Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/05/2017 Qui - Un film mai distribuito in Italia ("acquistato" da Sky ad inizio maggio 2017), e non si sa perché, visto che The Meddler (2015), della giovane regista americana Lorene Scafaria, qui alla sua seconda prova, è una gradevole, deliziosa e malinconica commedia, in cui la settantenne Susan Sarandon, più in forma che mai (merito anche del ruolo frizzante, originale e pieno di sfumature offertogli dalla regista), interpreta una vedova alle prese con il vuoto incolmabile lasciato dal marito defunto e una figlia che, anch'essa profondamente scossa dalla perdita del padre, nonché dalla fine di un rapporto travagliato, fatica a comunicare con la madre. Poiché senza dubbio la relazione fra madre e figlia rappresenta una delle tematiche portanti del film, anche se non l'unica. La brillante commedia della Scafaria infatti sfrutta le pieghe nascoste della sceneggiatura per trattare temi importanti come la solitudine, l'elaborazione del lutto e il dazio imposto dal tempo che passa. Ma riesce anche a fornire un eccellente e dolce-amaro strumento di "compensazione", o quantomeno di astuto bilanciamento delle parti, nel momento in cui si concede timidi slanci di ottimismo e calde rievocazioni di affettuosi momenti familiari. Difatti il difficile rapporto con la madre (preso probabilmente spunto da i trascorsi della regista) viene sviscerato con levità di tocco, sebbene il ventaglio dei sentimenti rappresentati sia assai delicato, e a tratti fortemente drammatico. E riuscire a farlo, ovvero ottenere delle atmosfere agrodolci efficaci, trattando questioni tutt'altro che leggere, non è semplice come si potrebbe di primo acchito pensare. Bisogna lavorare di fioretto e muoversi sulla linea di un equilibrio molto precario, e solo degli attori di razza possono garantire un risultato soddisfacente, come qui è successo.
Comunque questa vivace, garbata, delicata e ricca di tematiche interessanti commedia è incentrata su una madre, da sempre inguaribile ottimista, che dopo aver seguito la figlia (la bella Rose Byrne) a Los Angeles, cerca di godersi ciò che di bello la città ha da offrire, e di conservare un atteggiamento di disponibilità e apertura mentale verso tutto ciò che è nuovo. La tecnologia, ad esempio, è qualcosa che al contempo la incuriosisce e la affascina. Alla radio ascolta pezzi recenti di Beyonce, e si tiene allegramente al passo coi tempi in materia di cibo e gusti cinematografici. Addirittura organizza un matrimonio fra persone dello stesso sesso, trasformandosi in una sorta di adorabile Fata Madrina per un'amica gay di sua figlia. Insomma, non si può assolutamente dire che Marnie sia una persona che vive nel passato. Per lei infatti ogni secondo del presente ha un valore, e rappresenta un prezioso frammento di potenziale che non può assolutamente andare sprecato. Ma non appena Marnie si rende conto che la figlia (una donna complessa, ansiosa, piena di tic, paranoie e contraddizioni) sta faticando molto a superare il trauma, decide quindi di farsi carico dei suoi problemi e diventare un'implacabile e dolcissima "meddler" (in inglese: "impicciona"), per aiutare Lori a rimettersi in carreggiata. Nel frattempo inaspettatamente però si trova non solo a stringere nuove amicizie, ma anche ad innamorarsi di un poliziotto, interpretato da J.K. Simmons, l'unico "maschio" della vicenda. Dato che The Meddler, e non poteva essere diversamente, è un film fortemente al femminile, in cui vengono mostrate tutte le risorse di cui dispongono le donne, rispetto alle quali gli uomini rimangono a latere, come comparse mai davvero significative. La figura maschile è fuori campo, è una presenza fantasmatica che riverbera su tutto lo svolgimento della storia e traspare sotto forma di non-detto, fino ad incarnarsi in quel Randall Zipper, che saprà far rifiorire la frenetica protagonista. Protagonista interpretata splendidamente da Susan Sarandon, che nel suo "equilibrio" attoriale in questo film, dosa alla perfezione enfasi e malinconia, rimpianti, paura e voglia di andare avanti, l'attrice insomma riesce a ricreare sulla scena una lunga serie di sfumature emotive ed efficaci. Brava anche Rose Byrne, anche se merita un elogio J. K. Simmons (Oscar miglior attore non protagonista per Whiplash) che, con la sua fermezza e imperturbabilità, costituisce un ottimo contrappunto alla maldestrezza ed emotività di Marnie (Sarandon), che trova in lui un approdo sicuro per porre fine ad un girovagare forsennato ed infruttuoso. Al contrario di questo riuscito film che, non è sicuramente eccezionale, non è del tutto divertente, non è quasi per niente emozionante (o almeno non a massimi livelli) ma che con leggerezza, positività e delicatezza, si lascia tranquillamente vedere. Voto: 6+