domenica 5 maggio 2019

La principessa Mononoke (1997)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/10/2018 Qui - Se devo essere sincero, dopo aver letto diverse recensioni e diversi giudizi stra positivi, mi aspettavo qualcosa di eccezionale. Non dico certo che il film mi abbia deluso, ma mi aspettavo di più da La principessa Mononoke, uno dei film (del 1997) più famosi dello Studio Ghibli e diretto dal grande Hayao Miyazaki. Tralasciando di riassumere la trama, credo nota a buona parte degli appassionati di animazione (una trama che comunque non sembra nulla di così innovativo o originale), in esso si riscontrano alcuni temi cari alla casa di produzione, ossia il rispetto per la natura, l'amicizia e l'ammirazione per la saggezza dei più anziani, e quelli ancora più cari all'autore, così tanto cari che il film nella sua interezza pare quasi una "bella copia" di Nausicaa della valle del vento. Tuttavia il modo in cui vengono affrontati i temi della natura e della vita umana e animale è abbastanza apprezzabile. Infatti i disegni e le animazioni sono davvero superlativi, perché gli ambienti, i fondali e le bestie sono colorati e animati in un mix splendido, così come splendida è la colonna sonora, e anche la sceneggiatura non è da meno (non male inoltre è anche il doppiaggio italiano). La storia parte velocemente, però dopo diventa, magari a tratti, un po' lenta, anche se ciò non dispiace troppo (anche perché non mancano momenti densi di atmosfera e poesia). In ogni caso, il principe protagonista della vicenda, Ashitaka, è il classico eroe che cerca di mettere d'accordo tutti e che, lasciato il suo villaggio, cresce lontano da esso e trova l'amore. Il titolo del film però è rivolto alla protagonista, ossia San la principessa Mononoke, che a mio avviso risalta poco a dispetto di ciò che si possa pensare prima della visione. Allevata nel mondo animale, rifiuta ogni contatto umano fino a quando incontra Ashitaka. Se devo decretare il vero protagonista del film lo è il Dio Cervo che può dare e togliere la vita. Entrambe le sue sembianze, quella diurna e quella notturna, richiamano alla mitologia cino-giapponese. Assume un volto umano durante le ore diurne, ossia quando splende il sole che simboleggia la vita, durante le ore notturne è un gigantesco youkai, ossia un fantasma, che cammina nella notte. Questo duplice aspetto, quello diurno e quello notturno, stanno a richiamare la sua duplice capacità di dare la vita e di toglierla. In definitiva è la rappresentazione della natura stessa.
Personaggio controverso è Lady Eboshi. Il suo comportamento spiazza lo spettatore poiché appare subito ambiziosa e ambigua e allo stesso tempo capace di generosità e umanità. Ella non si fa scrupoli ad uccidere ma lo fa per proteggere ciò che ama, ossia le donne che è riuscita a riscattare dalle prepotenze ed abusi dei loro padroni, e i lebbrosi trattati con disprezzo e circospezione. Alla fine prende l'importante decisione che si può amare senza scendere a compromessi. Niente da aggiungere su Jigo, il classico cattivo che serve solo per far girare nel verso giusto tutta la vicenda. Riguardo gli animali che incontreremo, lupi, cinghiali e scimmie, rappresentano ognuno un diverso tipo di carattere: saggezza e coraggio nei lupi, istintività e rancore nei cinghiali, vigliaccheria e meschinità nelle scimmie. Per il comparto grafico e animato, il character design è molto buono e gradevole, le animazioni fluide e rendono molto bene le scene di battaglia, sia i combattimenti degli esseri umani che degli animali, anche se a volte sono presenti scene alquanto violente, che personalmente ritengo stonino un po' con l'atmosfera che si viene a creare, perché non sono certo il tipo che rifugge la violenza, anzi, tuttavia penso che qualche braccio e testa tagliati di troppo gli autori potevano risparmiarseli, ma questa può essere benissimo anche solo una mia impressione. I personaggi sono caratterizzati in maniera molto pregevole, sopratutto qualche animale come la madre dei lupi o il re dei cinghiali, ma anche l'antagonista della principessa Mononoke e la stessa principessa, anche se quest'ultima lo è in maniera un po' superficiale per me, ed è un peccato perché come personaggio dava spunti molto interessanti per un possibile sviluppo più approfondito. Non granché invece il protagonista Ashitaka: davvero piatto e poco originale, salvo nelle scene d'azione dove dimostra un po' di personalità. Non c'è quindi un motivo preciso per cui non abbia apprezzato appieno questo film, ma credo che la ragione principale risieda nel fatto che la regia si sarebbe potuta soffermare per più tempo su alcune scene (in particolare il finale, che ho trovato un po' sbrigativo) invece che su altre su cui si poteva sorvolare o comunque abbreviare leggermente. E tuttavia si tratta di un film, film che recentemente è tornato anche al cinema con una nuova edizione, decisamente sopra la media e che riesce a trasmettere non poche emozioni. E per questo forse che, seppur non sia un capolavoro (e non certo quel prodotto eccezionale tanto decantato, anche perché La Principessa Mononoke vince in molti dei suoi aspetti, senza rimanere però esente dai suoi difetti, vittima dei suoi stereotipi), è però sicuramente un bellissimo film che, nonostante le detonazioni di qualità mal sfruttate o sfruttate in maniera insufficiente, vale la pena di vedere, poiché non si fa dimenticare facilmente, anche se rispetto a tanti altri dello Studio è inferiore e onestamente meno coinvolgente. Voto: 7