giovedì 4 luglio 2019

Cold Skin (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2019 Qui - Cold Skin (Thriller, Spagna, Francia, 2017): Pecca di un'ambiguità iniziale dello script, ricompensata, solo in parte, dalla suggestiva location d'epoca e non solo, con le splendide location delle Canarie. La storia, anche da un punto di vista cinematografico, ha molti spunti affascinanti. Tuttavia, il film si muove su un binario drammaturgico che finisce per diventare scontato. La sceneggiatura, infatti, non offre svolte significative, anzi si adagia sul lavoro immaginifico della fotografia, accontentandosi di devolvere l'insieme della resa al finale, peraltro abbozzato. Certo, ben interpretato, ambientato e girato: ma tutto questo contribuisce a rendere più evidente lo spreco. Per una storia ed una pellicola (diretta da Xavier Gens, che a parte Frontier(s) non si fa ricordare per altro) sconclusionata (non si capisce cosa vogliono e perché) e di difficile sopportazione, con uno sviluppo modesto e più prossimo al genere fantastico (o fiabesco, molto simile a The Shape of Water, accostamento che però va preso alla leggera, differenza sostanziale). Comunque, ambientato nel 1914, la trama ha come protagonista Friend. Non sappiamo cos'è successo, quale sia il suo passato, e ciò indebolisce il potenziale di empatia verso il personaggio interpretato da David Oakes (quello di Victoria la serie). Da spettatore, lo conosciamo come un giovane, in fuga da un qualcosa di oscuro, determinato a prendersi un anno sabbatico dalla cosiddetta società "civilizzata". Su un'isola, apparentemente disabitata, nel sud dell'Atlantico, Friend accetta l'impiego di osservatore meteorologico. In realtà, l'isola ha un altro ospite, un certo Gruner (Ray Stevenson), un anziano guardiano del faro, diventato pazzo dagli anni di solitudine. Gruner vive con una misteriosa creatura anfibia. È Aneris (Aura Garrido), una sorta di sirena, resa brutalmente schiava dal guardiano (immaginate bene). Il suo canto disperato richiama di notte i suoi simili: sembrano creature mostruose, la pelle fredda, il sangue blu, che Friend e Gruner combattono di notte, come disperati soldati di trincea. Tuttavia, dietro la minaccia dei mostri, c'è la ciclica malvagità del comportamento umano. Una natura maligna e recidiva, suggerisce il film, esacerbata dagli orrori della Prima guerra mondiale. I significati evidenti (annegati nel buonismo più prevedibile) oscillano così dalla denuncia della prepotenza colonialista alla contraddizione delle teorie darwiniste. Ma dopo mezz'ora di visione diventa impossibile immedesimarsi nella situazione, con queste creature (denominate facce di rospo) dalla pelle ghiacciata (da cui il titolo) e il cuore caldo portate sullo schermo senza la minima atmosfera. Qualche poco riuscito effetto in CGI (le scene con creature in massa) e una colonna sonora che concilia il sonno (le musiche non la fanno da padrone e rimangono un po' sottotono) però, proprio non aiutano a risollevare le sorti di un film mediocre, un film allettante all'inizio, deludente alla fine. Da manicomio il sottotitolo italiano: La creatura di Atlantide. Chi lo ha scelto, non ha certamente visto il film. E, in parte, lo si può capire. Voto: 5+