Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Terrence Malick torna alla narrazione lineare in un racconto biografico di un contadino austriaco, obiettore di coscienza, che fu ucciso dai nazisti come traditore al tempo della seconda guerra mondiale. Il risultato? Valido. Dopo gli ultimi che non mi avevano troppo convinto, anzi per niente, finalmente un buon film, sulla libertà e sul senso etico e morale per la vita. Un efficace inno contro la stupidità della guerra (ma non solo), privo di strepiti, retorica ed inutili giaculatorie. Un film penalizzato certo da almeno un'ora di scene ridondanti e allungate, che appesantiscono la visione e non aggiungono nulla alla poesia delle immagini (bellissimi i paesaggi dell'Austria), ma che non tolgono incisività all'emozionalità del racconto, riuscendo ad incuriosire e coinvolgere fino alla fine, che non arriva certo a sorpresa. Il regista australiano non rinuncia infatti alle sue peculiari caratteristiche, però almeno stavolta "esagerare" non poteva, ed evanescente non è stato. La sceneggiatura è buona anche se soffre (come detto) una flessione nella parte centrale, buone anche le recitazioni dei protagonisti, su tutti ovviamente August Diehl (ultimo film per Bruno Ganz e Michael Nyqvist). Nel complesso un bel film che fa riflettere. Voto: 6,5
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