Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/05/2021 Qui - Il primo film del grande John Carpenter, una bizzarra e demenziale commedia di fantascienza, un prodotto a bassissimo costo dagli effetti speciali parecchio artigianali e in più di qualche occasione decisamente buffi, come l'alieno fatto con un pallone e un paio di zampe in lattice, comunque interessante nel parodiare la tanto decantata audacia yankee e pungente nello scagliarsi contro la corsa agli armamenti. L'opera è infatti una specie di parodia/versione "alternativa" di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, e presenta una serie di interessanti spunti, originali e divertenti, ed è non solo una riflessione umoristica sulla fantascienza anni '70, ma è anche un'acuta e irriverente satira del potere e dei miti tutti americani dell'eroismo e dell'amicizia virile. La Dark Star è un astronave cui è stato affidato il compito di far esplodere i pianeti instabili, il lavoro, essenziale e monotono, viene effettuato da quattro eccentrici astronauti, sicuramente degli alienati più simili a figli dei fiori fatti di qualche acido che a degli scrupolosi scienziati. Geniale l'idea delle bombe senzienti, dotate di una propria coscienza e quindi molto pericolose, i duetti tra queste e il computer di bordo sono impareggiabili, mentre all'interno della Dark Star l'equipaggio balla pericolosamente sul filo di una follia causata dal prolungato vagabondaggio spaziale. Qualche tempo morto rende non sempre armoniosa la visione, ma si viene ampiamente ripagati da alcune scene cult, come quella dell'ascensore o il finale tragicamente ispirato. John Carpenter debutta in modo lodevole dilatando un lavoro universitario, al suo fianco l'amico Dan O'Bannon, futuro autore degli script di "Alien" e "Atto di forza", per l'occasione attore, curatore degli effetti speciali e ovviamente co-sceneggiatore. La colonna sonora è ideata dallo stesso regista per quella che poi diverrà una graditissima consuetudine, brillante l'idea di alternarla con pezzi country davvero contrastanti con la malinconica solitudine trasmessa dallo spazio profondo. Mezzi molto grezzi ma il regista si mostra già pungente e predisposto alla trattazione di temi importanti. Per John Carpenter quindi un discreto debutto, non folgorante ma dignitoso. Voto: 6+
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