Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2020 Qui - Un film, del coreano Yim Soon-rye, che si pone sulla "scia tematica" di un certo cinema d'animazione semplice e delicato (è tratto da un manga e sembra quasi un film Ghibli) e del regista giapponese Hirokazu Kore-eda, ma soprattutto ricorda molto Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase per il suo essere un film dove ricordi e sentimenti sono indissolubilmente legati al cibo e alle stagioni. E infatti, percorso di consapevolezza che matura al ritmo lento del passare delle stagioni. Film delicato, vive di ritmi lenti e meditati. Parla di crescita, distacco, radicali scelte di vita. Viviamo un anno con la protagonista, tornata nel paesino immerso nella natura dove è cresciuta, dopo aver passato alcuni anni a Seul, a studiare e lavorare. Forte per lei è il richiamo della casa dove è stata felice, con sua madre, madre che ha deciso di andarsene (per sempre?) senza dire nulla, poco prima che lei partisse per l'università. "Sono tornata perché avevo fame" dice a un certo punto la protagonista, fame dei suoi sapori, entrati nel cuore perché significano famiglia (i piatti che sua madre le cucinava altro non erano che dimostrazioni di amore), sapori impossibili da trovare nei prodotti preconfezionati e incolori della città. Questo legame forte con il cibo (condiviso semplicemente con amici), ne vediamo tanto durante lo svolgimento del racconto (viene fame e voglia di cucinare durante la visione, sembra di sentire il profumo dei piatti), con la natura, il senso della pazienza, la pazienza di aspettare che un seme germogli, la pazienza obbligata che la cura della terra impone segna il passo di questa storia che placidamente ci entra nel cuore facendoci anche riflettere sulla frenesia e lo stile delle nostre vite. Voto: 6,5
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