Post pubblicato su Pietro Saba World il 13/02/2020 Qui - In una serata in cui quasi tutto, più o meno, era scontato, non potevano di certo mancare le sorprese. Nella luccicante cerimonia, una cerimonia sobria ed elegante finalmente scevra di inutili conduttori e soprattutto di inutili sketch ed invece ben intervallato musicalmente parlando, che ha premiato il mondo cinematografico attuale, non sono difatti mancate le sorprese (tanto che come
l'anno scorso io ne abbia azzeccati 8 dei miei pronostici). Una su tutte, quella della vittoria di
Parasite come Miglior Film, non che questo non lo meritasse stando a quello che si dice (io infatti come già ripetuto ho visto un solo film di quelli nominati), ma mai un film non in lingua inglese aveva vinto questo ambitissimo premio, c'è riuscito questo film venuto dalla Corea del Sud, da una cinematografia che ha preso un treno per l'America, è partita da
Busan, ha attraversato lande ghiacciate e desolate, ed è arrivato col suo pieno di Soju (tipica bevanda coreana fortemente alcolica, che il regista
Bong Joon-ho avrà certamente consumato dopo quello che gli è successo, ovvero vincere due Premi Oscar personali, 4 complessivi) fino a Los Angeles, fino al Dolby Theatre dove si è appunto svolta domenica scorsa la 92ª edizione dei premi Oscar, un'edizione che ha visto qualcosa che non aveva ancora visto, ma che ha visto anche tantissimo altro. Partiamo dagli attori, se prevedibile era quello a
Joaquin Phoenix (il suo
Joker è indubbiamente unico), un'attore da me sempre apprezzato (l'unico appunto il discorso), non tanto quello a
Brad Pitt, perché seppur pronosticato non me l'aspettavo riuscisse davvero a battere quattro mostri sacri che erano con lui in nomination. Tutt'altro discorso alle attrici, avevo pronosticato vincente
Renée Zellweger perché sembrava scontato, non perché era giusto, giacché vedendo alcuni spezzoni (del film
Judy) proprio non mi convinceva, ma ha vinto, e seppur lo ritengo un premio esagerato, così è stato. Tra le non protagoniste ecco la sorpresa (ma fino ad un certo punto) di
Laura Dern, che batte un quartetto niente male, dove ad uscire sconfitta è soprattutto
Scarlett Johansson, che nonostante la (una) nomination in entrambe le categorie (ovviamente con due film diversi) rimane a mani vuote. Lei che insieme all'attrice figlia d'arte (il grande
Bruce Dern) erano in
Storia di un matrimonio, quest'ultimo che si deve accontentare come
Jojo Rabbit (l'altro film con la Johansson protagonista, che fa vincere all'adorabile
Taika Waititi l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale) di un solo Oscar a fronte di 6 nomination. Esattamente come succede anche all'ennesima versione delle
Piccole donne, la versione di
Greta Gerwig, che vince l'Oscar della classicità, grazie al classicismo dei suoi vestiti (avrei preferito vincesse qualcosa di meno classico).