Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/08/2018 Qui - Cosa può succedere quando si ha la possibilità di rivivere la stessa giornata più e più volte? Forse, di riuscire a cambiare qualcosa o, per lo meno, di modificarlo affinché il "non risolto" od il "risolto male" venga cancellato definitivamente, ed è ciò che succede alla protagonista adolescente del film Prima di Domani (Before I Fall), film statunitense del 2017 diretto da Ry Russo-Young e adattamento del romanzo E finalmente ti dirò addio (Before I Fall) di Lauren Oliver. Apparentemente è quindi il classico teen drama (sebbene sia stato definito una commedia dark teen), d'altronde il film segue le vicende di quattro ragazze del liceo (Zoey Deutch, Halston Sage, Medalion Rahimi e Cynthy Wu), le vicende delle classiche belle ragazze (popolari tra i coetanei al pari di quanto sono invidiate) con i loro (in parte) futili problemi, fatto che fa perciò pensare a un film superficiale, e invece Prima di Domani, è un film tutt'altro che banale, tutt'altro che già visto. Perché anche se il film affronta la tematica già più volte espressa in precedenti ed innumerevoli pellicole (Ricomincio da Capo per citarne una), quella, appunto, di rivivere molteplici volte lo stesso identico giorno, esso risulta però ben fatto e con un argomento "didascalico" interessante. Giacché a differenza di altri, il film, che ha un intento spiccatamente moraleggiante e educativo, volto prevalentemente ad un pubblico di ragazzi, che fa proprio il motto "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo", ha il merito d'essere un film meno banale dell'apparenza, perché in grado di trasportarci da osservatori a partecipanti di una realtà che è costantemente sotto i nostri occhi, facendoci capire come spesso le più piccole gocce creino le più grandi onde, dopotutto questo racconto formativo prova a teorizzare gli esiti di quel potere che tutti abbiamo sognato, vale a dire tornare indietro e correggere gli sbilenchi errori adolescenziali, i torti dati e ricevuti, i gesti evaporati e le parole non dette, solo che per la protagonista Sam (la promettentissima classe '94 Zoey Deutch, che tuttavia ben utilizzata fu in Tutti vogliono qualcosa, ma male in Proprio lui? e ancora prima nel pessimo Nonno Scatenato) l'opportunità è collateralmente una trappola senza fine che non fa altro che ribadire l'ineluttabilità di male e morte.
Non a caso l'escamotage del loop temporale è fatto, per ricordarci che, al contrario, il tempo non è infinito e quanto si fa oggi è importante, in alcuni casi per sempre. Certo, il coinvolgimento emotivo è direttamente proporzionale alla vicinanza (anagrafica ed empatica) con il mondo adolescenziale (d'altronde trattandosi di giovani viene affrontato anche il tema del bullismo, peraltro qui ben espresso ed ovviamente condannato dalla regista), ma Prima di Domani, non sbrodolando nell'eccesso retorico e non offendendo il QI, e soprattutto grazie all'ammiccante regia e a una fotografia da film di paura, si rivela un'opera interessante e piacevole allo stesso tempo, seppure leggera in quanto in maniera affatto pedante induce il pubblico, per lo più dei giovani ai quali è indirizzato, a riflettere ed eventualmente a modificare di conseguenza determinati atteggiamenti nei confronti del prossimo. Anche perché nonostante un inizio tutto sommato banale, il film scorre sempre bene grazie anche ad una regia molto abile a saper diversificare le varie fasi del film. Abilità non da tutti se pensiamo che il film ripropone più o meno le scene di un giorno rivissuto un'infinità di volte (cambiando infatti inquadratura o interpretando il cambio di prospettiva con cui Sam guardava la cosa, la regista riesce a non annoiare). Si intravede poi il senso del film. Un film che appassiona. D'accordo che si tratta di una morale semplice, di un'amalgama di buoni propositi talmente semplici da risultare quasi puerili, ma il film ti prende, coinvolge, si guarda con curiosità e ti lascia mille interrogativi sulla vita, su come alcune scelte possono cambiartela per sempre e non ti è data una seconda possibilità (a qualcuno parrebbe di sì). In ultimo la recitazione discreta, la sceneggiatura elementare ma convincente, e il finale, che non è giusto svelare e che mi ha soddisfatto perché la narrazione non ha seguito la strada più ovvia e rassicurante, fanno il resto, a rendere questo film, un film forse troppo per ragazzi ma che tuttavia, anche se in maniera un po' melensa e zuccherosa, fa riflettere (toccando le corde giuste, cosa non da poco di questi tempi), né brutto né scontato, ma emozionante e interessante. E comunque non un capolavoro, ma neppure tempo perso. Voto: 6,5