per le sequenze di azione che abbondando, risultando ridondanti in molte occasioni. Ma tolti questi difetti, il film svolge il proprio lavoro come può, giocando al meglio ogni carta in suo possesso. In tal senso se visto nel momento giusto il film può essere per chiunque una pellicola godibile e leggera, una pellicola che non prendendosi troppo sul serio riesce a divertire, seppur non entusiasmare. Voto: 6