Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/07/2021 Qui - Un cartoon di animazione tradizionale, che sceglie un'idea tanto bizzarra quanto azzeccata e a suo modo toccante per parlare di temi come solitudine, dolore del passato, difficoltà nei rapporti quotidiani e la forza di volontà per andare avanti. La narrazione in parallelo alterna le dolenti vicende del protagonista a quelle della "mano" (stile Famiglia Addams) in balia della metropoli sviluppando la storia in progredire e facendo chiarezza solo nell'ultima parte sul legame che c'è tra entrambi. E il regista (al suo esordio, e che adatta il romanzo "Happy Hand" di Guillame Laurant) è abilissimo ad intrecciare la sofferta storia d'amore con le peripezie dell'arto, limitando il macabro e privilegiando i toni lievi e fiabeschi per queste ultime, grazie alla forza delle immagini che devono sopperire alla mancanza di dialogo. Peccato per il finale enigmatico e sospeso, che seppur coraggioso e bello lascia un senso di incompiuto. Presentato a Cannes e candidato all'Oscar come miglior film di animazione (nel 2020), J'ai perdu mon corps è un bellissimo (breve ma intenso) film, anche e soprattutto per la struttura fortemente cinematografica delle "riprese", la cura per il sonoro, il nitore "sintetico" delle tonalità cromatiche e l'aura romantica e nostalgica che riesce a trasmettere (l'infanzia in b/n e le due storie che si intersecano). Non perfetto, ma riuscito e sicuramente da consigliare. Voto: 7+
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