Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2020 Qui - Per questo film avevo parecchie aspettative che si sono rivelate un po' esagerate. Intendiamoci, non è una brutta pellicola, anzi, ma me l'aspettavo ancora più interessante. L'esperimento infatti pare secondo me non del tutto riuscito. Già perché Bone Tomahawk è per metà western e per metà horror. Cosa che non è una novità, però è altrettanto vero che non si è mai abusato della miscela fra questi due generi. I temi in ogni caso sono i classici del west, nessuna sorpresa, sorprende invece il lato horror che qui vira sullo splatter, anche se pare esagerata questa continua demistificazione tutta americana del popolo pellerossa, che risulta qui portata all'eccesso: si sono inventati persino gli indiani trogloditi e antropofagi. L'inizio è decisamente promettente e violento, poi la parte centrale, dedicata alla descrizione del viaggio (odissea degli squinternati eroi ed al loro approfondimento caratteriale), rallenta parecchio il ritmo e risulta un po' troppo verbosa. Infine la parte terminale, dove il terrore latente esplode in tutta la sua violenza, persino eccessiva in alcune scene davvero gore. Secondo me una sforbiciata di 10 minuti in mezzo non ci sarebbe stata male. L'esordiente regista S. Craig Zahler se la cava benino, aiutato dalla bella fotografia e soprattutto da un cast eccellente. Il vecchio Kurt Russell fa sempre la sua porca figura nei panni del paladino coraggioso, Richard Jenkins è ancora su alti livelli (anche se il suo personaggio mi pare un po' troppo pacato e colto), Patrick Wilson mi è piaciuto nell'incarnazione dell'eroe sofferente dall'inizio alla fine, mentre Matthew Fox ha il personaggio più defilato ma lo interpreta bene. Da segnalare in alcune particine il compianto Sid Haig e gli irriconoscibili Sean Young e Michael Parè. In sostanza, un film che mi è piaciuto, con una buona tensione, ma che poteva persino essere migliore. Voto: 6,5
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venerdì 31 luglio 2020
Bone Tomahawk (2015)
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martedì 18 febbraio 2020
City of Lies - L'ora della verità (2018)
Titolo Originale: City of Lies
Anno e Nazione: USA, Regno Unito 2018
Genere: Drammatico, Thriller, Poliziesco, Biografico
Produttore: Paul Brennan, Miriam Segal
Regia: Brad Furman
Sceneggiatura: Christian Contreras
Cast: Johnny Depp, Laurence Mason, Shamier Anderson, Melanie Benz, Xander Berkeley
Shea Whigham, Neil Brown Jr., Dayton Callie, Forest Whitaker
Toby Huss, Cory Hardrict, Kevin Chapman, Michael Paré
Durata: 110 minuti
Johnny Depp e Forest Whitaker in un thriller che scava in un duplice mistero della storia del rap.
Un detective e un reporter indagano sugli omicidi di Notorious B.I.G. e Tupac Shakur.
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lunedì 8 luglio 2019
Gangster Land (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/03/2019 Qui - Gangster Land (Azione, Usa 2017): Questo film, classificabile come gangster-movie, prova a raccontare un periodo storico e un personaggio (il braccio destro di Al Capone, un certo Jack McGurn), che pur se di secondo piano, è molto intrigante (il tutto tramite il suo punto di vista). La sua trasformazione da tranquillo e sportivo uomo di famiglia a spietato criminale è impressionante e ci ricorda come è facile anche per una persona mite, degradarsi e scivolare inesorabilmente nel male, quando si verificano degli eventi che cambiano la vita e il modo di intenderla. Purtroppo però il film, diretto da Timothy Woodward Jr. con Sean Faris, Milo Gibson, Jason Patric, Jamie-Lynn Sigler e Peter Facinelli (a tal proposito un cast sottotono), nonostante una discreta qualità di aderenza alla realtà, non racconta nulla di nuovo in termini di storia, ed è lontanissimo anni luce da illustri predecessori, che appartengono al medesimo filone, ma hanno ben altro spessore. Colpa non solo della breve durata, che non da la possibilità allo spettatore di conoscere davvero i personaggi e i loro background, ma anche di tanto altro. Gangster Land comincia con una delle peggiori scene di boxe girate in un film: il regista avrebbe dovuto guardar bene Toro scatenato per capire come eseguirla. Inoltre ciò che alla fine impedisce al film di superare la propria mediocrità sono gli stereotipi che la sceneggiatura trattiene, dai modi e le usanze dei personaggi italo-americani, alla pochezza con cui affronta la faida tra la mafia irlandese e quella italiana. I vincoli di budget del film sono perfettamente evidenti, un limite che non permette forse alla trama di potersi divincolare da una certa monotonia espositiva, seguita da uno dei finali più anticlimatici e noiosi visto in un film gangster, che avrebbe dovuto culminare con la dirompente strage celeberrima. Invece Gangster Land si rivela una miscela indigesta e malconfezionata, che tenta di fondere il genere gangster con il noir ma che invece non possiede né la ferocia dell'uno né l'aplomb dell'altro. Voto: 4
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