venerdì 3 luglio 2020

Brivido nella notte (1971)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 00/07/2020 Qui - Buon esordio alla regia di Clint Eastwood, il quale sforna un thriller (che indubbiamente risponde ai canoni cinematografici degli anni '70) davvero ben fatto (che sa cosa offrire allo spettatore). Ci sono tutti gli elementi per un buon film di suspense: calzante tensione (sebbene i nodi narrativi siano piuttosto prevedibili, il film tiene infatti bene la tensione e il senso di inquietudine), una trama (seppur semplice e poco articolata) misteriosa ed intrigante (un affascinante disc jockey notturno di un'emittente radio californiana decide di trascorrere la notte con una sua ammiratrice, ma dopo la breve avventura egli tenta di scaricare la ragazza, che però reagisce dando inizio a un'assillante persecuzione), un po' di violenza e una colonna sonora adatta (in tal senso emerge con decisione il gusto per la musica jazz, che accompagna come elemento dominante tutta la trama del film, il regista dedicherà perfino un'intera scena, decisamente non rilevante per il plot, al Festival di Musica Jazz di Monterey). C'è naturalmente anche qualche difetto: la sceneggiatura è deboluccia e a volte diventa troppo ripetitiva, ed il finale, un po' frettoloso ma comunque azzeccato. Il cast nell'insieme è buono (oltre a Clint Eastwood qui nelle vesti dell'attore principale), in cui spicca Jessica Walters che fa una grandissima parte. La regia (seppur acerba) è abbastanza buona. Poi la pellicola (Play Misty for me in originale, titolo che si riferisce alla canzone che Evelin chiede continuamente a Dave di trasmettere) ha davvero un discreto ritmo e si lascia seguire con attenzione senza mai annoiare e man mano che procede, diventa sempre più appassionante (forse soffre un tantino degli anni che si porta dietro, però il film offre una storia di vita quotidiana che si trasforma lentamente in un incubo terribile senza troppe esagerazioni o elementi surreali). Una cosa davvero bella del film è la scenografia, affascinante e adattissima per una storia del genere. I dialoghi invece sono un po' banali (altro errore di sceneggiatura). Insomma, un buon esordio alla regia del mitico Clint Eastwood. Certo, egli ha poi dimostrato di saper far meglio (grazie anche all'esperienza e al maggior numero di soldi a disposizione), ma si tratta di un punto d'inizio rilevante secondo me (un cult per appassionati, con Don Siegel nelle vesti del barista complice del disc jockey), un tassello importante di quel percorso che ha creato un'icona del cinema contemporaneo, il primo tassello del Clint regista. Voto: 6+

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