Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2021 Qui - Il classico film natalizio, scherzo ovviamente. L'ultimo treno della notte è un gran bel pugno allo stomaco. Non per caso considerato, a quei tempi, un film cruento e violento. L'implacabile epilogo è chiaramente ispirato a L'ultima casa a sinistra di Wes Craven, considerato tra i primi e più riusciti rape and revenge a cui è doveroso aggiungere anche questo ragguardevole esempio italico. Rispetto al lavoro del collega americano Aldo Lado lavora molto meglio sugli aspetti sociali, presentandoli sempre un po' grezzi ma di sicuro meno superficiali. Non manca infatti la solita (però in questo caso ferocissima) critica alla borghesia. Pochi i particolari cruenti, molto viene suggerito e a restare impressa è soprattutto la scena dello stupro all'arma bianca. Il regista riesce comunque a creare un clima di terrore psicologico difficilmente tollerabile in più frangenti, seppur la pellicola del collega Craven, almeno da questo punto di vista (parere molto personale), sia ancora più sgradevole. Certamente la parte centrale del film è la migliore, sia dal punto vista visivo, sia per l'abilità del regista di creare un'isola a se stante dalle convenzioni sociali in cui viene commesso e ammesso di tutto, evidenziando le dinamiche tra i vari personaggi, dove spicca una Macha Meril veramente perfida fino al midollo, abilissima nel manipolare i due teppisti per dare libero sfogo alla propria personalità repressa dietro la facciata di donna irreprensibile. Gli aspetti negativi riguardano la poca originalità del film, la noia presente in alcuni momenti e la recitazione abbastanza mediocre (a parte Flavio Bucci ed Enrico Maria Salerno, quest'ultimo davvero grande). La pellicola poi, perde quota proprio nel finale, durante il quale le coincidenze iniziano a suonare come troppo forzate e alcuni sviluppi vengono sveltiti sottraendo realismo alla vicenda (e ci sono anche parecchi errori tecnici). Le musiche di Ennio Morricone inoltre, le ho trovate piuttosto anonime. Bellissima invece, perché straniante ma paradossalmente efficace, la canzone di Demis Roussos, A flower's all you need che si può ascoltare all'inizio e alla fine subito prima dei titoli di coda. Però in conclusione, tra critica sociale e violenza degenere prende corpo un film crudo e grezzo, ma solido, compatto e coinvolgente, niente d'eccezionale certo, ma un film abbastanza interessante e riuscito. Voto: 6,5
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