Titolo Originale: La terra dell'abbastanza
Anno e Nazione: Italia 2018
Genere: Drammatico
Produttore: Ivan D'Ambrosio
Regia: Fabio e Damiano D'Innocenzo
Sceneggiatura: Fabio e Damiano D'Innocenzo
Cast: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini
Max Tortora, Giordano De Plano, Michela De Rossi
Walter Toschi, Luca Zingaretti, Yan Lovga
Max Tortora, Giordano De Plano, Michela De Rossi
Walter Toschi, Luca Zingaretti, Yan Lovga
Durata: 95 minuti
L'acclamata opera prima dei fratelli D'Innocenzo è un viaggio nell'inferno della criminalità.
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/04/2020 Qui - Sembra un gioco di parole ma non lo è, La terra dell'abbastanza è abbastanza un buon film. Anzi, è un buon film. Ha un unico, gravoso problema: essere arrivato tardi sul terreno delle periferie dell'Italia oggi, in primis romana e criminale. Fosse giunto sullo schermo prima di Fiore, Cuori puri ed eccetera, si parlerebbe di altro, differenti traguardi, diverse accoglienze e, chissà, qualche grido al miracolo si sarebbe levato. Invece no, Dogman, Suburra film e serie, chi più ne ha ne metta, hanno colmato l'attese, meglio, riempito gli spazi, e se non La terra il territorio è già stato perlustrato, delimitato, dissodato. Nondimeno, anzi, nonostante questo accodarsi, l'esordio scritto e diretto dai gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo ha elementi di assoluto valore. Tecnicamente è ben fatto, bel tappeto sonoro, e musicale, buona la fotografia, reale le scenografia e riuscita la regia più che la sceneggiatura e, infine, loro i protagonisti, Matteo Olivetti, che vediamo per la prima volta, e Andrea Carpenzano (Tutto quello che vuoi, Il permesso). Così bravi che quasi mettono in ombra tutto il resto. Le loro recitazioni sono reali e sembra davvero di vivere nel dramma, nel dramma di una storia chiaramente squallida, come la realtà che ritrae (due amici fraterni precipitano in un vicolo cieco credendo di trovare il riscatto dalla loro condizione, ma qualcosa va storto, e il doppio colpo di scena finale fa capire che certe scelte si pagano care e, non sempre, c'è la possibilità di tornare indietro). Ecco, in questo film la bravura attoriale, a livello del vecchio neorealismo, è da attribuire a questi attori (anche dei comprimari, c'è Max Tortora e Luca Zingaretti, ed anche Milena Mancini), in quanto sembra davvero di assistere ad una realtà. Tutto il contorno, lo squallore, come inquadrature e scenari è (come detto) ben rappresentato. Ironicamente sottotono rimangono i pseudo mafiosi, per cui vedendoli recitare ci si ricorda che quello è un film ed è finzione. Il fastidio epidermico è che esistono realtà simili. Lo stato dovrebbe intervenire e bloccare qualsiasi forma di sfruttamento della prostituzione, arginare il controllo delinquenziale del territorio con azioni di forza. Ma questo è un altro discorso. Esce fuori il ritratto di una bruttissima parte di Italia che nessuno di noi vorrebbe mai vedere. Esce una pellicola però, che pur offrendo sequenze disturbanti non rimane particolarmente impressa, non impressa abbastanza da elogiarla (almeno non nella misura di alcuni titoli già citati), ma in ogni caso è una pellicola (in cui pur essendo all'esordio, i fratelli D'Innocenzo dimostrano di saperci fare) di buon livello e qualità. Voto: 6,5
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