Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2020 Qui - Un inizio spettrale l'arrivo di questo dottore dall'aspetto bonario ma non certo attraente, in pieno inverno su un'isola greca. L'estate trasformerà tutto in una bolgia di divertimenti e per un personaggio del genere, dalla vita avara di soddisfazioni e messo di fronte ad un bilancio della propria vita, si lascia trasportare da emozioni giovanili di una giovinezza non goduta. Di conseguenza mostra tutta la sua vulnerabilità e la discesa verso l'inferno personale sarà inevitabile. Argyris Papadimitropoulos ci presenta infatti un film di ossessioni amorose, di vite non realizzate, di corpi nudi e giovanili contrapposti a personalità mai realizzate che si nascondono dietro maschere insospettabili. Suntan è un film che parte lentamente, ponendo la sua attenzione a due contesti contrapposti (inverno/estate) e su come tali contesti influenzeranno il personaggio, il quali rimarrà vittima di una spirale ossessiva che porterà ad un'ultima mezz'ora realmente angosciante. Il film evita, ed è un altro merito al suo attivo, pesanti e penosi moralismi, preferendo dedicarsi alla descrizione di due derive, che creano comportamenti animaleschi ed istintività in cui pare a volte difficile discernere la vittima dal carnefice. Forse meno freddo e glaciale rispetto ad altri film greci, decisamente non originale in quello che vuole dirci, comunque disturbante nel suo evolversi. Bravo l'attore protagonista e bella, brava, sensuale, l'attrice anch'essa protagonista, sono Makis Papadimitriou ed Elli Tringou. Voto: 6+
Nessun commento:
Posta un commento