Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/05/2017 Qui - Mi aspettavo un film storico/politico che raccontasse gli orrori della dittatura di Pinochet in Cile dopo il golpe del 1973, un film che raccontasse di quel periodo oppure la storia dei giovani di quel periodo, della loro voglia di libertà, un po' come fece Pablo Larraín nel bellissimo No: I giorni dell'arcobaleno, invece inaspettatamente la partenza impegnata lascia presto il posto a un film di genere (che a sorpresa convince sufficientemente), dato che Colonia, film del 2015 diretto da Florian Gallenberger, partendo dal colpo di stato successo in Cile nel 1973 racconta, attraverso la love story tra due giovani ragazzi, una delle pagine più nere della storia contemporanea, che assolutamente non conoscevo direttamente, avrò forse sentito qualcosa ma non ricordo, comunque sullo sfondo del golpe cileno il film racconta la storia di due tedeschi segregati nella Colonia Dignidad (titolo originale della pellicola), intesa come luogo di reclusione assoluta dove venivano reclusi e torturati i prigionieri del regime e dove la libertà diveniva solo un lontano ricordo ed un irraggiungibile sogno, insomma un vero lager. Colonia Dignitad infatti, che in apparenza era soltanto una setta religiosa che viveva in disparte dal resto della società seguendo dogmi diversi, gestito da un pastore tedesco, Paul Schafer detto Pius, era in realtà un luogo di tortura e imprigionamento di molti detrattori e nemici del governo dittatoriale di Pinochet. Lo stesso Pius era un ex militante nazista che trovò rifugio in Cile e collaborò con la polizia militare di Pinochet che gli procurava gli "ospiti", dapprima torturati e poi impossibilitati a lasciare la comunità-lager. Insomma qualcosa di davvero terrificante e sconvolgente, che risulterà ancor più nei titoli di coda, quando risulterà evidente la drammaticità dei fatti, dei suoi sviluppi e quello che hanno subito tante persone, tanti innocenti bambini, l'indignazione è grande.
Come spesso accade quindi per tutti i film tratti da fatti realmente accaduti, per poter essere raccontati, questi hanno ovviamente necessità di una storia parallela che è stata, secondo me, correttamente individuata nel classico rapporto sentimentale che unisce due persone spingendole a rischiare tutto, compresa anche la propria vita. Una scelta, quella di usare l'espediente della coppia, che sarà anche molto convenzionale ma bisogna ammettere che qui funziona benissimo e il tutto si lega in maniera sufficientemente verosimile nello svolgersi della vicenda. Il film dunque (dai tratti misti caratterizzato da scene intense sia drammatiche che di azione decisamente ben interpretato da tutti i protagonisti ma soprattutto da Emma Watson che, protagonista principale del film, riesce ad interpretare una ruolo maturo particolarmente variegato e complesso che la stacca definitivamente dai precedenti ruoli di carattere decisamente più statici ed adolescenziali, nonostante sempre le medesime smorfie) decide di riportare i riflettori su questo tragico evento e lo fa seguendo gli schemi più consueti e mainstream, ovvero raccontando l'orrore attraverso l'ingenuità e la fragilità di una giovane coppia di amanti tedeschi. Seguiamo cosi la storia di Lena che lavora come hostess e Daniel (Daniel Bruhl), un fotografo politicamente attivo in Cile. Entrambi innamorati del Paese sud americano, si trasferiscono a vivere insieme per appena quattro mesi quando scoppia il caos. C'è il colpo di stato, inizia il calvario dei desaparecidos e centinaia di persone vengono arrestate nelle strade senza apparenti motivi. Anche loro due vengono portati in carcere ma mentre la giovane viene liberata, il ragazzo sarà identificato come sostenitore del partito di Allende e viene ulteriormente allontanato. Lena scoprirà in seguito che il suo fidanzato si trova in un luogo isolato al sud del Paese, all'interno di una comunità religiosa nota come Colonia Dignitad e deciderà di unirsi a loro con lo scopo preciso di ritrovare Daniel e salvarlo. Poco dopo essersi unita alla setta però, imparerà che nella comune regna l'austerità più dogmatica e la violenza, e dopo aver scoperto molto altro di crudele e indecoroso e aver infine ritrovato il suo amato, metteranno a punto un piano per evadere da quella prigione a cielo aperto e denunciare la comunità dell'orrore attraverso foto-documenti, e ci riusciranno.
Proprio il finale risulta così la parte più adrenalinica del film, e quella che si distacca maggiormente dal resto della pellicola (forse troppo). Ricca di suspense, colpi di scena, inseguimenti mozzafiato riesce perfettamente a mantenere alto l'interesse dello spettatore, a motivarlo ed emozionarlo difronte alla continua odissea dei due superstiti, anche se a dir la verità la stessa storia (ovviamente completamente inventata e volutamente spettacolarizzata) viene e diviene troppo romanzata e forzata, risultando essere a volte poco credibile e addirittura noiosa. Il regista tedesco Gallenberger infatti, nonostante abbia vinto un premio Oscar per il miglior cortometraggio nel 2000, ci espone una serie di situazioni talmente irreali da risultare più adeguate ad un action movie, piuttosto che ad un film tratto da una storia vera. Lo svolgimento difatti finisce troppo per concentrarsi sulle vicende della coppia in fuga dalla colonia, sull'animo operativo ed efficiente di Lena, che certamente sa andare oltre le vicende politiche, che scorge il cinismo dei compagni di lotta in clandestinità che non muovono un dito per aiutarla a liberare il suo amato, ma che finisce per risultare poco ridicolmente credibile. Ma Colonia proprio per la storia in sé, è indubbiamente uno di quei film che ti catturano, ti appassionano e ti feriscono volente o nolente rimanendo impressi. Non si riesce a restare indifferenti davanti alla brutale storia che ci viene mostrata sui nostri schermi ed inevitabilmente si crea un senso di empatia e legame con la protagonista Lena e tutto ciò che si vede costretta a sopportare e subire nella comunità lager.
Certamente come detto o forse no (anche se credo di avervelo fatto capire), la pellicola presenta alcune lacune narrative e alcuni passaggi non sono ben legati (o spiegati tra loro), ma nel complesso il film risulta funzionale, ti colpisce, ti stringe il cuore, ti emoziona pur con tutti i suoi difetti tecnici. Daniel Bruhl ruolo dopo ruolo diventa un attore sempre più maturo e convincente (più che in Captain America: Civil War), qui veste bene i panni di un semplice simpatizzante del partito sbagliato che viene arrestato e torturato e si ritrova a lottare per sopravvivere. Buona anche la performance della giovane Emma Watson (certamente meglio che in Regression), qui in un ruolo più adulto e maturo che le si addice ma senza risultare pienamente convincente, causa della sua faccia ancora dai caratteri adolescenziali (anche se qui qualcosa in più di lei, bellissima ragazza, vediamo), riesce tuttavia a reggere praticamente da sola un ruolo impegnativo e difficile come quello di Lena che per amore sacrifica la sua libertà aderendo alla setta. Sadico e ambiguo quanto basta Michael Nyqvist spicca e risulta senza ombra di dubbio convincente, portando in scena egregiamente il personaggio di Pius, spietato manipolatore di masse ed esecutore di vergognosi abusi su minori. La sceneggiatura mantiene sempre un buon ritmo, senza appesantire eccessivamente ma nemmeno annoiare lo spettatore con buone dosi di suspense e mistero, sentimento e violenza. In definitiva si tratta di un'opera ambiziosa e riuscita che sfruttando un linguaggio cinematografico sicuro (una love story segnata dal destino) riesce a scavare nelle ferite ancora aperte della Colonia della Dignità Cilena mettendo in risalto la vera natura del posto. Dato che il grande merito di questo film è di aprire la sensibilità nei confronti di questa tragica vergogna. Per tirare le somme della mia impressione quindi, anche se nello svolgimento il film risulta sempre più sfocato, un thriller più sentimentale che storico-politico, è un film che va avanti abbastanza diligentemente e si lascia vedere con una discreta attenzione, grazie alle grandiose e sconcertanti premesse iniziali e quelle finali. Un film che non può lasciare indifferenti e ti colpisce dritto al cuore. Per me è assolutamente consigliabile, da vedere e riflettere. Voto: 7