mercoledì 6 marzo 2019

San Andreas (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/04/2017 Qui - Ammetto di avere una certa predilezione per Dwayne Johnson alias The Rock, credo anche di non aver mai nascosto questo, in ogni caso le aspettative per San Andreas, film catastrofico del 2015 diretto dal quasi sconosciuto Brad Peyton, autore non proprio eccelso, anzi, a stento si salva solo Viaggio nell'isola misteriosa (con lo stesso protagonista principale), erano abbastanza elevate, anche se ovviamente non m'aspettavo un capolavoro. Attese che purtroppo sono state, almeno in parte, disattese, anche se inaspettatamente questo film in ottica di genere è un film catastrofico onesto e ben fatto, certo, come opera filmica vale poco, resta il "divertimento". D'altronde il film dà quanto promette, perché nonostante una sceneggiatura come ovvio prevedibile, e nonostante si capisce che rimane un B-movie, dove le scemenze vanno anche loro fuori scala come le scosse, sia scemenze dette, che scemenze fatte, che scemenze scientifiche di vario tipo, San Andreas (che ovviamente si riferisce alla faglia di Sant'Andrea, ed essendo un catastrofico, si capisce che per Los Angeles ma soprattutto per San Francisco saranno cavoli amari) è un catastrofico più che sufficiente e fatto anche abbastanza bene. Difatti senza soffermarsi troppo sul comunque pessimo script di Carlton Cuse (Lost), se no non si capisce nulla, in questo film infatti ci si "godono" le catastrofi e le sfighe varie e si passano un paio d'ore, finita lì. Certo, per la qualità, se fossi andato al cinema sarebbero stati soldi sprecati, era consigliabile perciò (come ho fatto io) aspettare il passaggio tv, ed è così che l'ho visto.
Visto soprattutto perché mi piace tanto il genere catastrofico, anche se un po' inflazionato negli ultimi anni. Ad esempio ho trovato godibile 2012 (di Roland Emmerich, in cui uno dei momenti più godibili fu senz'altro la fuga da Los Angeles, fra pezzi di California che si alzavano come le zolle di uno stadio e aerei che facevano lo slalom fra i grattacieli che crollavano), ancor di più The Day After Tomorrow, uno dei migliori se non addirittura il migliore di sempre (insieme probabilmente come spettacolarità con Dante's Peak), e non mi è dispiaciuto neanche The Wave (primo disaster movie scandinavo), anche se, come tutti essendo la strada già scritta, a tratti un po' banale. Anche questo film, comunque e nonostante mi sia in ogni caso un pochino piaciuto, quanto a banalità, li batte tutti. L'idea di base non sembrava male, centrare tutto un film sul "Big One" (anche se uno simile della Asylum l'hanno fatto, San Andreas Quake, francamente molto ma molto peggiore di questo e tanti altri davvero inutili), il super-terremoto che dicono, prima o poi, colpirà le coste della California, ed in particolare San Francisco. Ma sin dalle prime battute il film non è all'altezza delle aspettative.
A Hollywood devono aver pensato che fosse una buona idea prendere gli stessi ingredienti di altri film simili (dato che somiglia tranquillamente a tanti altri, semplicemente ingigantendo qualsiasi cosa all'inverosimile, trascurando in effetti solo la coerenza, che spesso non c'è), frullarli e farne un film a sé. Anche se contrariamente a quanto sarebbe stato lecito aspettarsi, il risultato non è poi così disprezzabile. Sempre premettendo che la trama è solo un pretesto, lo spessore dei personaggi è pari a zero (Paul Giamatti è qui al suo minimo) e chi ha scritto i dialoghi meriterebbe la fustigazione sulla pubblica via (come qualcuna meritava ad Approdo del Re). Da segnalare anche un cameo di Kylie Minogue. Ma come detto se si perdonano queste pecche (e i tanti cliché), si possono però apprezzare i non indifferenti pregi di un film il cui unico scopo è quello di intrattenere. Il ritmo, complice una lunghezza non eccessiva, si mantiene elevato dall'inizio alla fine, da quando super-palestrato Dwayne Johnson guida l'elicottero e si occupa di soccorsi, e, primo cliché, sta divorziando dalla moglie e va d'accordo con la figlia, molto meno con il futuro coniuge della ex moglie. Nel giro di mezz'ora poi, ai primi scossoni, di terremoto, il film quasi crolla su se stesso.
Il protagonista si impossesserà di un elicottero della "protezione civile" per uso personale, salverà la moglie (e che moglie, la stupenda e sexy Carla Cugino) unica sopravvissuta da un grattacielo che sta crollando. Riuscirà tranquillamente a mettersi in contatto con la figlia, nel frattempo abbandonata dal cattivo nuovo marito (che, ovviamente e fortunatamente, sarà liquidato poco dopo, Ioan Gruffudd, l'uomo elastico dei Fantastici 4). Arriverà a San Francisco con vari mezzi (elicottero-auto-aereo-paracadute-gommone con tanto di arrampicata dello tsunami e viaggio tra i detriti). Riuscirà a trovare facilmente la figlia in una città di un milione di persone (San Francisco) pur senza telefono, grazie allo "stesso modo di pensare". Nel frattempo la figlia (e che figlia, ancor più stupenda e sexy della madre, una meravigliosa Alexandra Daddario, che alla vista un terremoto già si produce) ovviamente si è consolata con un bel ragazzo incontrato per strada, ed è sfuggita a diversi crolli e devastazioni che a malapena li scalfiscono. E tra grattacieli che si sfaldano e tanto altro, si arriva quindi abbastanza faticosamente al finale dove la famiglia perfetta si ricongiunge, e, dopo un quasi annegamento con "RCP" tardiva e miracolosa, vissero tutti felici e contenti. L'ultima scena purtroppo è infine rappresentativa della profondità dei dialoghi di tutto il film, retorico e dannatamente "Americano".
Quindi direte voi, cosa ti è piaciuto? il sonoro e il montaggio sonoro, la sceneggiatura (che nonostante tutto, anche grazie al cambio di prospettiva e qualche iniziale originalità) accettabile, gli effetti speciali sono fatti bene (notevole la resa dell'acqua), su quell'aspetto difatti il film è buono, ed anche le musiche non sono male, ma manca di trama (comunque a tratti insensata), personaggi e azione, personalmente sapevo di vedere un film così, ma pur partendo con quell'aspettativa mi ha un po' effettivamente deluso. Comunque nonostante quello che si potrebbe pensare, Dwayne Johnson ci mette impegno ed una certa qualità recitativa, Brad Peyton si dimostra sufficientemente all'altezza di un prodotto dove le scariche di adrenalina sono tutto, si diverte con i piani sequenza (digitali) e dimostra una buona attenzione per lo spettacolo, anche se avrebbe potuto fare qualcosa in più (molto di più). Certo, dovete accettare l'idea che in situazioni dove ogni secondo è prezioso, i personaggi si mettano a filosofeggiare su famiglia, sentimenti e quant'altro, non dovete poi storcere la bocca di fronte alla apparente indistruttibilità di Johnson, roba che, al confronto, Superman o Capitan American gli fanno un baffo, ma, in fondo, San Andreas mantiene (almeno in larga parte) quello che promette, un divertente (seppur non eccelso e probabilmente inutile o inverosimile) giro sulle montagne russe. Ma se per quelle due ore non pretenderete altro, ne uscirete (a fine visione) moderatamente soddisfatti (ma non troppo). Voto: 6