Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui
Tema e genere: Basato sul libro scritto da Molly Bloom (Molly's Game: From Hollywood's Elite to Wall Street's Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker), il film (un thriller biografico drammatico) è l'esordio registico dello sceneggiatore Aaron Sorkin (suoi sono i testi di The Social Network e L'arte di vincere, tanto per fare esempi recenti).
Trama: Una donna costretta a cambiare carriera inizia a organizzare partite di poker tra giocatori milionari, ma a un certo punto il gioco le sfugge di mano.
Recensione: Esordio alla regia di Aaron Sorkin, già apprezzatissimo sceneggiatore, dietro, solo per citare l'ultimo in ordine di tempo, allo Steve Jobs di Danny Boyle, Molly's Game è un film perfettamente riuscito che contiene tutti i suoi marchi di fabbrica già presenti nelle sceneggiature dirette da altri: poca azione, tanti dialoghi, spesso arguti e taglienti, personaggi ben definiti e caratterizzati (in questo caso interpretati da attori bravissimi). Basato sul libro della stessa protagonista, Molly's Game è un film che ha molto meno a che fare col poker di quanto non ne abbia con la voglia e la capacità di descrivere la vita, fatta di solitudine, di una donna che cerca di realizzarsi in un mondo di uomini, e finisce per rincorrere solo il denaro, diventare schiava della droga e venir abbattuta e abbandonata da quel sistema al quale si era solo illusa di poter sfuggire. Nonostante sia scritto da un uomo, grazie anche al materiale d'origine, il film (che è sì la classica storia americana di ascesa caduta e rinascita, ma non solo) si dimostra insomma in grado di tratteggiare un finissimo ritratto delle tribolazioni a cui va incontro una donna in un mondo, fondamentalmente, maschilista. Una donna (splendidamente interpretata da Jessica Chastain) che vuole essere libera, indipendente, e non soggiogata al potere di un uomo, di cui non crede di aver bisogno per realizzarsi e avere successo (pur esibendo per tutto il film una sfilza di décolleté da far girare la testa). Seppur il film, in alcune sue parti, si possa definire "poco cinematografico", rimane comunque una storia interessante, anche avvincente, raccontata in maniera egregia per mezzo di uno script come al solito iperdialogato ma che riesce ad evitare la saturazione e la noia, mantenendo invece ben alta la tensione per oltre due ore di durata (cosa che si deve, probabilmente, anche al montaggio). Già questo non è cosa da poco. Ma come se non bastasse ad alzare di livello il film sono anche, senz'altro, come già accennato, le eccellenti prove degli attori (non solo Jessica Chastain, che dopo Miss Sloane, tratteggia mirabilmente un nuovo personaggio femminile forte e indipendente, ma anche, almeno, Idris Elba). La costruzione narrativa è solida e non cede quasi mai (salvo, talvolta, nei flashback riguardanti il rapporto col padre, interpretato da Kevin Costner, e in particolare, nell'incontro finale con lo stesso, un po' troppo melenso e strappalacrime), ma, essendo il film basato su una storia vera, anche la lieta fine, altrimenti assolutamente improbabile, un po' inaspettata, non appare troppo forzata. A conti fatti, un buon esordio che suggerisce un nuovo brillante futuro per l'autore in veste di regista-sceneggiatore.