Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Sulla scia del revival vampiresco anni '90, caratterizzato più da
melodrammi che da horror veri e propri (dal Dracula di Coppola ad
Intervista col vampiro), John Carpenter decide di cambiare rotta
mostrando
creature decisamente meno eleganti, ovvero nella sua peggiore eccezione,
e cioè brutti, sporchi e cattivi. I
personaggi sono sempre quelli, quindi irresistibili (il duro dall'etica
inossidabile, comprimari buoni per la mattanza, nemici spietati), la
violenza è ben dosata e l'azione è gestita come ai tempi di Fuga da NY. Già vedere James Woods pestare il giovane prete ad ogni occasione,
per poi affidare a quest'ultimo il grilletto decisivo da premere al
momento giusto, è una licenza poetica che rende irrinunciabile la
visione, così come lo è l'onnipresente messa in discussione del
cristianesimo. L'unica vera
sbavatura è il rapporto fra Daniel Baldwin e Sheryl Lee (sensuale come non mai per l'occasione): al di là dei
risvolti finali alla Sam Peckinpah, viene costruito troppo
frettolosamente e
non è molto credibile. E resta forse un po' di delusione per la seconda
parte, molto lineare e
priva di quei guizzi di cui il film inizialmente è ricco, ma l'ennesimo
omaggio di Carpenter al western, ovviamente contaminato con altri
generi,
si lascia apprezzare. Perché è indubbio che il Carpenter migliore sia
da ricercarsi altrove (non si può mantenere sempre alta la qualità delle
proprie opere, vedasi Escape to LA), ma è altrettanto indubbio che il film, il quale non si
vergogna nel mostrarsi fin dall'inizio un B-movie senza nessuna pretesa,
sappia offrire un buon intrattenimento. Voto: 6,5
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