Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/05/2017 Qui - Parto subito dicendo che The Accountant, film del 2016 diretto da Gavin O'Connor, è un film senza molto senso ed anche troppo lungo ma che si lascia tranquillamente vedere. Dato che il film riesce a trovare la giusta commistione tra azione, thriller, disagio psichico e, in conseguenza, familiare. Infatti, The Accountant tratta un tema delicatissimo e da almeno trent'anni attualissimo, l'autismo. Ma, come è spesso avvenuto nelle finzioni cinematografiche che hanno trattato questo tema, tra tutti Rain Man (1988) di Barry Levinson, con due eccezionali e straordinari Tom Cruise e Dustin Hoffman, che ha vinto tutto quello che c'era da vincere (compreso l'Oscar 1989 come miglior Film) l'autismo assume una connotazione da super-poteri, di qualità mentali-geniali, di capacità fisiche e intellettive che pochi esseri umani posseggono, insomma, qualcosa che raramente esiste nella drammatica realtà quotidiana di una delle peggiori malattie mentali dei nostri tempi, che strappa impietosamente la persona (bambino o adulto che sia) dalle relazioni socio-familiari e relazionali-affettive, che la isolano dentro una cappa di vetro infrangibile e invalicabile. Eppure nonostante la poca credibilità questo è un discreto e originale action-thriller, grazie soprattutto alla sceneggiatura e storia, tanto originali quanto coraggiose nonché efficaci. La storia interessante, che ha molti flashback e déjà-vu, che narra di Christian Wolff (Ben Affleck), un genio matematico che ha più affinità con i numeri che con le persone, che lavora sotto copertura in un piccolo studio come contabile freelance per alcune delle più pericolose organizzazioni criminali del pianeta. E nonostante abbia la Divisione anti-crimine del Dipartimento del Tesoro alle costole, Christian accetta l'incarico di un nuovo cliente, una società di robotica dove una delle contabili ha scoperto una discrepanza nei conti di milioni di dollari. Ma non appena Christian (che ha imparato benissimo a difendersi e non solo) inizia a svelare il mistero e ad avvicinarsi alla verità, il numero delle vittime inizia e continuerà a crescere.
Questa è insomma la cornice criminologica all'interno della quale scorre una narrazione ritmata, intrigante, veloce, imprevedibile, con colpi di scena interessanti, con action spesso catartici che rilassano ed empatizzano lo spettatore. Grazie alla straordinaria immedesimazione del protagonista, difatti l'utilizzo del disagio psichico nella costruzione di sceneggiature è stato più volte sfruttato e ovviamente la capacita degli interpreti di immedesimarsi nei soggetti disturbati determina in gran parte la riuscita o meno del lavoro, e qui la definizione dei personaggi autistici è di una delicatezza e di un'accuratezza tale che solo il mitico già citato Rain Man è di superiore realizzazione, ovviamente secondo me, e quindi su questo punto la pellicola funziona egregiamente. In più, il cast di attori hollywoodiani è ottimo e tiene benissimo il ritmo e la successione delle scene, che talvolta, però, traslano inaspettatamente lo spettatore da un momento storico-narrativo ad un altro, senza preoccuparsi molto della continuità narrativa e cinematografica che deve avere una sua coerenza predatoria per tenere lo spettatore attaccato a sé. Però malgrado questa pecca (che probabilmente solo i "patiti" del genere possono cogliere), il film fa certamente presa sullo spettatore.
Questo perché la sceneggiatura (comunque alquanto stramba) è impeccabile, poiché anche se la trama ha evidentemente lo scopo di tenere avvinte le platee minorenni devote ai generi splatter e playgame, tutto procede come l'innesco di una bomba, ma ben costruita, difatti nonostante il "videogioco" che serve da "trama" all'ordito del bel racconto, il film è da vedere e certamente non deluderà, malgrado qualche critica eccessivamente esigente che guarda sempre il dito piuttosto che la luna. Film che partendo da una famiglia disastrata, padre madre e due figli di cui uno con disturbi poi conosciuti come autistici, ci si trova piano piano introdotti in un sistema di "contabilità deviate", finendo in mezzo a scontri tra polizia e malavita dove inaspettatamente troviamo il ragazzino autistico, ormai adulto, a farla da padrone, grazie proprio alle sue doti ed ai suoli limiti. La difficoltà per i genitori ed il loro differente modo di affrontare il disagio del figlio, il complicato rapporto con le istituzioni, l'iniziativa di un medico che dedica tutta la vita ad aiutare questi ragazzi, tutto approfondito quel tanto da farci comprendere la situazione emotiva di comuni persone seppur inserito (benissimo) in un contesto tutto azione, vendette e indagini poliziesche.
In parallelo a questa comunque delicata (divertente e spiazzante) storia, seguiamo una short story, meno riuscita, ma egregiamente comunque tenuta in sesto da due comprimari di alto rango, J. K. Simmons e Cinthia-Addai Robinson, quest'ultima più che discreta. Accanto a Ben Affleck invece (finalmente risorto dalle sue ceneri), perfettamente in parte, nel ruolo della "secchiona" che scopre ingenuamente un imbroglio colossale, da 62 milioni di dollari (che per questo mette a repentaglio la sua vita) c'è Anna Kendrick, comunque non proprio eccezionale. In ogni caso se la storia non vi è chiara, con tempi scenici giusti ed appropriati flashback (funzionali il giusto), riusciamo a risalire allo sviluppo della storia, e con non poche sorprese (soprattutto nel finale), mai frasi scontate o forzate e una certa capacità a non scadere nel melodramma facile facile, con momenti di vera emozione alternati ad altri di azione pura. Insomma davvero affascinante, soprattutto perché riuscire a soddisfarmi quando all'interno dello stesso lavoro trovo emozione e gran uso di sparatorie, be' non è facilissimo, probabilmente mi esalto davanti a semplice ma ben articolata action con sparatorie a go-go e mi sta bene, ma finisce lì, qui invece discretamente entrambi.
Determinanti sono stati gli interpreti, primi tra tutti due ragazzini che diretti sapientemente hanno saputo esprimere il meglio possibile con sguardi e movenze degne di grandi attori, e poi (come detto) volti noti al grande pubblico che una volta di più hanno confermato le loro doti. Anche se Simmons è sprecato e l'incontro tra i due è patetico, però nonostante inutili e prolissi spiegoni, nonostante la prevedibilità del colpo di scena, è addirittura anche un thriller sufficientemente divertente. Davvero un bel film (non eccezionale sia chiaro), un film sicuramente di puro intrattenimento ma fatto come si deve, certo, un po' esagerato come trama, ma il tutto scorre via benissimo, si fa guardare molto volentieri e credo che (incredibilmente) Ben Affleck abbia trovato il suo ruolo perfetto, dato è perfetto per questa parte con la sua espressione mono-faccia. Da segnalare comunque l'ultima sequenza nella casa di cura, che è davvero una piccola perla. Tra gli attori invece da segnalare la presenza di John Lithgow (Una famiglia del terzo tipo) e Jon Bernthal (ex Shane Walsh nella serie tv The Walking Dead). In conclusione, anche se alla fine la mia idea è che per tentare di essere almeno un po' originali abbiano osato un po' troppo finendo per essere anche un po' (involontariamente?) umoristici, grazie però alla discreta regia, alla deliziosa Kendrick e qualche trovata interessante (e quindi alla fine, va bene) è un film che consiglio, anche se non dovreste aspettarvi la luna. Voto: 7