Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2021 Qui - Dopo aver subito un violento trauma la bella Jane comincia da essere perseguitata da ricordi terrificanti legati alla sua infanzia. Sergio Martino apre questo suo thriller con una sequenza onirica davvero interessante e per tutto il film sfoggia una maestria non indifferente, ricorrendo spesso ad inquadrature sofisticate e optando per una messa in scena sicuramente suggestiva. L'introduzione ai vari argomenti è sulle prime molto incisiva con appetitosi richiami oscillanti tra realtà e presunte allucinazioni. Si genera una forte curiosità grazie al tentativo di disorientare lo spettatore a più riprese, cercando di forgiare una tensione attribuibile più a deliri mentali che a una tradizionale trafila di efferatezze. Tutti i colori del buio purtroppo perde di forza nella concatenazione degli avvenimenti, spesso riproposti con troppa ostinazione nell'ambito di uno script tortuoso e confuso in molti passaggi che pervengono piuttosto forzati. Tra congiure familiari e una setta satanica dedita a messe nere i fili si riannodano in maniera non proprio soddisfacente nel finale, alimentando così qualche perplessità di troppo. Il regista riesce comunque a concretizzare uno scenario stuzzicante facendo buon uso dei personaggi a disposizione, molto in parte Edwige Fenech, ovviamente sempre cortese nel deliziare lo sguardo con le sue prorompenti doti fisiche. Intorno la protagonista circolano molti volti noti del cinema anni '60/'70, tra cui un Ivan Rassimov con lenti cerulee, George Hilton e Susan Scott. E pur con qualche difetto, e pur qualche evidente debito con Rosemary's Baby di Roman Polanski, il film di Sergio Martino è un prodotto di buona fattura, un prodotto tutto sommato da vedere. Voto: 6+
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