sabato 16 marzo 2019

The Divergent Series: Allegiant (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2017 Qui - Allegiant, un titolo che assieme a Divergent ed Insurgent (di cui trovate la recensione qui) sicuramente genera una certa curiosità anche solo a sentirlo per la prima volta, per chi invece ha visto gli altri due episodi, un film che cattura la voglia di vedere il proseguo della storia, vista la buona (ma non eccelsa) qualità dei due episodi predecessori. Ma non so se dipende da una grossolana e spartana trasposizione dai libri da cui la serie è tratta, però in questo episodio si perde tutto ciò che di positivo avevo visto fino ad ora. Aleggiano, prevedibilmente, l'aria stantia e la calma piatta proprie della puntata interlocutoria, di transizione, di preparazione alla gran "battaglia finale" che, presumibilmente, vedremo nel capitolo conclusivo, Ascendant. La sceneggiatura è infatti a tratti raccapricciante con certe svolte davvero assurde o contorte. E anche se nel complesso si percepisce uno sforzo registico maggiore per mano di Robert Schwentke, ci sono difatti alcune buone soggettive e più movimenti di macchina, un uso dei colori più importante, c'è più fantascienza insomma, i momenti ridicoli sono davvero molti, colpa forse della fonte da cui proviene lo script, che mai ha davvero sorpreso o spiazzato. Perché The Divergent Series: Allegiant, film del 2016, ambientato nuovamente in un futuro distopico post apocalittico, è un concentrato interessante ma senza polpa, che quasi sembra spegnere qualsiasi scintilla accesa nei due precedenti capitoli. Dato che in Allegiant, come anche la trama (che in certi momenti coinvolge completamente lo spettatore, altre volte sembra ingolfarsi e annoiarlo) ci dice, diverse cose sono pure ed altre contaminate. Poiché anche se le ambientazioni e molti effetti speciali meritano sicuramente una lode, assieme agli sceneggiatori, poco o niente funziona davvero, a partire proprio dalla trama stessa, sicuramente pochino affascinante ma deludente.
Trama che ci porta di nuovo a Chicago, dove Tris e Quattro, dopo aver distrutto il regime che li opprimeva, si trovano a dover affrontare un nuovo ordine, non meno inumano del precedente, che li spinge ad andare al di là delle barriere. Il mondo che trovano, ancora una volta non è dei migliori. Scoprono infatti di aver vissuto in una bolla, un esperimento, costantemente tenuto d'occhio. Il loro era il tentativo di riportare la razza umana all'originaria purezza, dopo troppi anni di ingegneria genetica che hanno contaminato le persone e avvelenato il pianeta con guerre spietate. Ora la Terra è un luogo proibitivo, solo alcuni grandi centri tecnologicamente avanzati rimangono vivibili. Lì l'elitè cerca di ritornare alla normalità. Tris e la sua divergenza potrebbero essere il segreto di un ritorno alla purezza originale, lei è l'eletta ma dovrà guardarsi da come il potere desidera manipolarla. Insomma, pochino discreta ma dannatamente non originale, poiché appisolata la messa in scena, pur inframmezzata da "soluzioni" visive digital-kitsch e mosce, dimenticabilissime scenette action di raccordo, a caratterizzare l'opera, oltre alle necessarie immancabili dosi spicce di avventure in salsa teen, sono infatti la confusione, l'approssimazione narrativa. La narrazione difatti subisce un affossamento. Ammara la trama, infatti, nelle stagnanti acque d'implausibili risibili passaggi, ovviamente fondamentali per quelli successivi, tra le altre cose, ma un cattivo di rara stupidità come questo, interpretato dal malcapitato Jeff Daniels, mega-direttore con licenza di uccidere ogni barlume d'intelligenza, non si era mai visto.
In più Tris (quasi una pallida comparsa a raffronto dell'interpretazione data da Kate Winslet nei film precedenti)  perde di carisma, magnetismo e fascino, diventando una sorta di collaborativo "cricetino" da laboratorio alla mercé proprio di questo nuovo, insipido cattivo. Un cattivo inutile e del tutto non convincente, o meglio non convince l'ideale che lo spinge ad essere (almeno sulla carta) cattivo, cosa lo renderebbe tale? Rapire bambini e cancellar loro la memoria? Generare dissidi e morte all'interno di Chicago? Tentare di uccidere i protagonisti? Senza dubbio sono tutte ragioni valide per dipingere l'antagonista molto ma molto cattivo, ma nel film non emerge il suo ideale, qual'è lo scopo per cui agendo in questa maniera, dal suo punto di vista, le cose funzionerebbero meglio? Ecco nel film manca approfondire l'ideale del villain. Non manca neanche qualche incongruenza, come quella della "purezza" genealogica, all'inizio lei unica, poi ci sono tanti altri fuori, insomma un mezzo casino assieme alla narrazione che sistematicamente piomba nel caos, tra puri e danneggiati, un mondo radioattivo, soldati che rapiscono a caso bambini dalle loro famiglie e un finale ridicolo, quasi un dejà-vù parodia del primo capitolo con il solito fastidioso Peter, che sembra incapace addirittura di morire e liberarci della sua sgradita presenza. A proposito una piccola nota anche nei confronti dello sviluppo (si fa per dire) del suo personaggio, in Divergent si spaccia per buono poi si scopre che in realtà è un opportunista e collabora con i nemici, in Insurgent sembra pentito e si spaccia per buono, poi si scopre che in realtà è un opportunista e collabora coi nemici. In Allegiant Peter sembra buono ma poi collabora coi nemici e si scopre che è opportunista, insomma questo personaggio o lo si elabora di più o forse meglio toglierlo? o no? Mistero e delusione per un film poco action e poco avvincente, quasi per niente.
Il racconto poi, allineati fatti, cose e personaggi, procede di rivelazioncina in rivelazioncina, seconda la (imperante) logica del superamento dei livelli peculiare dei videogame. E così, sorpresa delle sorprese (e roba mai sentita, tipo in altri titoli simili), s'apprende della natura di "esperimento", riguardo la città e la sua suddivisione in fazioni. Più altre amenità varie, attinte un po' qua un po' là, messe a casaccio, come i simpatici (già detti) vaneggiamenti su "sanità genetica", purezza della specie, pecore e pastori, approvvigionamento della materia prima (umana). Benissimo anche (in tono ironico ovviamente) l'alone di mistero che circonda anche questo episodio per tutti i 110 minuti, dato che avrei preferito avere (perché bisogna pur darle) spiegazioni esaurienti e non procrastinare il tutto al prossimo episodio. Ammorbanti inoltre gli stucchevoli intermezzi sospirosi (bacetti casti casti, pure con malcelato disgusto reciproco, parrebbe) tra il perennemente accigliato-serioso Theo James (che non basta a migliorare le sorti del film) e Shailene Woodley (sembra proprio infatti che gli stessi attori, tanto convincenti nel primo episodio, abbiano perfino smesso di credere nei loro ruoli). Proprio quest'ultima, sempre più improbabile eroina, lei che non riesce ad andare oltre la modalità-occhi sgranati (mentre a una sprecatissima Naomi Watts basta un battito di ciglia per recitare e divorarsi cotanti giovincelli). Alquanto incomprensibile, eppure le affidano tal ruolo, e naturalmente le "moraline" d'accatto (non si possono categorizzare gli essere umani e bla bla bla) nonché grido e propositi di battaglia, posti in chiusura per accrescere l'hype di quello che verrà. Avverrà, banalmente, che è tutto già visto, come gli scenari post-apocalittici di deserti inospitali e rosse piogge acide, come i cambi di alleanza e gli imprevedibili inganni e tradimenti (ma "povero" Miles Teller, costretto alla macchietta), come il preannunciato trionfo di chi sta dalla parte giusta. Insomma non proprio eccezionale, carinissima è invece Zoe Kravitz (figlia d'arte) già "ammirata" in Mad Max: Fury Road, anche se nel complesso comunque, questo rimane un film da vedere (aspettando l'ultimo o ultimi capitoli finalmente finali), ma sicuramente non da rivedere. Voto: 6