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giovedì 27 ottobre 2022

Frammenti dal passato - Reminiscence (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2022 Qui - In un futuro distopico ma plausibile in cui le zone costiere sono semi sommerse a causa dell'innalzamento delle acque, un investigatore privato impiega un macchinario in grado di visualizzare i ricordi dei suoi clienti. Ambientazione resa con una certa efficacia e spunto intrigante per questo noir vintage che avrebbe avuto però bisogno di una sceneggiatura più coesa e grintosa invece di concentrarsi sull'ossessione sentimentale del protagonista interpretato da un Hugh Jackman sottotono in cerca della seducente ma statica Rebecca Ferguson. Non privo di fascino ma nel complesso deludente. L'esordio alla regia della produttrice Lisa Joy (co-creatrice di Westworld per HBO) non convince, almeno non fino in fondo. Voto: 5,5

venerdì 17 luglio 2020

La mia vita con John F. Donovan (2019)

Titolo Originale: The Death and Life of John F. Donovan
Anno e Nazione: Canada, Regno Unito 2019
Genere: Drammatico
Produttore: Nancy Grant, Xavier Dolan
Lyse Lafontaine, Michel Merkt
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan, Jacob Tierney
Cast: Kit Harington, Natalie Portman, Ben Schnetzer, Jacob Tremblay
Susan Sarandon, Jared Keeso, Kathy Bates, Thandie Newton
Chris Zylka, Amara Karan, Sarah Gadon, Ari Millen
Emily Hampshire, Michael Gambon, Dakota Taylor
Durata: 120 minuti

Xavier Dolan dirige Kit Harington e Natalie Portman in un'opera sul tema del divismo.
Un giovane attore ripercorre il suo controverso rapporto epistolare con una star della televisione.

martedì 2 luglio 2019

Solo: A Star Wars Story (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2019 Qui - Circa due anni e mezzo fa ne Il Risveglio della Forza, abbiamo visto morire Han Solo, interpretato da Harrison Ford, trapassato dalla spada laser cruciforme del figlio Ben (Kylo Ren). Se nel film diretto da J.J. Abrams il sipario della vita si chiudeva su questo personaggio, con Ron Howard torniamo invece alla scoperta delle sue origini. Solo: A Star Wars Story, film di fantascienza del 2018 diretto appunto da Ron Howard, è infatti una origin story, una di quelle storie che raccontano al pubblico come un personaggio noto è diventato quello che conosciamo (in pratica, il Ritratto dell'Eroe da Giovane), ma è soprattutto parte di un piano commerciale di espansione, iniziato un anno e mezzo fa con il più riuscito Rogue One (che aveva il coraggio di un finale tragico ed eroico), difatti da quando la Disney, dopo il vasto universo Marvel, ha inglobato anche il franchise di Guerre Stellari alias Star Wars, nel dichiarato intento di monetizzare il costosissimo acquisto, ha inaugurato, accanto alla terza trilogia legata alla saga degli Skywalker e ai Jedi, una serie di progetti "collaterali". Progetti in cui se allora i personaggi, a parte qualche cameo, erano sconosciuti, solo tangenzialmente coinvolti nelle vicende principali della saga, qui l'eroe titolare è Han Solo, uno dei tre personaggi principali della trilogia originale, indissolubilmente legato per la prima generazione di spettatori alla faccia da schiaffi di Harrison Ford. In tal senso era un po' giocoforza che del terzetto si andasse ad esplorare il contrabbandiere stellare, quello che nonostante la giovane età poteva dare l'idea di avere un "passato". Peccato che il difficile compito di non far rimpiangere il precedente interprete si posi sulle spalle di Alden Ehernreich (in Ave, Cesare! dei fratelli Coen era l'amabile/irritante cowboy che storpiava ripetutamente le battute di una commedia sofisticata), che non riesce proprio a convincere sia per mimica facciale che per movenze. Peccato soprattutto che, la storia scritta dagli sceneggiatori, ma anche gli altri personaggi di contorno (compresa la prima "fidanzatina" di Han, Qi'ra), si accontentino di sfruttare onesti stereotipi di un genere avventuroso su cui, superata la meraviglia per le belle sequenze di azione e qualche invenzione visiva, pesa un po' la tendenza al didascalico e la vocazione commerciale dell'operazione.

sabato 16 marzo 2019

Retreat: Nessuna via di fuga (2011)

Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2017 Qui - RETREAT: NESSUNA VIA DI FUGA (Thriller, Gran Bretagna, 2011): La relazione tra Kate (Thandie Newton) e Martin (Cillian Murphy) è a un punto morto e i due per salvare il sentimento che li lega decidono di prendersi una pausa dal trambusto quotidiano e trascorrere qualche tempo su un'isola remota, lontano da tutto e tutti. La situazione tra di loro migliora di giorno in giorno fino a quando, senza aspettarselo, incontrano un militare (Jamie Bell) che li informa che un potente virus mortale sta uccidendo milioni di persone nel resto del Paese, costringendoli a prendere la decisione giusta sul da farsi attraverso un sottile gioco psicologico al massacro. Retreat si propone come scopo principale di insinuare nello spettatore lo stesso dubbio di cui sono partecipi i protagonisti, ma come spesso avviene in questi casi e senza voler spoilerare nulla, la verità sta nel mezzo, per quanto assurde e poco chiarite siano la circostanze che portano la presenza di Jack sull'isola. Non c'è bisogno di essere spettatori smaliziati però per notare che l'insistenza con cui vengono proposte situazioni di presunto assedio senza che si veda mai anima viva rappresenti un clamoroso autogol. E una volta capito che si tratta di tutto fumo e niente arrosto, anche quel minimo di tensione si era venuta a creare va a farsi benedire. Dopo un inizio discreto infatti, il film gira poi a vuoto, per darci il colpo di scena verso la chiusura, se ha la fortuna di trovarci ancora svegli. Non resta quindi che godersi solamente la buona prova del ristretto cast, con qualche riserva sulla legnosa Newton. Bravo Jamie Bell, ambiguo e minaccioso al punto giusto, che se si fosse lasciato andare alla caricatura dello psicopatico avrebbe definitivamente affossato il film. Cillian Murphy va bene se preso singolarmente ma sullo schermo l'alchimia con la Newton è zero. Tirando le somme, il primo lungometraggio di Carl Tibbetts è senza mordente, senza sussulti, nonostante un cast per 2/3 efficace. Voto: 4