Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/11/2020 Qui - Racconto estremamente affascinante della brava Agatha Christie sviluppato (originariamente) in una miniserie di due puntate (ma in Italia uscito come unico film). Diretta da Leonora Lonsdale, la miniserie è scritta da Sarah Phelps, l'autrice che si è occupata degli altri adattamenti dei romanzi di Christie usciti negli ultimi anni (l'ultimo The ABC Murders). The Pale Horse arriva dopo ben quattro miniserie nelle quali Phelps ha stravolto le aspettative del pubblico, in una new wave che abbandona le formule più classiche. Le versioni di Sarah Phelps sono per questo a volte controverse per il piglio iconoclasta dell'autrice. Il tentativo è sempre interessante ma non sempre riescono, come in questo caso. The Pale Horse non è davvero un whodunit, quanto il viaggio patetico di un uomo dentro la paura della propria morte. Come tale funziona benissimo, diventando un nuovo bel capitolo del folk horror inglese, ma per il resto proprio no. A essere debole, in The Pale Horse, è proprio l'indagine, che non ha quella progressione implacabile verso la soluzione che ci si aspetta da una miniserie/pellicola di questo tipo. Il punto di partenza della lista è perfetto e gli fa da contraltare il classico spiegone che mette le cose in fila: in mezzo, però, c'è tanta confusione e anche tante deviazioni che sembrano buttate lì un po' a caso. Il finale poi è arrovellato e pieno di colpi di scena nel colpo di scena centrale. Si resta spiazzati, o basiti...dipende. Certamente destabilizza aprendosi a diverse (anzi a troppe) interpretazioni. Va bene che la trama riesca comunque a catturare, che la fotografia sia efficace e gli interpreti siano ben scelti, soprattutto Rufus Sewell, perché Kaya Scodelario fa solo da abbellimento (un gran bell'abbellimento in ogni caso), però non è detto che basti. Detto questo, ci sarà tuttavia d'aspettarsi altri adattamenti, speriamo bene. Voto: 5
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