domenica 10 marzo 2019

Legend (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2017 Qui - Nella settimana in cui una squadra a strisce bianconere è diventata veramente leggenda, ho finalmente visto, dopo il passaggio televisivo di alcune settimane fa, un film che di leggenda, come il titolo Legend vorrebbe far pensare, non ha quasi niente. Perché nonostante il non del tutto risultato deludente di questo film (del 2015) di Brian Helgeland (da lui scritto e diretto, che per realizzare il film si è ispirato alla storia vera ma anche al libro di John Pearson, The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins), in verità abbastanza buono, la leggenda raccontata non passa ed anzi si dimentica piuttosto facilmente. La storia appunto dei gemelli Ronald e Reginald Krey, due gangster (come loro stessi si definiscono per l'intera durata della pellicola) che riuscirono (tramite il traffico di droga e non solo) a "sottomettere" il West End ed East End di Londra negli anni 60', grazie soprattutto ad il loro modo di gestire gli affari, che divenne così efficiente ed allo stesso tempo cruento da trasformarsi appunto in leggenda, anche se come ovvio la pellicola presenta sia la loro ascesa che la loro caduta iniziando dal momento preciso in cui uno dei due, Ronald, esce dall'istituto psichiatrico per malattie mentali dove era stato rinchiuso, e finendo dopo disaccordi e rapporti sempre più difficili tra i due fratelli, dall'accrescere del potere, della violenza e dei loro svariati traffici illeciti ed anche il matrimonio di Reginald con Frances, la bella e giovane sorella di un suo dipendente, annessa la conseguente fine della loro stessa unione matrimoniale, sino alla cattura di entrambi da parte della Polizia di Scotland Yard, che rende almeno un poco avvincente e intrigante il film stesso.
Ma, per colpa di una regia (comunque buona di cui parlerò però dopo) che tradisce a poco a poco un'incertezza nei toni, senza trovare una vera coerenza tematica o stilistica, e per il tentativo non riuscito del regista di riportare alla luce un genere che ha fatto davvero la storia del cinema, quello Gangster che negli ultimi tempi sembra avere perso il suo fascino e il suo appeal verso lo spettatore, contrariamente a quanto succedeva fino ad una decina di anni indietro, dove la mafia e i gangster, erano tra gli argomenti più amati dal grande pubblico, il film non prende e non appassiona. Il regista infatti perdendosi in un racconto convenzionale, confeziona solamente un logoro family drama invano travestito da gangster movie, incerto tra tragedia e grottesco, laccato ma inerte, che sfrutta anche male il talento di un fin troppo istrionico Tom Hardy che si mangia da solo l'intero film lasciando agli altri solo le briciole. Poiché la particolarità del film è sicuramente il doppio ruolo di Tom Hardy che interpreta entrambi i gemelli facendolo anche bene, anzi, è solo per lui che il film merita di essere almeno per una volta visto. Lui che interpretando entrambi i Krey, riesce, anche in maniera più che discreta, a mettere in scena due personalità completamente differenti (Ronald, omosessuale dichiarato e violento cronico, e Reginald, astuto e ambizioso combattente), confermandosi, così, unico e indisturbato attore fondamentale del film.
Film difatti che, attraverso la storia di due gemelli gangster, porta in realtà sullo schermo la figura di un doppio personaggio, dotato dello stesso viso, ma in cui uno rappresenta l'opposto dell'altro. La dicotomia dei due personaggi infatti è ben evidenziata dal netto contrasto esistente tra i due uomini, d'altronde il loro rapporto, che veniva spesso descritto come complementare, qui viene messo in luce in modo netto e costante, dato che il regista e Legend stesso, preferisce esaminare il tutto (forse troppo) attraverso l'ottica dottor Jekyill/Mr. Hyde, togliendo però in questo modo l'azione (davvero pochissima), ma evidenziando solo il loro rapporto burrascoso, e il film finisce quindi solo per diventare la classica faida tra fratelli che non finisce mai e che dopo un po' annoia. Anche se è proprio questa la cosa più interessante del film, insieme all'accuratezza circa la ricostruzione della cornice ambientale e dei costumi dell'epoca. Lo sfondo infatti, sulla quale sono proiettate le vicende dei due mafiosi, una capitale inglese dai toni noir, piena di vicoli scuri e disseminata di pub e night club (unica fonte di reddito legale dei fratelli Krey) è davvero discretamente curato. Come anche già detto sono curati i due straordinari protagonisti. Reginald, attraente, elegante e dall'animo "più umano" o, per lo meno, più ragionevole e Ronald, altamente squilibrato e con manie di grandezza e sempre ricorrente ad azioni violente, nettamente all'opposto del primo.
Ricchi e famosi sono ammirati, temuti, ma anche osservati e le intemperanze di Ronnie, uno dei primi dichiarati omosessuali (cosa che non disturba un film non propriamente disturbante), che con la sua figura più imponente si spinge spesso a guastare tutte le accortezze strategiche del fratello, con pestaggi pubblici tra i due, che cominciano però a divenire troppo frequenti. Intanto Reggie si innamora e subito sposa una dolce ragazza (Frances, che è la voce narrante, interpretata dalla deliziosa Emily Browning), sorella del suo autista, la quale cova sotto la sua arrendevolezza il sogno ambizioso di cambiare il marito per portarlo sulla strada della legalità pur avvalendosi dei vantaggi ai quali è ormai abituata. Frances però non ha presente che la vita di Reggie non gli permette né promesse né regole, preso come è a neutralizzare e mettere a tacere le malefatte del folle fratello, che alle sue spalle combina varie sciocchezze quasi a volerne detronizzare il potere, senza essere in grado poi di assumerne le responsabilità, chiedendo scusa (e sempre accettate), e minando il loro impero, specie con l'uccisione di un membro della banda inglese rivale, che avevano all'inizio scavalcato. Così i Kray cominciano a perdere colpi e iniziare la fase discendente del loro dominio, perseguitati ormai dalla polizia per i loro reati, proprio mentre Reggie crolla per il tragico abbandono della moglie trascurata e delusa.
Gemelli come detto agli opposti, pertanto lo spettatore è come se assistesse alle azioni di un personaggio unico dagli opposti, appunto, risvolti e caratteristiche in cui però uno rappresenta il completamento dell'altro. Ed interessante, più che la pellicola in sé che, per quanto ben girata e fedelmente riproducente l'ormai passata epoca degli anni '60, non presenta nulla di nuovo od originale rispetto a molte precedenti sempre trattanti esistenze di malavitosi, è proprio la figura del doppio personaggio peraltro molto ben interpretata dall'attore Tom Hardy. Lui che si conferma (dopo le ottime prove in Mad Max Fury Road e Revenant), come se ce ne fosse bisogno, un ottimo attore dalle più svariate sfaccettature, dando vita nel corso della sua carriera a molteplici e quanto mai differenti personaggi, presentandoli tutti in maniera realistica da renderli accettabili e del tutto credibili. E proprio nella sua performance, direi, risieda la motivazione principale per vedere il film ed apprezzarlo pienamente. Nonostante Brian Helgeland fornisca solo un classico prodotto del genere, pallida eco dei toni forti di un Coppola o uno Scorsese, ma comunque curato nella scenografia, fotografia e montaggio e nella discreta colonna sonora. In ogni caso oltre al già citato doppio protagonista, ben capace (grazie al superbo lavoro ed arte dell'attore) di sdoppiarsi nei ruoli dei fratelli gemelli facendone due personaggi legati quasi morbosamente dall'essere tali, ma dissidenti e diversi nelle azioni, meritano di essere sottolineate le performance della protagonista femminile, Emily Browning e dell'immancabile mafioso italo americano Chazz Palminteri. Senza dimenticare ruoli meno importanti e camei di (il nono Doctor Who) Christopher Eccleston (il poliziotto nella sotto-trama meno riuscita), Taron Egerton (lo straordinario protagonista di Kingsman), l'inconfondibile Paul Bettany (Visione degli Avengers), Colin Morgan (famoso caratterista britannico) e soprattutto Duffy, bravissima cantante che impreziosisce la parte riuscita nella ricostruzione della Londra dei Sixtees con musiche dell'epoca. Per un film sufficientemente bello, affascinante ma di cui si ricorda poco, che intrattiene qua e là e non convince tantissimo. Voto: 6+