Titolo Originale: Midsommar
Anno e Nazione: USA, Svezia 2019
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Produttore: Patrik Andersson, Lars Knudsen
Regia: Ari Aster
Sceneggiatura: Ari Aster
Cast: Florence Pugh, Jack Reynor, William Jackson Harper, Vilhelm Blomgren
Will Poulter, Ellora Torchia, Archie Madekwe, Gunnel Fred
Isabelle Grill, Julia Ragnarsson, Mats Blomgren, Hampus Hallberg
Liv Mjönes, Louise Peterhoff, Björn Andrésen, Dag Andersson
Will Poulter, Ellora Torchia, Archie Madekwe, Gunnel Fred
Isabelle Grill, Julia Ragnarsson, Mats Blomgren, Hampus Hallberg
Liv Mjönes, Louise Peterhoff, Björn Andrésen, Dag Andersson
Durata: 135 minuti
Ari Aster (Hereditary) dirige Florence Pugh in un insolito horror alla luce del sole.
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/04/2020 Qui - Difficile valutare nel complesso questo film, da un lato ha degli innegabili pregi tecnici ed una idea geniale di far svolgere il tutto alla luce del sole, dall'altro la trama racconta qualcosa di prevedibile e per troppi versi già visto. In tal senso se si ha visto Hereditary (personalmente opera migliore della suddetta in questione), si avrà la sensazione di essere di fronte ad una specie di remake/reboot, ed è così quindi che il film (che già dal titolo aggiunto svela praticamente tutto) non convinca e risulti pure pochino deludente. Ad Ari Aster comunque va riconosciuta l'ambizione di svecchiare l'horror, privandolo di molti suoi tratti tradizionali, imponendo una propria autorialità e manifestando una cifra stilistica sempre ben presente. Il suo cinema, anche a vedere il suo precedente Hereditary, ruota attorno alla relazioni interpersonali, alla famiglia, all'elaborazione del lutto e al significato del rito. L'orrore in Midsommar sta nell'angoscia del vivere quotidiano, quando il trauma (insuperabile) diventa malattia mentale. Diventa dipendenza affettiva, fobia dell'abbandono, prigione eretta dal senso di colpa. E cerca la sua "soluzione" nell'occulto e nel potere catartico e liberatorio del rito. L'orrore e il dramma si manifestano senza fretta, senza spettacolarizzazione, ma quando si manifestano sono dei veri pugni nello stomaco per crudeltà e violenza. La morte a Herga ha mutato totalmente il suo significato, e proprio per questo la si mette in atto (e la si mostra) senza alcun tipo di edulcorante. L'ambizione è tanta, sulla carta funziona tutto bene, ma il risultato non è soddisfacente. Midsommar si trascina per tutta la sua elefantiaca durata in maniera lenta e anticlimatica, senza mai catturare veramente l'attenzione dello spettatore, con alcuni passaggi narrativi privi di senso (le sparizioni degli amici in primis). Forse proprio nell'ambizione di svuotare l'horror di alcuni dei suoi topoi, di contaminarlo con altri generi (il dramma) e di elevarlo a lettura antropologica/culturale dell'essere umano, Ari Aster finisce per partorire un ibrido poco coinvolgente e fin troppo dilatato. L'attenzione è puntata molto (troppo) sulla messinscena, sull'efficacia visiva, sui movimenti di macchina, e troppo poco su come rendere accattivante il fluire degli eventi. Peccato perché con tali premesse avrebbe potuto essere un gran film, e non solo un film al massimo sufficiente. Plauso comunque agli attori, soprattutto a Florence Pugh, che si conferma dopo Una famiglia al tappeto attrice di talento. Voto: 6
Nessun commento:
Posta un commento