venerdì 21 maggio 2021

La casa dalle finestre che ridono (1976)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2021 Qui - Un film a suo modo unico nel contesto italiano (e non). Più vicino al seguente Shining (abitazioni con un passato di sangue, follia latente) che al coevo thriller grandguignolesco alla Dario Argento (all'epoca al top della carriera e dell'inventiva). Pupi Avati, sceneggiatore tra gli altri, con Maurizio Costanzo (quando ancora aveva il cervello a posto) e Gianni Cavina (che interpreta Coppola), azzecca l'idea di trasformare un anonimo paesino del Ferrarese in un autentico antro del male. Male che ha fagocitato l'intera popolazione, e i cui segreti si scoprono a un carissimo prezzo. Inevitabilmente datato per certi aspetti (ritmo lento, flashback non proprio raffinati, la "congiura" ostentata dai paesani nei confronti del protagonista fin dall'inizio) ma ancora inquietante e sorprendente nel riuscito mix tra orrore, grottesco e patologico. E l'atmosfera è opprimente, claustrofobica, riducendo al minimo la violenza. La sorpresa finale poi, è davvero sbalorditiva, è ciò che segue ha il pregio di non essere accomodante o consolatorio. Funzionali musiche di Amedeo Tommasi. Come è stato scritto/detto più volte la grande intuizione del regista è stata infatti quella di ambientare un film horror in un ambiente solare come quello campagnolo, ma che tuttavia diventa improvvisamente inquietante (anche nell'immaginario comune) quando ci si imbatte nelle strane storie di paese e nei casolari abbandonati lungo la strada. La casa dalle finestre che ridono si presenta quindi come un thriller ordinato, curato nei minimi particolari e ben girato grazie ad un ritmo ben distribuito che svela astutamente l'intrico della trama, sebbene con qualche caduta negli "effetti speciali", comprensibile e quindi perdonabile (come perdonabile è l'infelice divagamento sentimentale-erotico a metà film, che fa cadere la tensione e forse non serviva, perché quanto era dolce e bella Francesca Marciano?). Nonostante ciò, a più di quarant'anni di distanza, è un film ancora capace di reggere splendidamente la prova. Voto: 7+

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