mercoledì 8 luglio 2020

Si sente il mare (1993)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/07/2020 Qui - Un pregio e un difetto per Si sente il mare, commedia sentimentale che ruota attorno alla bella ma "capricciosa" Rikako, nuova studentessa giunta da Tokyo, e alla sua relazione con i coetanei, e amici, Taku e Matsuno, realistico e precipitoso. Realistico per via di un tratto grafico oserei dire "fotografico" tanto è la sua aderenza ad realtà palpabile, pacata e quotidiana. Precipitoso perché in un'oretta o poco più condensa una trama che si dipana su più piani temporali e spaziali, eppure non riesce ugualmente a dare una chiara visione della narrazione, lasciando non pochi snodi irrisolti. Il film (la cui importanza è limitata dall'essere stato ideato e pensato per la visione televisiva) è il primo prodotto dello Studio Ghibli a non coinvolgere direttamente Takahata o Miyazaki nello sviluppo: la regia è a cura di Tomomi Mochizuki, giovane regista che negli anni '90 ci aveva già deliziati con gli OAV di Orange Road (il soggetto originale però della scrittrice Saeko Himuro), a cui veniva nel lontano 1993 affidato appunto questo film, che probabilmente in pochi conoscono, anche io l'avevo sentito solo per nome ma ne sapevo veramente poco. Ne viene fuori un prodotto cinematografico incapace di espletare una definita funzione narrativa, incapace di realizzare una lista di priorità (è più importante l'amicizia o l'amore?), che trova conclusione in una banalissima idealizzazione del rapporto sentimentale, che presupporrebbe una solida spiegazione alla spalle, che non si ravvisa in alcun aspetto della pellicola (il film si interrompe quando, forse, si poteva iniziare a raccontare qualcosa di interessante). Una pellicola a cui manca il coraggio, che fatica a scrollarsi di dosso alcuni stereotipi del sentimento malinconico, cavalleresco, e che non lascia nessun senso di appagamento. Se non tracolla del tutto è solo grazie a una comunque buona professionalità del suo lato tecnico, dove non si eccelle di certo, ma si mantiene una generale gradevolezza, soprattutto nei disegni degli sfondi. In conclusione, sufficienza a questa piccolissima opera dello studio dei sogni, che qui fa sognare ben poco se non per alcune immagini dai colori e dalle sensazioni sempre gradite. Voto: 6 [Qui Scheda]

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