Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2020 Qui - Negli studi cinematografici di Kyoto si annida il retaggio di un Cinema leggendario, come quello di Akira Kurosawa. Organismo vivo più che industria, nella Kyoto odierna quegli studios sono ormai monumento che decorano la via della città in cui s'incrociano le vite di Kyoko, studentessa e bibliotecaria part-time, e degli uomini tra cui è divisa, Kota ed Enoko, rispettivamente un aspirante comico e un accademico. Ma lungo la via ci sono pure un'università e il negozio di tofu dei genitori di Kota, a cui il ragazzo è tristemente destinato. E passa un tram fantasma come passano le generazioni e i desideri e le indecisioni, quelle di andare o restare. Incrocia dunque cinema e vita, Yoji Yamada, che più di chiunque altro alla sua veneranda età e con una marea di film diretti, riconosce come perfettamente integrati l'uno nell'altro. Kyoto Story è, come dice il film stesso all'inizio, una storia d'amore, ed è proprio così, senza troppi giri di parole. Il regista riesce a mettere su pellicola la forza di una ragazza che si trova ad un bivio nella propria vita, il tutto in maniera semplice e realistico. Kyoto Story è però non solo una storia d'amore, ma anche uno spaccato della vita di una via commerciale di Kyoto, dove non puoi fare altro che innamorarti tu stesso di loro. Ad arricchire la pellicola (tra gli attori ecco Min Tanaka in 47 Ronin) anche piccole istanze documentaristiche, sugli studi, sul quartiere e sulle persone. Una pellicola nel complesso carina il giusto, che nella sua semplicità trasmette sentimenti. Voto: 6+
Nessun commento:
Posta un commento