Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/11/2020 Qui - Il furore estetico e visionario di Sion Sono (che qui non va molto per il sottile) si manifesta in tutto il suo potere comunicativo in questo interessante film, un film che si snoda attraverso tre livelli temporali di lettura, affidando ad ognuno di essi una presenza femminile (la stessa attrice, Masumi Miyazaki, che interpreta tre ruoli differenti) incrociandoli e mescolandoli per farli convogliare in un comune senso narrativo finale. Il regista usa l'horror e il dettaglio splatter senza mortificare (nessuna immagine è morbosamente spiattellata), vuole mettere in evidenza stratificazioni profonde che riguardano i profili femminili delle tre protagoniste invertendone i punti di vista, confondendo i piani del racconto con una non comune abilità. Uno degli strumenti più efficaci a cui egli ricorre è l'accompagnamento musicale, intenso e raffinato. Come poche volte riesce, il suono (di cui il regista è il compositore) armonizza, completa e riequilibra l'estremismo visivo, mantenendo lo spettatore sul piano dell'attenzione e della riflessione senza farsi manipolare dalla crudezza delle immagini (come suggerisce il titolo sembra di stare dentro un circo, ma non è certo un circo in cui i bambini vanno a divertirsi quello che ci viene mostrato, è invece una fiera della depravazione e dell'ambiguità umana, ed è impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un'opera così forte, ad un intenso concentrato di violenza fisica e psicologica). L'ambientazione scenica è curata e dettagliata, colori significanti e inquadrature stranianti mostrano un senso estetico rilevante che riesce da solo a determinare stati d'animo, a suscitare emozioni, a far scivolare inesorabilmente dentro la complessità del film, lo spettatore. Strange Circus illustra un mondo senza speranza, dove il male assoluto infetta inesorabilmente e rigenera mali minori, in particolare ne subisce le conseguenze la condizione femminile incapace però di imporre valori diversi o di ricorrere a una semplice vendetta: ci riesce parzialmente la figura di Yuji, il collaboratore asessuato che si svelerà come l'incarnazione o la trasformazione di una delle protagoniste. Sotto forma di angelo sterminatore dalle sembianze maschili compie un'estrema e giustificata violenza, ma il piano del racconto è ormai totalmente ribaltato senza fare comprendere se si tratti di sogno, di realtà o di inventiva letteraria. Attrazioni deliranti e spettacolari, materiale da discussione in sovrabbondanza, dirige Sion Sono, chi sennò. Certo, si fa prendere troppo la mano diventando un po' troppo ripetitivo e dilungandosi più del dovuto, e pur avendo molti pregi, ne preferisco altri, però che film, decisamente estremo e davvero non per tutti. Voto: 7
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