Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2021 Qui - Film estremamente ambizioso, nel tentativo di coniugare la crisi esistenziale di una donna giunta a quella soglia in cui il rapporto con l'anziana madre diviene ingestibile, quello con il marito naufraga nel più banale dei modi, con quella intellettuale di un'insegnante di filosofia spiazzata dal rapporto con la generazione degli ex-allievi, del prediletto ex-allievo (la figura più debole dell'intero film, incapace di sostenere il ruolo fondamentale assegnatogli, ma, c'è da dire, tutti i personaggi risultano troppo sbiaditi nel confronto con una Huppert che divora lo schermo), giovani intellettuali alla ricerca di nuove strade (che di nuovo, in realtà, non paiono avere molto), spiazzata ancor più da una logica editoriale che pretende di imporre i dettami di un marketing attento unicamente all'immagine a pubblicazioni di nicchia. Promettenti premesse, complicate da dotte citazioni letterarie e musicali, che la sceneggiatura non riesce a sostenere, a sviluppare, via via incartandosi in una ripetitività priva di sbocchi diversi da un finale deludente. Si salva Isabelle Huppert, capace di rendere credibile un personaggio difficile tramite uno stile interpretativo che nulla concede all'accattivante, tutt'altro, capace di durezze ed asprezze quanto di subitanee fragilità. Regia (di Mia Hansen-Løve) senza fronzoli, scorrevole e non superficiale, mentre lo screenplay appare talvolta fragile e incompiuto. Un film che sinceramente non rivedrei, racconta una storia piuttosto comune, lo fa con garbo, senza eccessi ma anche con freddezza e distacco. Voto: 5,5
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