Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2021 Qui - Un film sicuramente originale questo di Jean-Marc Vallée, che attinge a piene mani per la costruzione della sceneggiatura ad elementi onirici, parapsicologici e musicali (due storie d'amore che si intrecciano a 40 anni di distanza). C'è difatti una precisa volontà di proiettare lo spettatore in una dimensione onirica, fatta di flashforward e flashback con tanto di sottolineature musicali meta-testuali proprio usando questi stessi ingredienti come propellente di una storia che in realtà è un percorso a ritroso che si intreccia, anche, con una vicenda ambientata in un altro periodo. Il regista (della recente miniserie Sharp Objects) dimostra dunque una grande personalità cercando di fare un film (un film sul dolore dell'abbandono e sull'ironia tragica della vita, che regala fugaci momenti di felicità, difficilmente raggiungibili) con elementi nuovi e che si discostano dal cinema prettamente consequenziale, ma finisce per creare un doppio puzzle disarmonico che non viene terminato con una ricomposizione ma con un colpo di mano. Anche la scelta musicale che avrebbe dovuto essere un elemento trainante e centrale si dimostra piuttosto scontato e poco incisivo (come in parte lo è la Vanessa Paradis poco incisiva). Café de Flore ci lascia il sapore di incompiuto, di un filo non riallacciato (pur sciogliendo i nodi irrisolti nelle vite dei protagonisti) ma resta un film d'autore capace di donare delle perle di delicatezza come l'immagine del tenero abbraccio tra gli altri due piccoli protagonisti dimostrandoci che a sette anni si può sapere dell'amore. Voto: 6+
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