venerdì 17 luglio 2020

La mia vita con John F. Donovan (2019)

Titolo Originale: The Death and Life of John F. Donovan
Anno e Nazione: Canada, Regno Unito 2019
Genere: Drammatico
Produttore: Nancy Grant, Xavier Dolan
Lyse Lafontaine, Michel Merkt
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan, Jacob Tierney
Cast: Kit Harington, Natalie Portman, Ben Schnetzer, Jacob Tremblay
Susan Sarandon, Jared Keeso, Kathy Bates, Thandie Newton
Chris Zylka, Amara Karan, Sarah Gadon, Ari Millen
Emily Hampshire, Michael Gambon, Dakota Taylor
Durata: 120 minuti

Xavier Dolan dirige Kit Harington e Natalie Portman in un'opera sul tema del divismo.
Un giovane attore ripercorre il suo controverso rapporto epistolare con una star della televisione.
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/07/2020 Qui - Un'opera piena di riflessi (se parli di divismo è pure naturale), indubbiamente non manca il cuore del regista, che firma un lavoro sentito, nonostante diverse evidenti ingenuità. La regia finisce spesso sopra le righe, così come la recitazione degli attori (povera Natalie Portman, che peccato per Jacob Tremblay, male Kit Harington), mentre il copione sbanda nella seconda parte, dopo una prima parte più elegante e perfino solida dal punto di vista drammaturgico. La sensazione è quella di trovarsi davanti a un'occasione in buona parte sprecata, un'opera sincera e spontanea, ma allo stesso tempo grossolana e un po' sciocca, in particolare nella gestione di alcuni personaggi (anche quelli interpretati rispettivamente da Kathy Bates e Ben Schnetzer). Tra le pieghe di un lavoro "sbagliato" come questo, si nascondono alcuni spunti non da poco sul mondo dello spettacolo e alcune intuizioni visive che fanno parte del miglior Xavier Dolan (che ultimamente pensa a fare solo camei). Un film sincero e scombinato che trova una sua chiave e si fa apprezzare: nel fatto che per la prima volta emergono, a monito e commento dei rovelli maschili e più o meno omosessuali, figure femminili forti. Non tanto la mamma del ragazzino che forse è la meno interessante, ma la giornalista Thandie Newton, la madre dell'attore, la sua agente. Figure minori ma che, grazie anche alle interpreti, rischiano di impossessarsi del film. Basta osservare Susan Sarandon per capire che è sufficiente anche solo un suo sguardo per salvare dal naufragio un film che non sta a galla. Il problema è l'omogeneità, sotto ogni punto di vista, va bene il suo percorso travagliato, ma il film poteva e doveva dare di più. Voto: 5

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