lunedì 31 gennaio 2022

The Abyss (1989)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Il film, tra quelli di James Cameron, che si ricorda per la travagliata realizzazione ed il costo spropositato. Il risultato è sicuramente maestoso, di grande impatto e con, addirittura, un messaggio di pace. In alcuni momenti un po' difficile da seguire, ma questo non toglie nulla all'esito finale. La visione richiede infatti pazienza, ma gratifica. In questo caso però, la versione che ho visto è quella della director's cut, 2 ore e 40 minuti, che non avevo (ancora) mai visto, che tuttavia non mi ha pienamente convinto, lo ricordavo diverso, ma sempre grande film rimane. "Incontri acquatici del terzo tipo", con una prima parte suggestivamente venata di horror (il sottomarino russo pieno di cadaveri, le luci misteriose), una lunga parte centrale d'azione avvincente e con sequenze ad alta tensione come quella dell'annegamento, un epilogo meno convincente all'insegna del "volemose bene". A tal proposito, forse un pò troppo svenevole in alcuni frangenti ma molto ben diretto da James Cameron, che realizza un film sfruttando quella che è una delle sue grandi passioni, gli abissi oceanici, e realizzando un film che servirà come prova generale per i futuri che aveva intenzione di girare in seguito, sperimenterà difatti le tecniche di ripresa acquatica per Titanic e realizzerà uno dei primi tentativi di animare al computer dei liquidi, difatti col senno di poi è impossibile non paragonare l'alieno liquido che si vede in questo film col più famoso T_1000 di Terminator 2 (vinse l'Oscar per gli effetti speciali non per caso). Lo fa senza tralasciare nulla (belle anche le scenografie), seppur esagerando un pò in alcune sequenze, ma ormai è risaputo, ad esempio la battaglia coi piccoli sottomarini se la poteva risparmiare. Poi l'amore che trionfa sempre anche sulla morte è troppo scontato e stucchevole. Detto questo la regia è ottima, il cast è molto valido (anche se troppo carico Michael Biehn paranoico, bene Mary Elizabeth Mastrantonio donna tosta, eccellente come al solito Ed Harris) e la storia è abbastanza bella (emozionante alla fine, l'incontro e non solo), anche se non proprio memorabile. Un film spesso "tralasciato" quando si parla di James Cameron che merita di essere riscoperto. Voto: 7

E noi come stronzi rimanemmo a guardare (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - A Pif non manca certo l'ambizione (vedasi Momenti di trascurabile felicità) e pur rifacendosi a modelli riconoscibili come Lei (Her) e simili, questo film contiene delle buone intuizioni, però sovraccaricando di tematiche che in certi aspetti rimangono abbastanza schematiche. Il concetto stesso di lavoro declinato a schiavitù legalizzata, come di schiavitù è l'atteggiamento collettivo di farci influenzare le nostre esistenze da applicazioni e like. E tutto questo con il nostro permesso e proprio per questo il titolo del film è pienamente indovinato (bene gli attori). Non tragga in inganno il tono da commedia del film, la storia lascia un senso profondo di solitudine e disperazione che il finale, affatto consolatorio, fa trasparire. Meno compatto delle sue opere precedenti, certamente non un film banale, a mio parere. Al netto di un didascalismo superfluo e qualche sbavatura, il film diverte e fa riflettere, risultando una sorta di Black Mirror all'italiana. Ritmo abbastanza fluido, per una visione gradevole e senza grossi affanni. Voto: 6+

Dune (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Avevo aspettative alte viste le recensioni, l'hype generali e il resto (avendo io visto il deludente Dune di David Lynch e confidando nel bravissimo Denis Villeneuve una migliore resa), sono rimasto non deluso ma un po' perplesso. Il regista dell'ottimo Blade Runner 2049 riesce in questo: una grande resa estetica (contemplativa e avvolgente) irrobustita da una gestione del sonoro che lascia attoniti (lo score di Hans Zimmer, in tal senso, è davvero evocativo). Quello che mi ha convinto meno sono la messa in scena, un po' troppo cupa, certe scene d'azione un po' strane girate con approssimazione, non è facile entrare in quel mondo, talvolta la pellicola manca di profondità, ho avuto l'impressione che il tutto (attori compresi) fosse a servizio dello spettacolo, dello sfarzo, del fare colpo a tutti i costi. Stessa fedeltà al romanzo (di Frank Herbert) ma film di opposta natura: debordante ed eccessivo quello di Lynch, essenziale e quasi ascetico questo, il cui rigore si riflette nelle forme degli edifici e delle macchine, nei costumi e soprattutto nella palette quasi monocromatica della fotografia. Il risultato è visivamente appagante ma il racconto stenta ad appassionare. Rimane comunque un buon prodotto, maestoso ed epico a suo modo, anche se alla fine mi ha lasciato un senso di vago ed incompiuto, dopotutto s'interrompe proprio sul più bello, il che è giustificato dal fatto che questa è la prima parte (e per fortuna la seconda parte verrà prodotta), ma ne ho ugualmente risentito. Nel confronto col Dune degli anni '80 (invecchiato male), questo è sicuramente una spanna sopra, con la prima trasposizione che paradossalmente aveva il pregio di finire già, completando tutto il percorso. Bello ma non bellissimo, mi aspettavo di più. Voto: 7

Fast & Furious 9 - The Fast Saga (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Come un cartone animato, chi conosce il brand lo sa bene ed è abituato alle scene impossibili e contro ogni legge fisica, svuotato ormai da quello che doveva essere lo spirito originale la serie è votata a ogni capitolo solo a strabiliare sempre più con scene assurde, esplosioni ed esagerazioni di ogni tipo, come dice la Michelle Rodriguez al termine di una delle scene più pazze: "Questa mi è nuova!". Ad ogni modo a sto giro, tra macchine che vanno nello spazio e personaggi che resuscitano, questo forse è il peggior capitolo della saga, esageratamente e ingiustificatamente lungo, orfano della coppia Hobbs&Shaw che avevano dato una ventata di freschezza al franchise (e pure uno spin-off) oltre a dare più ironia cosa che in questo film manca del tutto con dialoghi logorroici e stucchevoli. Si viaggia per inerzia e si arriva sfiniti con l'unica certezza, continua (malauguratamente). Voto: 4,5

La nostra storia (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Un dramma familiare che svela una storia di coraggio e impegno sociale più forte della paura e della morte, sullo sfondo di una Medellín violenta e preda delle orribili contraddizioni interne che l'hanno agitata negli anni '70. Il dottor Abad Gómez si trasforma in una delle tante (troppe) vittime dell'ingiustizia e della mostruosità umana, un "uomo giusto" trasformato in un martire laico della scienza e del progresso, della lotta sociale contro le atrocità meschine che la vita troppo spesso infligge. Eppure, nonostante gli intenti nobili e la volontà di ricordare il passato più recente immortalandolo sul grande schermo, il film di Fernando Trueba finisce per risentire fin troppo di un'eredità letteraria di partenza che aleggia sulla sua resa, trasformando una narrazione per immagini in una trasposizione di parole drammatizzate, corpi e volti che incarnano memorie abbattendo (al contempo) il ritmo che sostiene e scandisce le coordinate spazio-temporali della settima arte, dilatandolo fino a far smarrire la concentrazione dello spettatore lungo il percorso tracciato dalla storia. Voto: 5,5

Lovely Boy (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Giovane musicista promettente affonda in un mare di droga, ce la farà a riemergere? Si rimane un po' sconcertati di fronte alla limitatezza di idee di questo film che (esclusa l'ambientazione moderna nel mondo della musica trap, che comunque aborro) racconta la solita storia col medesimo iter successo/dipendenza/recupero. Andrea Carpenzano fornisce di certo una convincente prova ma, a parte il classico messaggio incoraggiante sulla possibilità di uscire fuori dal tunnel in qualsiasi momento, viene da chiedersi cosa ci sia di veramente coinvolgente in una storia come tante. Regia (di Francesco Lettieri) che cerca di fare qualcosa e si appoggia in prevalenza ai suoni, ma non basta, anche perché questi (insieme ad insensate canzoni) irritano non poco. Voto: 4,5

Come pietra paziente (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - In mezzo al conflitto afghano una donna veglia sul marito in coma e ne approfitta per dirgli tutte le cose che da vivo non poteva riferirgli. Basato essenzialmente sul dialogo (o meglio, monologo) e sull'interpretazione della Golshifteh Farahani, è una storia per certi versi struggente ma anche tediosa. Non si fa remore nel toccare temi scabrosi e induce a ulteriori riflessioni su un tema, quello della condizione della donna musulmana, già ampiamente dibattuto. Quel che nel film (diretto da Atiq Rahimi) ho trovato scostante è la scelta di un racconto in forma di alternativo Kammerspiel che, pur sempre ben tenuto, in più frangenti rischia il manierismo piuttosto che l'evidentemente ricercato effetto straniante. Io di solito ho forti reticenze per questo tipo di cinema, preferisco vedere piuttosto che sentire, ma in questo senso è anche un film potente nella sua direzione psicologica, un po' patinato (involontariamente) nella delicatezza del confronto tra amore e desiderio. Troppo "invitante" nel suo amaro contesto. A conti fatti riuscito però risaputo, e decisamente non per tutti. Voto: 6

Possession - L'appartamento del diavolo (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Film che ricicla tutto il repertorio sulle case infestate (nel territorio di infestazioni demoniache in un vecchio appartamento sulla scia lunga di L'evocazione e Verónica, tra spiriti vendicativi e una famiglia in pericolo) ma che assolve al suo compito primario di spaventare dosando la tensione con abilità per lunghi tratti, salvo poi sbracare (come spesso accade) in dirittura d'arrivo. Gli spagnoli comunque questi film li sanno fare, e infatti abbiamo una cura formale ineccepibile e anche l'ambientazione anni '70 accresce il senso di inquietudine. Qualcosa si poteva tagliare (la figura del nonno è abbastanza ininfluente), qualcos'altro aggiungere (il "peccato" appena accennato), ma se non si è fissati con l'originalità la visione la merita. Voto: 5,5

Una storia senza nome (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Una storia che mette tanta (forse troppa) carne al fuoco, tra malavita, arte, politica e cinema, con non tanto velati riferimenti all'attualità italiana dell'ultimo trentennio e un clima generale di torbido mistero, sfumata dall'ironia della commedia nostrana. Interessante, ma la sceneggiatura non è molto calibrata e il film, pur meritevole di visione, soffre di una parte centrale troppo statica. Divisa tra gialletto e commedia, l'opera di Roberto Andò regge perlopiù grazie alla buona performance attoriale del nutrito parterre (in primis la bella Micaela Ramazzotti, non dimenticando Renato Carpentieri), ma pecca per il taglio televisivo che in taluni frangenti trasforma la pellicola in una banale fiction per la televisione. Alessandro Gassmann, pur nella sua bravura, fa Gassmann. Resta in ogni caso un film persuasivo nella descrizione della metamorfosi psicologica della protagonista. Una commedia dai toni sofisticati che mai trascendono nella volgarità, con qualche passaggio a vuoto, comunque superiore alla media delle italiche commedie di adesso. Voto: 6

The Dark and the Wicked (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Onestamente non mi ha detto niente questo film di Bryan Bertino, sceneggiatore di The Strangers: Prey at Night. Il cast fa il suo, l'atmosfera è abbastanza malsana ma, se devo essere sincero, non mi ha né preso né convinto così tanto da meritare la sufficienza. Sarà che ormai in ambito horror certe storie lasciano poco e si fanno dimenticare in fretta. Gli riconosco il merito di non essere il solito horrorino preconfezionato moderno tutto Jumpscare e mostroni in CGI, vorrebbe essere una pellicola più riflessiva e seria e quasi ci riesce, ma in sostanza quello che offre sono le solite cose di presenze maligne in un contesto isolato e bucolico. C'è qualche scena inquietante ed angosciante che a tratti lo porta a sembrare più un film drammatico che dell'orrore (e lo dico come complimento), ma di contro la sceneggiatura è lenta, quasi tutto quello che si vede è prevedibile, c'è del solito paradossale, molte cose come i personaggi di contorno vengono lasciate in sospeso senza alcuna spiegazione ed il finale poteva essere molto più incisivo. Volenteroso ma non del tutto riuscito. Voto: 5,5

The Father - Nulla è come sembra (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Una rappresentazione della demenza senile di devastante potenza, interpretata da un Anthony Hopkins assolutamente da Oscar (poi prontamente vinto), supportato da un cast a sua volta di grande bravura (su tutti Olivia Colman, che non è un'attrice qualunque). Il merito del regista Florian Zeller (al suo esordio alla regia) è di far immedesimare lo spettatore nel degrado mentale del protagonista tramite continui stravolgimenti della narrazione e dei ruoli dei protagonisti, a simboleggiare il labirinto della malattia in cui progressivamente l'anziano non riesce più a districarsi (lo straniamento di Anthony è il nostro straniamento). La sensazione d'impotenza e solitudine, nonché la sofferenza dei familiari, sono rappresentati con grande empatia, realistico e commovente. Un drammone intenso, straziante e a tratti anche abbastanza duro da digerire. Inutile dire che la magnifica prova di Anthony Hopkins tiene in piedi totalmente da sola la storia (la sceneggiatura "teatrale", anch'essa vincitrice di un Oscar), una storia sì "banale" ma che ha il grande merito di farti comprendere il dramma di chi ci passa. Il dramma del perfetto alter ego "maschile" di Julianne Moore, protagonista in Still Alice di una problema similmente debilitante. Voto: 7,5

Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Davvero una bellissima favola, si resta rapiti da una narrazione immediata, dinamica e subito coinvolgente, si fa presto ad entrare in empatia con i protagonisti ed interesse per la loro avventura. Le tematiche sono varie, prima tra tutte le intenzioni ambientaliste che evocano un pò il cinema del maestro Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli, impossibile parteggiare per la razza umana disegnata come mostri, brutti, dai denti aguzzi e senza cuore benchè spesso si professino devoti a Dio ma con invece intenti distruttivi e cattivi nei confronti della natura. Visivamente colpisce la cura dei disegni fatti a mano realizzati come in un libro di illustrazioni dove si notano gli schizzi a matita e le tinte pastello sono un qualcosa che impreziosisce ancora di più il film, in un era dove la CGI fa da padrona è merce rara. In definitiva una storia che parla d'amore, d'amicizia e rispetto per la natura ben raccontata e visivamente affascinante (la colonna sonora, tutta in stile folk irlandese, è bellissima ed azzeccata). Dopo La canzone del mare, il regista Tomm Moore (qui affiancato da Ross Stewart) stupisce ancora, e ci regala un'altro gioiellino, anche più splendente del precedente. Voto: 8

Lucky (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - L'idea di partenza è interessante e incuriosisce. Ben presto si capisce che nella situazione reiterata della protagonista c'è qualcosa di "altro", di non letterale. E verso la fine (se si è scafati anche prima) si capisce cosa, ma il disvelamento anziché gettare una nuova e positiva sulla pellicola, si rivela ferale per la riuscita della stessa. Era proprio necessario colorarla di tinte femministe? Non era già pieno il genere di final girl? Peccato, con qualche idea in più ed un twist diverso, la riuscita del film sarebbe stata ben altra. Comunque, non un disastro totale. Forse solo la colonna sonora, martellante e distorta, mi è parsa valida, seppur ripetitiva. Il film della Natasha Kermani non riesce a farsi apprezzare, apparendo al contrario pedante, poco convincente, e neppure recitato validamente dal mediocre cast, che vede nella parte della protagonista, la bionda urlante Brea Grant, tutt'altro che memorabile. Voto: 4,5

The Bleeder - La storia del vero Rocky Balboa (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Biopic del pugile Chuck Wepner, che affrontò Muhammad Alì ispirando Sylvester Stallone per Rocky. Discreta ricostruzione ambientale '70s nonché degli eventi salienti della vita del pugile, notevole la prova del somigliante Liev Schreiber e buona la Ost in tema. Le gesta del simpatico perdente Wepner vengono narrate con verosimiglianza e senso del ritmo e gli incontri con personaggi come Sly e Alì risultano spassosi. Tenace, estroverso, tenero verso la moglie e la figlia, ma anche inguaribile donnaiolo, sbruffone, pronto a perdersi nell'alcool e nella droga: un carattere contraddittorio ben reso da Schreiber e ben supportato dal resto del cast. Peccato che il film s'interrompa subito dopo il rilascio dal carcere, che lievemente prolissa sia la parte finale (generando un piccolo senso di noia), ma resta un lavoro ben fatto per conoscere un personaggio a molti sconosciuto. Voto: 6

Copshop - Scontro a fuoco (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Niente di nuovo sul tema dell'assedio a una stazione di polizia (che sia nel vecchio west o nel Distretto 13) ma Joe Carnahan ha sempre avuto un certo stile nel dirigere i suoi film (vedasi Smokin' Aces), così la trama scivola via senza intoppi, tra qualche rallentamento nella prima parte e una buona dose di sadismo nella seconda. Le sparatorie sono dirette con competenza e sicuramente Gerard Butler è perfettamente in parte, da subito attira le simpatie dello spettatore, così come Frank Grillo attira da subito i sospetti. Non male, anche se pesano nel finale le ferite che si rimarginano troppo in fretta ed alcune farraginosità nella struttura narrativa. Certo, come credibilità non si può giudicare, va preso come un mero prodotto ludico utile per passare una serata tutta action e colpi bassi (e in questo senso il divertimento e l'intrattenimento è di buon livello), però meglio si poteva fare. Voto: 5,5

Un altro giro (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Lavoro coraggioso che è al tempo stesso celebrazione e condanna di uno stile di vita alcolico tutto danese (eppure assimilabile anche a tutte le latitudini), i benefici sociali di una tradizione nazionale sono messi in scena con simpatia ma non mancano i momenti di riflessione su cosa stia a monte del consumo d'alcol e sui suoi effetti che non tutti riescono a gestire. "Bevi responsabilmente", come dice un noto slogan, ben incarnato da questa dramedy che gode di chiaroscuri emozionanti e prove attoriali superlative, su tutte un Mads Mikkelsen straordinario. Gran film che affronta un tema scomodo con umanità e senza demonizzare. Un altro giro non ha però la forza di una pellicola come Il sospetto, ma il film di Thomas Vinterberg (vincitore dell'Oscar per il miglior film in lingua straniera) è brillante e piuttosto brioso, allorché decisamente migliore del precedente visto del regista, ovvero La comune. Voto: 7+

Love and Monsters (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2022 Qui - Un'inaspettata sorpresa. Film distopico di mostroni in superficie e umani ridotti ai bunker (praticamente una versione di "Benvenuti a Zombieland" con creature mutanti e visto che io ho amato quel film non ho potuto che apprezzare questa variante), ma con un enorme cuore in sceneggiatura che fa affezionare ai personaggi e qua e là offre squarci poetici che muovono alla commozione. Dylan O'Brien è qui al ruolo della maturità, come il suo personaggio si scrolla di dosso il passato ed entra nella sfera dei caratteri ben studiati e scritti a tutto tondo, affiancato per un po' da un Michael Rooker particolarmente simpatico. Bene gli effetti, non invadenti e ottima la tenuta del ritmo (diligente la regia di Michael Matthews). Nulla di eccezionale, ma dal punto di vista dell'intrattenimento e del divertimento compie il suo dovere, anche perché il tono è scanzonato. Nel suo genere un buon film. Voto: 6,5

giovedì 27 gennaio 2022

Il film della Memoria: The Song of Names (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2022 Qui - In quasi tutte le scorse volte in questo importante giorno vi ho parlato di film che l'Olocausto prendeva di petto (l'anno scorso fu Resistance - La voce del silenzio), in questo caso invece esso è usato come scorciatoia per la tragedia, e prendendo a cuore l'effettivo significato di questo giorno, questo film da me scelto (ma tuttavia quasi imposto, era l'unico "disponibile" su Sky) spinge proprio sul concetto di Memoria (mai dimenticare, perché il tempo passa, ma la memoria resta, affinché non si ripeta). Il senso del titolo di questo film, tratto da un romanzo di Norman Lebrecht, nasce proprio dal bisogno (lo spettatore scoprirà in quale contesto) di fare memoria dei nomi di chi non c'è più con una variante altrettanto fondamentale nella cultura ebraica: la musica. Musica che nel film è suonata su uno strumento che ha segnato in maniera indelebile il tragico percorso del popolo ebraico, in particolare nel '900: il violino. In questo senso, il film (che si avvale dell'aiuto di due buonissimi attori quali Tim Roth e Clive Owen) ha delle belle musiche firmate dal leggendario Howard Shore, ma questo non basta per attutire le noiose note della narrazione. Di una vicenda che delude clamorosamente nelle delucidazioni conclusive, vero termometro per innalzare il lavoro di François Girard (regista de Il violino rosso che riprende spunto dalla propria ossessione verso lo strumento-oracolo) a film da ricordare oppure metterlo all'interno dell'enorme calderone di opere contro l'infamia tedesca. Soprattutto dopo un'intera rincorsa a cercare qualcuno e qualcosa, troppo scarna si rivela la spiegazione di un angoscioso addio trentennale e i due assi, nel poco spazio disponibile all'interno di un auto, non riescono a rendere giustizia alla loro fama e a quella di una pellicola che si aspetta il climax ad effetto, ma che si dovrà accontentare di un flaccido pugno e un paio di pacche sulla spalla, peccato.

mercoledì 5 gennaio 2022

S.O.S. fantasmi (1988)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Charles Dickens in salsa pop. TV, Chernobyl, muro di Berlino, tutto profuma di "anni '80" in questo film leggerissimo, natalizio, divertente, che parte dalla messa di un "Canto di Natale" alternativo, aggressivo, dai toni quasi apocalittici, al punto da dimenticare la reale essenza del romanzo, per narrare una favola dai tratti surreali che vede in Bill Murray un interprete perfetto. Quest'ultimo torna ad occuparsi di ectoplasmi dopo "Ghostbusters", il film che lo ha definitivamente affermato a Hollywood. Il suo Frank Cross è un concentrato di spietatezza, senza regole morali, figlio del rampantismo tipico degli anni '80. Gli si contrappone Eliot Loudermilk (interpretato da Bobcat Goldthwait) che rappresenta la normalità delle cose, che si scontra con l'arrivismo cinico di un'epoca (la fondazione umanitaria che premia Frank Cross per il suo apporto ne è un esempio calzante). Meno esoterismo e più sentimenti rispetto al citato film di Ivan Reitman del 1984, grazie al contributo del veterano dei favolosi anni '80 Richard Donner (Superman, The Goonies, Arma letale) che usa tutta la sua sapienza in termini di azione per realizzare un film dai ritmi altissimi, diventata col tempo una commedia cult. Film leggerissimo, dal finale scontato e moralista, ma non poteva non essere così, d'altronde è uno dei film natalizi per antonomasia, anche se ultimamente si vede poco in tv. Voto: 7

Holidate (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Tipica commedia romantica anni duemila, diretta dall'esperto in commedie di genere John Whitesell, che tuttavia prove memorabili non ha mai fornito, anzi, basta menzionare Big Mama per fare un esempio del livello massimo raggiunto, che questa pellicola (di produzione Netflix) però, non troppo originale ed alquanto prevedibile, paradossalmente supera. Celati sotto le gag demenziali e il linguaggio un po' volgare ci sono i classici buoni sentimenti di ogni film natalizio (per metà) che si rispetti. Comunque l'idea del "festamico" è simpatica e per buona parte della sceneggiatura dialoghi e ritmo sono abbastanza svelti da divertire. Si arena un po' proprio nelle parti più sdolcinate, che annacquano la carica anarchica del soggetto. Non male Emma Roberts (che vabbè sempre gnocca è) e Luke Bracey, una coppia discretamente affiatata. Voto: 5,5

Jingle Jangle: Un'avventura natalizia (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Favola natalizia targata Netflix, colpisce per la magniloquenza della produzione che prevede ricche scenografie, numeri musicali e coreografie assai curate. Professionale la prova del cast (Forest Whitaker ne è l'esempio), con una prova più che discreta della piccola co-protagonista. A fronte di tutto ciò, la sceneggiatura è abbastanza banale e derivativa al massimo, con la costante sensazione del "già visto" e una durata spropositata. Un film dal grande potenziale che, tuttavia, finisce per risultare fin troppo dimenticabile (canzoni trascurabili, momenti ridondanti, villain poco incisivo). Molti personaggi sono abbozzati e non trovano spazio nella storia, che si risolve in un happy ending annunciato e decisamente stucchevole. Graditi sono invece i riferimenti alla cultura pop del mondo cinematografico, per un film altalenante che non convince del tutto, che può solo intrattenere i bambini. Voto: 5

Qualcuno salvi il Natale 2 (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Secondo capitolo del Babbo Natale (di casa Netflix) impersonato dall'inossidabile Kurt Russell, degnamente assistito dalla consorte Goldie Hawn, in un film di Natale dall'impianto più classico, rispetto al precedente (Qualcuno salvi il Natale), con il cattivo di turno che intende mettere i bastoni tra le ruote al mitico vegliardo barbuto. Nulla di particolarmente divertente, anche se abbastanza movimentato, non colpisce più di tanto soprattutto se si hanno meno di 10 anni. La regia di una vecchia volpe come Chris Columbus fa infatti il possibile per rendere le cose veloci e ritmate, ma la storia, alquanto semplicistica, non fa breccia, come anche il siparietto musicale (stavolta leggermente patetico). L'avventura di per sé non è comunque malaccio, ma di certo non aiuta alla riuscita della stessa la lunghezza (eccessiva) e la CGI (brutta e troppo utilizzata) della pellicola, di una fiaba dai buoni (moralistici) sentimenti natalizi che strappa il sorriso in allegria ma che si dimentica velocemente. Voto: 5,5

Lost Christmas (2011)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Stravagante quanto serio, divertente quanto triste, questo film diretto da John Hay offre porzioni generose di sentimenti, eventi assurdi e lezioni di vita in egual misura. I personaggi sono realizzati con cura, nessuno è perfetto e nessuno è affatto cattivo. Gli attori sono uniformemente solidi (si riconosce solo Jason Flemyng) e la storia è originale (lo era forse 10 anni fa). Alcune componenti sembrano infatti familiari, non è del tutto diverso da La vita è meravigliosa, in cui la tragedia lascia il posto alla meraviglia, alla gioia e allo spirito magico della stagione. La metafora della distruzione (e della trasformazione) e delle forze della Dea Shiva era avvincente (e questo era uno dei pochi elementi interessanti) tuttavia alquanto fragile è questo racconto di Natale, una favola densa di malinconia, che cerca di mantenere il livello mieloso ai minimi indispensabili ed in fondo ci riesce, ma che impressione non fa. Voto: 6-

Tutto normale il prossimo Natale (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Commedia brasiliana sul Natale che ricorda un po' Ricomincio da capo e un po' Cambia la tua vita con un click. Un uomo che non sopporta il Natale (perché è anche il suo compleanno) si trova a svegliarsi sempre nei vari Natali futuri saltando gli anni. Ci sono momenti divertenti, altri meno, c'è la curiosità di capire come finirà e l'immancabile momento amaro pre-lieto fine. La morale della storia è vicina all'immortale novella dickensiana "Canto di Natale" ma non c'è da aspettarsi l'ambientazione innevata del Natale boreale perché si è in Brasile. Comunque grazie ad alcuni momenti simpatici e ad un protagonista piuttosto simpatico (anche se inguardabile) ci si diverte quanto basta e si porta a casa la classica favola moderna ricca di insegnamenti sulle cose importanti della vita e sul godersi ogni singolo momento. Non eccezionale ma, tutto sommato, sufficientemente godibile. Voto: 6

Noelle (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Confusione al Polo Nord quando l'erede di Babbo Natale decide di non voler fare il mestiere e scappa a Phoenix. Sua sorella, molto più indicata di lui al ruolo, va a cercarlo causando equivoci e pasticci più che prevedibili. Una favola natalizia (di produzione Disney e diretta dal Marc Lawrence di Professore per amore) non troppo originale e dal ritmo non sempre svelto, che può però contare su una Anna Kendrick assoluta deliziosa nel ruolo, che sopperisce a evidenti carenze di sceneggiatura col suo candore naturale. Meno spazio per gli altri, compresa una Shirley MacLaine ormai troppo in là con gli anni e di poco spessore sul risultato generale. Su di un prodotto gradevole sì, da apprezzare durante le festività natalizie, ma l'uso eccessivo di CGI e la prevedibilità degli esiti narrativi (il female empowerment imperante ne è una dimostrazione) lo riducono ad un telefilm pomeridiano a tratti impersonale. Un "telefilm" che palesa poca incisività e troppa voglia di enfatizzare concetti socio culturali, vedibile ma dimenticabile. Voto: 5+

Natale a 8 Bit (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Uno sguardo nostalgico verso l'adolescenza, un tempo che non tornerà più, con i piccoli problemi di un ragazzino, e dei suoi amici, alla continua ricerca nel realizzare il sogno di possedere un Nintendo. 8 Bit Christmas è un film per famiglie che ha lo scopo di esaltare la famiglia come l'unica cosa veramente importante, al di là dei piccoli ed effimeri desideri di fanciullo, che va oltre le festività e che promuove, anche con evidente leggerezza, la forza, l'unione e la spensieratezza, anche a fronte di qualche sacrificio. Una morale non nuova ma sempre efficace, soprattutto in periodi come questi. A conti fatti un buon prodotto, che avrà anche tutti i difetti tipici di questo tipo di film, ma svolge il suo compito degnamente. Come degnamente svolge il compito il cast, forse poco sfruttata la comicità di Neil Patrick Harris, che più di un sorriso me l'ha strappato. Colonna sonora niente male e regia nella media, per un film che probabilmente non rimarrà nella storia, ma che nella playlist delle prossime festività un posto sempre avrà, come in queste d'altronde, in cui bene sta. Voto: 6,5

Non ti presento i miei (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Classica commedia di stampo natalizio, che sostituisce l'ormai vecchio retaggio del presentarsi insieme al fidanzato di colore con il portare a casa una fidanzata lesbica e nasconderla ai genitori ultra-conservatori. Nonostante il tema non sia fresco, così come le battute e le gag (prevedibili), il tutto funziona per il garbo della sceneggiatura (che comunque tende forse troppo al dramma) e la bravura dei suoi interpreti, con una Kristen Stewart ben calata nella parte e una Mackenzie Davis che le fa da giusto contraltare. La regia propone lo stile solito da dedicare al periodo e alla fine si resta piacevolmente intrattenuti, nonostante la retorica, la banalità, l'immancabile buonismo finale ed una certa ostentazione (forse evitabile) dell'essere omosessuale. Comunque Happiest Season, opera della (ora anche) regista Clea DuVall, è carina sì, ma affatto memorabile. Voto: 5,5