sabato 9 marzo 2019

Elser: 13 minuti che non cambiarono la storia (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/03/2017 Qui - Un momento che non è entrato nei libri di Storia davvero per pochissimo, se George Elser non avesse fallito il suo intento, quello di uccidere Adolf Hitler. Sì perché, Elser: 13 minuti che non cambiarono la storia (Elser: Er hätte die Welt verändert), film storico del 2015 (andato in onda il 27 gennaio scorso su Rai2, e probabilmente ancora disponibile in streaming su RaiReplay) diretto da Oliver Hirschbiegel, da tempo trasferitosi oltreoceano, suo il celebre e pluripremiato "La caduta", con l'ottimo Bruno Ganz, opera che lo ha reso celebre dopo l'interessante "The Experiment" e prima delle meno riuscite incursioni nella fantascienza con l'imbarazzante "Invasion" e nel biopic con il neutro "Diana", che torna a girare in Germania dopo una parentesi di quasi dieci anni, racconta l'incredibile vicenda di uomo che seppe intuire, quasi 5 anni prima di Claus Schenk von Stauffenberg (un ufficiale tedesco che svolse un ruolo di primo piano nella progettazione e successiva esecuzione dell'attentato del 20 luglio '44 contro Adolf Hitler, e nel successivo tentativo di colpo di stato, purtroppo non riuscito), quanto quel movimento nazista rappresentasse un mostro che andava fermato decapitandone il vertice, come? piazzando una potente carica esplosiva da far detonare, mentre l'8 novembre 1939, Adolf Hitler tiene un discorso alla Bürgerbräukeller di Monaco. Georg Elser difatti avrebbe potuto cambiare il corso della storia mondiale e salvare milioni di vite umane se solo avesse avuto 13 minuti in più. In quel breve arco di tempo, la bomba che aveva assemblato personalmente sarebbe esplosa e avrebbe fatto saltare in aria Adolf Hitler e i suoi più alti collaboratori, decimando il futuro terzo Reich (invece di 8 persone presumibilmente innocenti). Ciò però non accadde perché Hitler lasciò la scena dell'attentato prima del previsto, lasciando Elser fallire miseramente.
Sulla storia di quest'uomo, nel 1989 fu girato un film, una coproduzione fra Stati Uniti d'America, Germania e Austria, diretto ed interpretato da Klaus Maria Brandauer, il titolo italiano era L'orologiaio, in inglese Seven Minutes (in riferimento ai minuti che permisero ad Hitler di salvarsi) e in tedesco Georg Elser, un nome che non appare nei testi storiografici più diffusi in Europa, e nella stessa Germania sono occorsi decenni perché venisse riconosciuto il suo ruolo nella resistenza al nazismo. Ma questa nuova opera del regista (dopo La Caduta), che torna ad occuparsi di quegli anni però non ha lo stesso rigore e si distende sui ritmi più classici di un biopic che alterna il presente della cattura e delle torture con il percorso compiuto da un giovane uomo che prende istintivamente coscienza della necessità di opporsi alla crudeltà di una tirannide spietata. Per questo Georg Elser per molto tempo è stato in bilico tra l'essere un terrorista o un eroe della resistenza. E' lui la vittima di un regime totalitario o un folle perseguitato da un carattere schivo e da problematiche personali che gli hanno fatto compiere un'azione più grande delle proprie possibilità? Per chi conosce la verità è sicuramente stato un eroe proprio perché uomo comune, incapace però di nascondere a se stesso l'evidenza del Male. Elser non ha cultura e non ha alle spalle neanche un gruppo organizzato (come la Gestapo pretenderebbe di fargli confessare non concependo che un uomo solo possa essere arrivato a tanto), è fondamentalmente un essere umano che non sopporta il sopruso. E così, Georg Elser viene arrestato e smascherato, acciuffato in modo elementare, quasi banale, di fronte all'artigianalità dell'attentato, si cela un piano certo rudimentale, ma a tutti gli effetti tecnicamente bene organizzato nella sua semplicità da parte di un timido manovale molto abile a costruire ordigni, ed in generale molto abile manualmente. Sotto torchio, torturato e vessato dai tedeschi, che ipotizzano complotti da parti di nemici stranieri, l'uomo non chiarirà mai completamente le ragioni del suo operato, e verrà assassinato nel 1945 a pochi giorni dalla disfatta del regime nazista. Elser: 13 minuti che non cambiarono la storia è comunque un film solido, di fattura un po' troppo standard che non procede certo con guizzi inventivi, preferendo la narrazione tradizionale, forse sin un po' piatta, con qualche concessione al flash back come massimo picco, tutt'altro che inventivo, per illustrarci il recente passato del celebre attentatore. Tra i meriti più evidenti del film, troviamo la scelta dell'attore protagonista, in grado di renderci alla perfezione la figura contraddittoria di un eroe per caso nemmeno troppo simpatico o trascinante, alludendo all'interpretazione molto valida di Christian Friedel, già notato ne "Il nastro bianco" di Haneke, il suo Elser dal volto impaurito come un topo indifeso, è l'emblema dell'uomo apparentemente qualunque, che agisce libero e cosciente, con individualità ed autodeterminazione per la salvaguardia dell'individualità, della creatività e della libertà di pensiero, minacciate tutte in quei tempi oscuri da un regime imperniato sulla violenza e l'oppressione, sull'obbedienza cieca e per nulla ragionata verso le folli idee di un dittatore pazzo ed incontrollato. Insomma un film storicamente interessante, crudo, che fa riflettere e pensare, e che tutti dovrebbero, almeno una volta, conoscere e vedere, anche se televisivamente parlando è solo più che sufficiente. Voto: 6+