sabato 2 marzo 2019

Trafficanti (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/03/2017 Qui - Basato su fatti realmente accaduti, Trafficanti (War Dogs), film del 2016 diretto da Todd Phillips è una ironica e divertente, anche assurda e demenziale commedia che, basata su un articolo scritto da Guy Lawson per Rolling Stone e successivamente pubblicato in un libro intitolato Arms and the Dudes, intrattiene, spiazza e diverte. Questo perché il regista è bravissimo a scegliere il registro giusto con cui raccontare questa tragicomica storia e soprattutto nel tratteggiarne i protagonisti. La tragicomica storia di due ragazzi (David Packouz ed Efraim Diveroli) che, sfruttando i bandi pubblici messi online dall'esercito degli Usa, diventano in breve tempo due affermati trafficanti d'armi. E quando finalmente riusciranno ad accaparrarsi uno da 300 milioni di dollari, la situazione precipiterà. Infatti, il successo e il denaro faranno perdere la testa ai due trafficanti, che si ritroveranno coinvolti in diversi pericoli. Ora potrebbe sembrare che questa sia una storia che senza dubbio definiremmo assurda quasi da commedia demenziale (d'altronde come detto un po' lo è) e invece è soprattutto una serissima storia vera. Una incredibile storia vera che, dalle ammiccanti luci di Las Vegas alle aride terre del medio oriente, passando per la fredda ed inospitale Albania, viene narrata con avvincente vena comica, misurate sequenze d'azione, un calibrato turpiloquio ed un'incalzante colonna sonora. Tutto molto efficace e sorprendente, se si pensa ai film ultimi del regista, parlo ovviamente della saga comedy (un po' scema anche se dannatamente divertente) che lo ha reso famoso al mondo intero, Una notte da leoni. In questo caso però non si butta sulla (sua) commedia completamente folle, ma scrive e dirige un film (visto su Infinity) più che discreto, estremamente ancorato alla realtà e anche leggermente "impegnato", se così possiamo dire, sotto alcuni aspetti, ma brillantemente gestito. Difatti si potrebbe intuire che il tutto, cioè il contesto estremamente serio, attuale e anche tragico in parte, venga ridicolizzato e banalizzato, invece Phillips in questo caso ci sorprende.
Il regista crea infatti una pellicola dai toni molto seri per la maggior parte. Parliamo infatti di un film in cui tutto è rappresentato in modo reale, la Giordania, l'Iraq, l'Albania e le zone di guerra sono realistiche e credibili nella loro assurda tragicità, e il regista riesce anche a enfatizzarne molti aspetti grazie proprio alla tecnica che usa, con una fotografia molto più scura o sporca in queste fasi rispetto a quella utilizzata nelle scene in America. Il commercio di armi fa ribrezzo per come viene raccontato e per quello che c'è dietro l'economia della guerra, per quanto alcune cose possano essere state semplificate per portare avanti più facilmente la storia. In mezzo a tutta questa rappresentazione così cruda il regista inserisce due dei "suoi" personaggi, cioè due ragazzi completamente folli e quasi fuori dal mondo. Qui sta un po' tutto il fulcro del film secondo me e sta il vero motivo per cui la pellicola è riuscita e perché risulti alla fine divertente e si possa ridere anche molto in alcune scene (come quella divertentissima parte dedicata alla rocambolesca 'missione' in Iraq a bordo di un camion scassato, resasi indispensabile per consegnare in tempo un carico di armi all'esercito americano, altrimenti bloccato dall'embargo). Riesce infatti a non ridicolizzare nulla del mondo che circonda questi due scemi, che sono l'unico motivo che induce comicità nel film. Certo non bastano solo due personalità di questo genere, è servito anche un montaggio comico ben fatto in molte scene, le giuste battute e i giusti tempi, la regia, i rallenty (forse un pochino troppi, ma la maggior parte sono azzeccati), la colonna sonora che stona completamente con la cupezza di fondo della pellicola. E ne è venuto fuori un crime interessante ed efficace sull'economia della guerra, con molte punte estremamente comedy.
Ma in ogni caso non è perfetto, e forse come detto alcuni passaggi sono troppo semplificati, visto che comunque si sta parlando di temi complicati in verità, ma il tutto risulta ben nascosto dietro la follia dei protagonisti. Troviamo quindi un Jonah Hill estremamente in parte che sembra un po' emulare ed enfatizzare il suo personaggio in The Wolf of Wall Street (film molto simile per alcuni aspetti ma estremamente diverso per molti altri). Interpretazione molto riuscita è insomma quella del nuovamente 'cicciottone' che vive sotto l'ombra di Scarface (le citazioni si sprecano, ad iniziare dalla stessa locandina) e che viene rappresentato come un ipocrita, egoista e che non ha il minimo interesse nei confronti di qualsiasi cosa che non sia lui stesso. Dall'altra parte il personaggio di Miles Teller è forse più debole, ma comunque sufficientemente interpretato per quanto mi riguarda. La storia prosegue quindi raccontandoci molto anche del rapporto tra questi due "buddies" prendendo una piega inaspettata. Quello che infatti più rimane alla fine del film, oltre che i vari temi sulla guerra e sul traffico e quant'altro, è la loro (non) amicizia. E' quello che mi colpisce di più e se in "The Hangover" e nei suoi precedenti film l'amicizia maschile, che a lui tanto piace raccontare, era un unico "branco", qui è raccontata in maniera molto meno positiva, molto più deprimente e forse anche molto più realistica.
Ma nonostante mi sia piaciuto e nonostante è riuscito (ma no al 100%), è comunque un film imperfetto, poiché non sfrutta le potenzialità della trama e i personaggi sono un po' semplificati (tra cui la bellissima Ana de Armas, uno dei motivi però per cui vale la pena vederlo), e le figure di secondo piano poi, sono troppo macchiettistiche o appena tratteggiate (tra cui un bravo Bradley Cooper, senza dimenticare un gustoso cameo di Dan Bilzerian). Trafficanti, quindi non entrerà nella storia, ma il regista fa dignitosamente il suo lavoro perché la storia regge. In più, se pensiamo che è tratto da una storia vera, invita a riflettere sul tema della guerra e della vendita delle armi, anche se la molteplice ossessione per la riuscita dell'affare bellico risulta orfana di ogni aspetto morale, ed il racconto si limita ad una scorribanda on the road tanto inverosimile quanto tristemente reale. In ogni caso, qualche spunto, anche se leggermente semplicistico, di riflessione il film lo dà, mostrando come non ci libereremo mai della guerra, essendo questa una fiorente economia che produce guadagni stellari. La stessa pena ridicola inflitta ai due dopo che sono stati colti in flagranza di reato dagli agenti FBI mostra quanto poco grave sia considerato il traffico di armi (ovviamente se destinato all'esercito americano). Ma in definitiva, per quanto non del tutto riuscito e pieno di piccoli difettucci, è un film che si lascia vedere e guardare nonostante un finale frettoloso, un film tutto sommato godibile e dal buon ritmo. Per un film dove Jonah Hill regala un'ottima performance che lascia senza parole e ci e si interroga sul grandissimo giro d'affari che si cela dietro ogni campagna militare statunitense, tanto che se uno volesse potrebbe anche ricavarci qualche riflessione sulla follia del mondo militare americano, ma comunque, se non ne avesse voglia, non si sarebbe comunque annoiato, perché il film se prestato come buon intrattenimento o leggero passatempo, non può che risultare efficace e funzionale. Voto: 7