Post pubblicato su Pietro Saba World il 05/11/2020 Qui - Ed anche quest'anno è fatta, ho concluso La Promessa di quest'anno, ho visto quello che mi ero promesso di vedere a gennaio scorso, trilogie, filmografie di registi e tanto altro, e non dovrò pagare pegno. Certo, nella lista B ci sono ancora pellicole da vedere, ma quella A è conclusa per il terzo anno consecutivo, e sono ovviamente soddisfatto (l'anno prossimo comunque ci sarà nuovamente, ho già alcune cose in ballo da recuperare o rivedere). Questa volta a chiudere il tutto è un'altra piccola parte della filmografia del regista giapponese Sion Sono (lo scorso anno ne vidi altri quattro, qui), che non smette e smetterà (non l'ha mai fatto dai suoi esordi) di stupire. Poliedrico come altri, estremo come pochi, folle e geniale come nessuno, figliastro a ben vedere di Takashi Miike, ancora sconosciuto purtroppo al grande pubblico (nei cinema italiani tuttavia non è mai arrivato, e l'unico modo per vedere i suoi film è con i sottotitoli), che pensandoci bene, per quello che racconta e per come lo fa, per tutti non è certamente, Sion Sono è comunque un fenomeno. Un regista moderno che per gli amanti del cinema giapponese è indispensabile conoscere. Un regista di cui continuare a scoprire piccole perle personalmente ci sta, anche se per farlo, sempre allacciare le cinture si deve.
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