Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Esempio ideale dei pregi e difetti del cinema horror italiano di quel 
periodo che nel bene o nel male era legato al nome di Dario Argento come
 regista e produttore. I pregi senza dubbio è la regia di Michele 
Soavi che conferma il talento, seppur solo in parte espresso, nel comunque non memorabile
Deliria. Oltre a 
delle buone riprese, mette a frutto le atmosfere suggestive dalla chiesa
 e il livello degli attori pur non essendo nulla di trascendentale, è 
meno scarso del solito (anche il prologo, ambientato nel Medioevo, non è
 malaccio). I difetti stanno in una sceneggiatura che 
regge bene nella prima parte, apportando anche qualche piccolo elemento 
fantasy ben amalgamato, ma che mostra la corda nella seconda in cui 
tende a creare le premesse simili a Dèmoni di Lamberto Bava, senza 
peraltro 
svilupparle appieno. In poche parole tutto diventa più confuso e c'è un 
impantanamento generale in situazioni e personaggi al quale il finale 
cerca di mettere una pezza. Il film conserva comunque un grande fascino, grazie all'estetica, agli 
ottimi effetti speciali e alle varie citazioni artistiche e letterarie 
che ne rendono molto gradevole la visione. In conclusione, un buon film horror con 
qualche punto debole e qualche buco temporale qua e là. Voto: 6+
sabato 30 aprile 2022
La chiesa (1989)
Labels:
Asia Argento,
Barbara Cupisti,
Dario Argento,
Feodor Chaliapin Jr.,
Giovanni Lombardo Radice,
Horror,
Horror demoniaco,
Hugh Quarshie,
Michele Soavi,
Tomas Arana
Vampires (1998)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Sulla scia del revival vampiresco anni '90, caratterizzato più da 
melodrammi che da horror veri e propri (dal Dracula di Coppola ad 
Intervista col vampiro), John Carpenter decide di cambiare rotta 
mostrando 
creature decisamente meno eleganti, ovvero nella sua peggiore eccezione,
 e cioè brutti, sporchi e cattivi. I 
personaggi sono sempre quelli, quindi irresistibili (il duro dall'etica 
inossidabile, comprimari buoni per la mattanza, nemici spietati), la 
violenza è ben dosata e l'azione è gestita come ai tempi di Fuga da NY. Già vedere James Woods pestare il giovane prete ad ogni occasione,
 per poi affidare a quest'ultimo il grilletto decisivo da premere al 
momento giusto, è una licenza poetica che rende irrinunciabile la 
visione, così come lo è l'onnipresente messa in discussione del 
cristianesimo. L'unica vera 
sbavatura è il rapporto fra Daniel Baldwin e Sheryl Lee (sensuale come non mai per l'occasione): al di là dei 
risvolti finali alla Sam Peckinpah, viene costruito troppo 
frettolosamente e
 non è molto credibile. E resta forse un po' di delusione per la seconda
 parte, molto lineare e
 priva di quei guizzi di cui il film inizialmente è ricco, ma l'ennesimo
 
omaggio di Carpenter al western, ovviamente contaminato con altri 
generi,
 si lascia apprezzare. Perché è indubbio che il Carpenter migliore sia 
da ricercarsi altrove (non si può mantenere sempre alta la qualità delle
 proprie opere, vedasi Escape to LA), ma è altrettanto indubbio che il film, il quale non si 
vergogna nel mostrarsi fin dall'inizio un B-movie senza nessuna pretesa,
 sappia offrire un buon intrattenimento. Voto: 6,5
Notti in bianco, baci a colazione (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Una sorta di autobiografia, quella di Matteo Bussola, prima scrittore 
per diletto su Facebook e poi scrittore di successo, anche del libro che
 porta il titolo del film. Al centro della storia una famiglia come 
tante, a cui ci si affeziona 
in fretta. Merito dei toni scanzonati del film, che riescono a delineare
 fatti e personaggi in modo leggero. Notti in bianco, baci a colazione 
di Francesco Mandelli (che dopo alcune prove modeste finalmente si fa 
valere, anche se inutile è la scena in cui egli è protagonista) è 
infatti una commedia gradevole e leggera, che racconta cosa significa 
essere padre, marito e lavoratore autonomo oggi. Un'opera deliziosa e 
divertente che parla quindi in modo semplice di famiglia, lavoro 
precario, rapporti di coppia, ma anche di ciò che si aspira a diventare e
 di ciò che si diventa semplicemente perché la vita sceglie per noi. 
Alessio Vassallo e Ilaria Spada sono amabili ed efficaci nei loro 
personaggi, così come lo sono nei ruoli di contorno tutti gli altri. Gli
 manca forse la capacità di andare oltre, di essere più che una semplice
 e banale commedia, non peraltro esente da difetti, tuttavia commedia 
ben costruita e vivida, decisamente piacevole a vedersi, soprattutto per la sua onestà e sincerità. 
Voto: 6,5
1922 (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - L'antico dibattito tra città e campagna viene risolto in modo drastico 
(e definitivo) dal protagonista di questa pellicola tratta da un 
racconto di Stephen King. Ed in questo senso Netflix, dopo Il gioco di Gerald, si riconferma una buona produttrice di adattamenti di King, che 
risultano piuttosto fedeli e pertinenti (per quello che posso sapere). 
Rimane quella sensazione di "televisivo" che affliggeva pure il 
precedente, ma, in questo caso, la performance di primo piano del 
protagonista (un insolitamente scavato e pertinentemente oscuro Thomas 
Jane, valido interprete già tempo addietro impegnato in adattamenti e 
trasposizioni da King), oscura in molte situazioni quella impressione e 
si rivela uno dei punti di forza della trasposizione. Sebbene non faccia
 infatti gridare al miracolo (ma in definitiva nemmeno la storia è così 
travolgente) il film si lascia guardare per l'abilità del regista 
(l'australiano Zak Hilditch, che qualche tempo fa sorprendeva positivamente
 col catastrofico These final hours) di sfruttare la location rurale, il
 senso di tensione che riesce a creare (specie nella seconda parte) e la buona prova dei protagonisti (tra cui Molly Parker). In 
generale 1922 è un buon film, che poteva essere però molto migliore. 
Voto: 6+
Sono la bella creatura che vive in questa casa (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Il talentuoso Oz Perkins gioca più sulla costruzione di un horror di 
suggestioni, distanziandosi dalla classica pellicola piena di Jumpscare.
 Un merito quello di girare un film in cui regia e sceneggiatura puntano
 su ambientazioni ed atmosfera (anche se non è questa la prima volta). 
Un'altra freccia all'arco del film è che non mancano le suggestioni: i 
brividi invece meno. La pellicola si prende i suoi tempi: poco male se 
si tratta di una ghost story. Il vero problema stavolta (successivamente
 il regista dirigerà infatti il suggestivo e certamente più riuscito 
Gretel e Hansel) è la mancanza di presa sullo spettatore. Colpa di una 
sceneggiatura un po' ripetitiva che non coinvolge pienamente e che 
giunge ad un finale poco incisivo. Ben girato, paga infatti una mancanza
 di sviluppo della trama che, alla fine, pesa in maniera significativa 
sulla riuscita del film. Un film penalizzato da un ritmo inutilmente 
lento e appesantito dai continui monologhi della protagonista (una 
comunque brava e convincente Ruth Wilson). Una specie di horror 
d'autore, sfortunatamente non particolarmente coinvolgente e per niente memorabile, al contrario del ben più affascinante A Ghost Story, simile ma più efficace. Voto: 5
Eiffel (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - La genesi del progetto che condusse alla realizzazione dell'arcinota torre, il progetto del geniale ingegnere Gustave Eiffel e la sua 
lotta per un amore perduto ed effimeramente riconquistato. Una valida 
narrazione che mostra il periodo dell'epoca e si avvale di discrete 
ricostruzioni. Romain Duris è convincente nella parte del protagonista 
ed Emma Mackey evidenzia un fascino non indifferente. Biopic tuttavia 
riuscito a metà: interessante e ben fatto quando mostra le fasi di 
costruzione della Torre, illustrandone anche le innovazioni necessarie 
dal punto di vista tecnico/cantieristico, più convenzionalmente 
romanzato e banale nella parte relativa alle vicende sentimentali del 
protagonista. Nel complesso il film, diretto da Martin Bourboulon, prevalentemente noto per aver diretto Papa ou Maman (nel 2017 il remake italiano con Antonio Albanese e Paola Cortellesi), seppur convinca poco, è piacevole a vedersi. Voto: 6
La terra dei figli (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Quasi non sembra "italiano", questo film drammatico post-apocalittico 
dall'immaginario vivido e intenso (tratto dall'omonimo fumetto di Gipi),
 con un cast peraltro assortito in maniera chirurgica ed estremamente 
solido. Un film minimalista i cui pregi non vanno ricercati nei 
contenuti già proposti da altre pellicole simili ma nell'ambientazione 
inconsueta del delta del Po, rarefatta ed inquietante pur nella sua 
riconoscibilità, e nella buona caratterizzazione dei pochi personaggi in
 campo, affidati (come detto) a bravi attori (tra cui l'esordiente Leon Faun e l'esperto Paolo Pierobon). La regia e la 
sceneggiatura (quest'ultima firmata insieme a Filippo Gravino e Guido 
Iuculano) sono d'altronde di Claudio Cupellini, cineasta che ha già 
dimostrato di saper fare molto bene, per esempio con Alaska nel 2015 
(nel frattempo la parentesi televisiva della serie Gomorra).
 Un film che vive di alcuni tempi morti non si può negare. La parte a 
casa dei fratelli è quella più pesante sicuramente, forse andava dato 
più spazio al villain che arriva subito dopo, ma nel complesso buon 
film. Voto: 6+
Labels:
Claudio Cupellini,
Fabrizio Ferracane,
Film di fantascienza apocalittica,
Film drammatico,
Fumetti,
Leon Faun,
Maria Roveran,
Paolo Pierobon,
Valeria Golino,
Valerio Mastandrea
Shiraz - La città delle rose (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Nonostante l'impegno profuso da Adrien Brody e Salma Hayek, il fatto che
 in Septembers of Shiraz il 
personaggio più interessante risulti quello secondario di Shohreh 
Aghdashloo è un dato allarmante. Infatti, l'ossessione con cui la 
sceneggiatura si concentra sui due principali protagonisti, marito e 
moglie divisi dalla Rivoluzione Iraniana, è eccessiva, impedendo al 
complesso contesto storico e politico di emergere con la dovuta forza. 
La vicenda privata scavalca tutto il resto e la scialba messa in scena 
non aiuta il carico emozionale, davvero troppo anonimo per poter 
coinvolgere pienamente lo spettatore. Pensato come un film di denuncia, fallisce miseramente il suo obiettivo.
 La pellicola di Wayne Blair (il cui punto più alto della carriera da 
regista è stato l'adattamento per la TV di Dirty Dancing...il che la 
dice lunga) dimenticherò presto, il pessimo doppiaggio anche. 
Voto: 5
La vita che verrà - Herself (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Sembra di vedere un remake di un qualsiasi Ken Loach, anzi se non 
sapessi il regista direi proprio che è lui, con questi personaggi al 
limite della società incastrati tra drammi familiari e voglia di 
rivalsa. Ben fatto, un po' eccessivamente drammatico nel finale ma 
comunque onesto, sincero ed apprezzabile. Un bel film, emozionalmente valido. A dirigerlo Phyllida Lloyd, 
che io ricordo soprattutto per The Iron Lady e non per Mamma mia!, che affronta il tema della
 violenza domestica e del riscatto personale in modo sobrio (con delicatezza e senza troppi eccessi), 
privilegiando il percorso interiore della protagonista, interpretata da 
una convincente Clare Dunn, autrice peraltro del soggetto e della 
sceneggiatura. Sebbene alcuni passaggi sembrino forzati, il film ha il 
merito di non cercare il lieto fine a tutti i costi preferendo una 
conclusione più amara ma realistica. Vale una visione. Voto: 6,5
Old (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Grande ambientazione e movimenti di macchina ispirati, entrambi al 
servizio di un soggetto narrativo interessante ed avvincente (che si presta a molteplici sviluppi e interpretazioni):
 in questo sunto nasce il nuovo lungometraggio di M. Night Shyamalan,
 
capace di acuire l'inesorabile potenza del tempo in un'impostazione a 
scatola chiusa. Qualche espediente goffo non pregiudica la suggestione 
di alcuni passaggi, nonché la 
tensione costante per quasi tutto l'arco narrativo (tutto il film è un 
crescendo di ansia per le sorti dei protagonisti, che poco alla volta 
mostrano le loro debolezze). Il cast è ben assortito (Gael García Bernal, Vicky Krieps, 
Rufus Sewell, lo stesso regista con un cameo tuttavia decisamente 
autoreferenziale) e il colpo di scena finale garantito. Alcune scene 
sono molto forti e visivamente raccapriccianti. Old, tratto da una 
graphic novel, sembra un episodio di Twilight Zone, 
più che richiamare il thriller o l'horror, elementi sia pure in 
minima parte presenti, siamo più dalle parti del fantastico, non è
sicuramente un film perfetto, ma girato bene, con mestiere e 
azzeccate scelte tecniche. Non è lo Shyamalan dei tempi migliori, ma 
nemmeno di quelli peggiori. Diciamo che è un film particolare che ha 
saputo intrattenermi. Voto: 6+
Labels:
Abbey Lee,
Alex Wolff,
Eliza Scanlen,
Gael Garcia Bernal,
Graphic Novel,
Horror,
Ken Leung,
M. Night Shyamalan,
Rufus Sewell,
Thomasin McKenzie,
Thriller drammatico,
Vicky Krieps
Freaks Out (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Personalmente a me è piaciuto molto come il film precedente di Gabriele 
Mainetti (quella perla che era Lo chiamavano Jeeg Robot), da premiare 
soprattutto il tentativo di ridare linfa alla cinematografia italiana 
con opere ad alto effetto scenico da non invidiare nulla ai Kolossal 
d'oltreoceano. La magia del circo contrapposta all'orrore della guerra, 
quattro fenomeni da baraccone che loro malgrado diventano degli eroi 
durante la seconda guerra mondiale nel periodo più buio, in una Roma 
invasa dai nazisti. Il film di Mainetti ha una narrazione coinvolgente, 
non ha cedimenti di 
sorta ed offre una galleria di personaggi variegata ma che non rimane 
ancorata alla didascalia, anche se a volte eccessiva. Personaggi che ti 
entrano subito in simpatia, azzeccatissimi tutti gli attori compreso un 
Claudio Santamaria irriconoscibile e menzione speciale alla giovane e 
bellissima Aurora Giovinazzo ed il gobbo partigiano Max Mazzotta (anche se sono proprio coloro a non essere narrativamente ben esposti). Il 
villain interpretato benissimo da Franz Rogowski, il talentuoso pianista
 a sei dita che vede il futuro ed è ossessionato a far vincere la guerra
 alla sua Germania. Ci sono sequenze comiche, drammatiche, fantastiche, 
c'è un po' tutto. Freaks Out (pur con i suoi piccoli grandi 
difetti) è un
 film incredibilmente vivo, pulsante, divertente, crudo, che riesce a 
mischiare assieme Tarantino, western, Ferreri, Browning, Mad Max, 
Chaplin ed un sacco di altre cose creando una miscela nuovissima e unica
 nel panorama italiano. E il regista torna così a deliziare nuovamente 
lo spettatore, sperando che continui a stupire in futuro con film come 
questo che sanno appassionare, stupire ed emozionare. Voto: 8
Labels:
Aurora Giovinazzo,
Claudio Santamaria,
David di Donatello,
Franz Rogowski,
Gabriele Mainetti,
Giorgio Tirabassi,
Max Mazzotta,
Nicola Guaglianone,
Pietro Castellitto
Io sono nessuno (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Sulla scia di John Wick ma prendendosi molto meno sul serio. Il film 
intrattiene come deve e fa divertire, con una regia (quella 
dell'energico Il'ja Najšuller già regista dell'adrenalinico Hardcore Henry) semplice ma allo stesso tempo attenta allo stile e alle 
inquadrature, soprattutto nelle scene action. Il film non a caso è un 
concentrato d'azione senza sosta, in cui gustoso è vedere Christopher 
Lloyd padre ottuagenario imbracciare e massacrare russi con il fucile a 
pompa come se non ci fosse un domani. Magari il deus ex machina che 
smuove il personaggio interpretato benissimamente da Bob Odenkirk (che 
si si rivela adatto a questo tipo di ruoli, capace di donare sfumature 
al personaggio ma anche di menar bene le mani) è un po' forzato ma, 
tuttavia, si comprende come sia solo una goccia che faccia traboccare un
 vaso ormai colmo. I colpi di scena non sono realmente tali in quanto ci
 si aspetta più o meno tutto ciò che accade. Comunque niente male, mezzo
 punto in meno proprio per la somiglianza con la serie di film con Keanu
 Reeves. Voto: 6,5
Ride (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Jacopo Rondinelli con la produzione, supervisione e sceneggiatura di 
Fabio&Fabio (i registi di Mine) riesce a metà a creare
 un survival thriller italiano che strizza l'occhio all'implacabile. 
L'idea vincente è l'angolo di ripresa, tenuto conto che ci sono una 
ventina di telecamere GoPro che danno un notevole senso di dinamicità e 
stile found footage. Purtroppo il budget comunque ridotto e la natura 
stessa della storia alla lunga mostra un po' la corda, e soprattutto 
diventa prevedibile. Se Lorenzo Richelmy (qui meglio che ne Il talento del calabrone) e Ludovic Hughes, i due 
rider rappresentano l'anima muscolare e spettacolare del film, lo stesso
 non si può dire tanto dei cattivi. Fino a quando i due protagonisti 
pedalano o si arrampicano il coinvolgimento mantiene viva l'attenzione, 
anche riguardo la messa in scena alquanto scarna, ma funzionale (anche 
la protagonista femminile dimostra di essere un
 personaggio non semplicemente di contorno). Forzature di sceneggiatura 
non mancano (il finale poi non mi ha convinto), ma non bisogna 
sottovalutare eccessivamente questo film o buttargli la croce addosso, 
perché se non altro, si è cercato di fare qualcosa con un minimo di 
originalità. Non perfetta, ma nemmeno (tanto) scontata. Voto: 6
Labels:
Fabio Guaglione,
Fabio Resinaro,
Horror,
Jacopo Rondinelli,
Lorenzo Richelmy,
Ludovic Hughes,
Simone Labarga,
Thriller action,
Vincenzo Tanassi
Bright (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Coniugare il poliziesco con il fantasy, operando una variante alla Alien
 Nation e Men in Black con qualche riferimento Carpenteriano. Portare 
tematiche come la corruzione degli apparati e la ghettizzazione di una 
grande metropoli come Los Angeles. E' un film difficile da gestire 
perché parte già sovraccarico sulla carta. Se dal punto di vista visivo 
la resa è abbastanza soddisfacente ed in fondo la coppia Will Smith/Joel
 Edgerton se la cava bene, a livello narrativo e di tematiche rimane 
troppo in superficie (la storia è un po' ingarbugliata e il messaggio 
arriva in modo confuso). Un film poco riuscito rispetto alle premesse, 
ma come detto non facile da gestire. Non l'ha gestito bene David Ayer, 
che già deludeva prima di dirigere The Tax Collector. Voto: 5,5
Labels:
David Ayer,
Edgar Ramirez,
Film poliziesco,
Ike Barinholtz,
Joel Edgerton,
Lucy Fry,
Margaret Cho,
Max Landis,
Netflix,
Noomi Rapace,
Sci-fi,
Thriller action,
Will Smith
A Quiet Place II (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Tornano i mostri feroci ma ipovedenti di John Krasinski chiamato alla direzione del sequel dopo il (sorprendente) successo del primo (sorprendente) capitolo. Reiterando lo spunto del precedente
 manca ovviamente l'effetto sorpresa (comunque molto buono tutto il 
prologo del giorno dell'invasione) ma il film può contare sul talento 
del regista che riesce, grazie al buon uso delle location (l'area 
industriale e l'isola) e alla bontà degli effetti speciali (i mostri si 
vedono molto di più e fanno davvero paura) a mantenere alta la tensione,
 complice anche una durata contenuta. Positivo l'ingresso nel cast di Cillan Murphy, che quasi oscura Emily Blunt
 (ma certamente tutti gli altri). Ha la pecca di essere in linea teorica
 il secondo capitolo di un'ipotetica trilogia, quindi la trama è 
alquanto scarna e in fondo non ha un vero inizio e tantomeno una vera 
fine, ma buon film (possiede comunque i difetti del primo con una 
sceneggiatura che propone situazioni in alcuni casi forzate). 
Nel complesso vale la pena vederlo ma indubbiamente è inferiore al primo
 capitolo. Sufficienza piena. Voto: 6,5
Waiting for the Barbarians (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Una piccola zona di frontiera, dove sono certamente pochi i casi di 
violenza, diventa la valvola di sfogo di alcuni militari che torturano 
fino alla morte alcuni civili su cui pendono accuse piuttosto veniali. 
Il perché succeda questo sta dietro all'abuso di potere e al razzismo. 
Solo un uomo cerca di contrastare il tutto, un sempre bravo Mark Rylance
 (Johnny Depp e Robert Pattinson non pervenuti), unica oasi in questo 
deserto...di noia. Un film piuttosto lento che rigira su sé stesso senza
 mai arrivare ad una conclusione. Si celebra lo sforzo estremo di questo
 (quasi) martire ma non ho gradito il modo in cui si racconta la storia 
(adattamento cinematografico del romanzo del 1980 Aspettando i barbari, 
scritto da J. M. Coetzee, qui sceneggiatore). Non l'ho digerito questo 
film, pazienza. Ma comunque mi dispiace, perché a dirigerlo era il Ciro Guerra dell'affascinante El abrazo de la serpiente. Voto: 5
Labels:
Bill Milner,
Ciro Guerra,
David Dencik,
Film drammatico,
Gana Bayarsaikhan,
Greta Scacchi,
Harry Melling,
Johnny Depp,
Mark Rylance,
Robert Pattinson,
Romanzo
White Bird in a Blizzard (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Nulla di memorabile, ma un buon giallo estetizzante. Se dovessi 
descrivere con due parole questo film sarebbero "totalmente 
inaspettato". Non tanto per il finale, che può sorprendere, ma fino ad 
un certo punto, quanto per lo stile e la forma. Molto oscuro, sexy, un 
film da cui è difficile distogliere lo sguardo. Per quello che è un 
ipnotico, visionario viaggio di Gregg Araki (maestro di un suo stile magnetico) in una vicenda inquietante, nella quale si 
incontrano solitudine, abbandono e vuoto esistenziale. Un giallo "non 
giallo" nel quale una ragazza deve iniziare a fare i conti con 
l'elaborazione del lutto per la scomparsa di una madre mai amata, la cui
 sparizione è stata solo un sollievo. Uno sgargiante e quindi seducente 
coming of age dagli efficaci tocchi gialli che trova il suo punto di 
forza 
nell'ammaliante confezione e nel disegno dei personaggi, a doppia faccia
 
anche quando apparentemente rassicuranti (si pensi alla mezza reticenza 
degli amici del cuore). Bravissimi gli attori, seducente come non mai la
 bellissima Shailene Woodley, ambiguo Christopher Meloni, la Eva Green 
imbruttita colpisce, sorprende Shiloh Fernandez, indubbiamente efficaci 
tutti gli altri. Spesso dispersivo, ma di gran fascino. Voto: 6+
Labels:
Angela Bassett,
Christopher Meloni,
Dale Dickey,
Eva Green,
Gabourey Sidibe,
Gregg Araki,
Romanzo,
Shailene Woodley,
Sheryl Lee,
Shiloh Fernandez,
Sundance,
Thomas Jane,
Thriller drammatico
Jungle Cruise (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Prendete un'antica leggenda legata ai conquistadores, metteteci dentro 
situazioni tipiche di Indiana Jones e Pirati dei Caraibi, shakerate 
tutto freneticamente ed eccovi servito questo Jungle Cruise (che 
comunque s'ispira prevalentemente ad una celebre attrazione di 
Disneyland). La regia solida di Jaume Collet-Serra (abituato già a film 
d'azione come quelli già girati con Liam Neeson, Run All Night o L'uomo sul treno, ma non dimentichiamo Paradise Beach con Blake Lively) permette di avere un 
film dal ritmo serrato dall'inizio alla fine e ricco di momenti 
divertenti. La Disney sforna un prodotto accattivante che è anche 
politicamente corretto. Per fare questo sfrutta i grandi successi del 
passato e il carisma di Dwayne Johnson, perfetto per interpretare ruoli 
di questo genere (è affiancato da Emily Blunt nella ricerca del 
leggendario albero i cui petali possono curare qualsiasi ferita ed 
annullare ogni maledizione). Un po' troppa CGI qua e là, che crea un 
effetto a volte da videogame, ma nell'insieme l'operazione è riuscita. 
Riesce ad incarnare lo spirito del più classico dei film d'avventura, 
offrendo un intrattenimento e un interesse più che adeguato che è 
impossibile classificare come noioso o scialbo.
Voto: 6
Labels:
Andy Nyman,
Avventura fantasy,
Azione,
Commedia,
Disney,
Dwayne "The Rock" Johnson,
Edgar Ramirez,
Emily Blunt,
Jack Whitehall,
Jaume Collet-Serra,
Jesse Plemons,
Paul Giamatti
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
 

















