Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/03/2017 Qui - Il processo Eichmann fu uno dei pochi a definirsi giustamente "processo del secolo". L'obiettivo non era soltanto giudicare un uomo dei suoi crimini ma di far esporre al più vasto pubblico possibile la portata di tale crimini. Oltre a questo, la narrazione pone l'accento sull'atipico duello che si crea fra il mezzo televisivo ed Eichmann stesso. Sì perché The Eichmann Show: Il processo del secolo (The Eichmann Show), film per la televisione del 2015 commissionato dalla BBC e diretto da Paul Andrew Williams, che ha la particolarità di mostrare il dietro alle quinte della trasmissione (anch'essa televisiva) andata in onda a suo tempo in occasione del processo svoltosi in Israele nel 1961 dopo la cattura del criminale nazista avvenuta in Argentina, racconta infatti le diverse fasi del processo, visto dal punto di vista delle difficoltà tecniche, politiche, di contenuto mediatico che questa produzione (creata ad hoc per l'occasione) dovette affrontare per rendere al massimo (attraverso le immagini) la rilevante portata e posta storica in gioco in quel processo. Dapprima osteggiata dalle autorità israeliane, e poi accettata pur con qualche riserva, questa singolare occasione mediatica (curata per la regia da Leo Hurwitz, inserito nella lista nera del maccartismo e abilmente ingaggiato per l'impresa dal produttore Milton Fruchtman) divenne un evento mondiale che fu mandato in onda in 37 paesi e gareggiò per interesse, popolarità ed attenzione da parte del pubblico fruitore, con altri due eccezionali eventi che stavano tenendo col fiato sospeso la popolazione del mondo intero, la gravissima crisi della Baia de Porci che vedeva fronteggiarsi USA e Unione Sovietica (e che avrebbe potuto addirittura scatenare un conflitto atomico) e la storica impresa di Yuri Gagarin, il primo uomo lanciato nello spazio. Osteggiata anche dagli stessi ebrei era, che non credevano a ciò che gli sopravvissuti raccontavano, ma anche ai nazisti ancora rimasti che non volevano che un processo simile avesse neanche inizio. Ecco perché divenne così importante da essere considerato processo del secolo.
E così, tra le ossessioni dovute agli indici di ascolto e lo sgomento provocato dalle agghiaccianti testimonianze, The Eichmann Show diviene un prodotto assolutamente ben girato, un connubio di immagini d'epoca perfettamente inserite in una sceneggiatura rapida e curata, uno sguardo al passato attraverso l'occhio di una primordiale ma efficace regia televisiva. Il film infatti inserisce veri spezzoni del processo (compreso l'interrogatorio del procuratore generale Gideon Hausner, in bianco e nero), unitamente a riprese originali. Ma il film è importante soprattutto per il fatto che, ripercorrendo dall'interno quell'evento, il regista col suo sapiente lavoro di ricostruzione delle cose, pur non trascurando nemmeno il contesto criminale in cui ha agito Eichmann a proposito del quale fornisce un esauriente vademecum delle atrocità del nazismo, si concentra prioritariamente proprio sulle profonde frizioni che si crearono durante le riprese fra il produttore che intendeva privilegiare una visione soft che si limitasse a una cronaca il più asettica possibile dei fatti, e il regista che non si capacitava invece di come si potesse restare imperturbabili di fronte alle terribili accuse e ai devastanti racconti dei sopravvissuti. Non potendo imporre fino in fondo la sua idea, Hurwitz cercò comunque di farci percepire tutta l'indignazione da lui provata, soffermandosi spesso (impietosamente) sui primi piani del nazista capaci di raccontare molto delle sue perversioni criminali. Documento dunque imprescindibile questa attendibile "ricostruzione" di Paul Andrew Williams, che nella realtà è divenuto il primo ufficiale sull'Olocausto, affidata alla efficace interpretazione di Anthony LaPaglia (A Good Marriage) e Martin Freeman (star di Sherlock) da vedere per conoscere meglio e più da vicino un pezzo importante della Storia ed aiutarci così a non dimenticare. Voto: 6,5