Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2021 Qui - In uno splendido castello gotico viene riesumato il "fantasma" di un barone ucciso in condizioni terrificanti che sparge orrore dovunque, con gli elementi tipici delle novelle in bilico tra l'esoterico e il giallo. Un diabolico Joseph Cotten regge così per intero una sceneggiatura abbastanza risibile, mentre gli attori principali, compresa la gnocchissima Elke Sommer, non sono all'altezza delle parti (inespressivo il personaggio del giovane erede del barone, a cui tocca essere l'imbarazzante artefice del ridicolo desiderio di "riesumazione"). Poco male, perché Mario Bava ci mette da una parte un'aspetto scenografico superlativo (a parte la maschera del barone che è piuttosto grottesca anche nell'andatura) e dall'altro almeno un paio di personaggi minori memorabili (la bambina, inquietante e ambigua, bravissima, e una medium che assomiglia quasi a Barbara Steele). Il regista è infatti bravissimo nel descrivere e sviluppare un racconto esile (quasi inesistente) con invenzioni, scenografie, musiche (quest'ultime in verità non adattissime secondo me), luci e quant'altro ancora, anticipando un modo unico di fare cinema, la cui eredità sarà ripresa dal suo "discepolo" Dario Argento. Certo, il film alterna momenti riusciti (la morte del tizio nella cassa per esempio) a momenti che mi sono piaciuti poco, ma la regia di Bava, i momenti ironici e le autocitazioni ne fanno un film che tutto sommato merita un'occhiata dagli appassionati del genere. Anche perché il finale è così avvincente che supera di gran lunga limiti di produzione, dialoghi scadenti, enfatizzazioni tipiche del cinema artigianale, etc, insomma un prodotto godibile, che non smentisce la fama del suo creatore. Voto: 6
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