Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2024 Qui - Il mediocre capitolo precedente era già fuori tempo, quindi vedere Harrison Ford scorrazzare a ottant'anni in giro per il mondo non è che rende molto credibile questo quinto film diretto da James Mangold, che ho sempre ritenuto un buon mestierante. Indiana Jones 5 è troppo lungo, alterna momenti buoni (l'incipit è la parte migliore) ad altri meno, qualche situazione godibile a scemenze colossali (e forzature evidenti). Il cast fa il suo ma Mads Mikkelsen non brilla particolarmente (Phoebe Waller-Bridge in parte sì). Finale affrettato, troppo, quasi tirato via: forse sarebbe stato meglio ampliarlo, tagliando altrove. Non male, ma meglio chiudere la serie qui. Di poco superiore al quarto capitolo, resta un film (la candidatura agli Oscar 2024 per la migliore colonna sonora a John Williams non del tutto giustificata) di cui non si sentiva il bisogno. Voto: 5,5 [Disney Plus]
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mercoledì 31 gennaio 2024
martedì 2 luglio 2019
Solo: A Star Wars Story (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2019 Qui - Circa due anni e mezzo fa ne Il Risveglio della Forza, abbiamo visto morire Han Solo, interpretato da Harrison Ford, trapassato dalla spada laser cruciforme del figlio Ben (Kylo Ren). Se nel film diretto da J.J. Abrams il sipario della vita si chiudeva su questo personaggio, con Ron Howard torniamo invece alla scoperta delle sue origini. Solo: A Star Wars Story, film di fantascienza del 2018 diretto appunto da Ron Howard, è infatti una origin story, una di quelle storie che raccontano al pubblico come un personaggio noto è diventato quello che conosciamo (in pratica, il Ritratto dell'Eroe da Giovane), ma è soprattutto parte di un piano commerciale di espansione, iniziato un anno e mezzo fa con il più riuscito Rogue One (che aveva il coraggio di un finale tragico ed eroico), difatti da quando la Disney, dopo il vasto universo Marvel, ha inglobato anche il franchise di Guerre Stellari alias Star Wars, nel dichiarato intento di monetizzare il costosissimo acquisto, ha inaugurato, accanto alla terza trilogia legata alla saga degli Skywalker e ai Jedi, una serie di progetti "collaterali". Progetti in cui se allora i personaggi, a parte qualche cameo, erano sconosciuti, solo tangenzialmente coinvolti nelle vicende principali della saga, qui l'eroe titolare è Han Solo, uno dei tre personaggi principali della trilogia originale, indissolubilmente legato per la prima generazione di spettatori alla faccia da schiaffi di Harrison Ford. In tal senso era un po' giocoforza che del terzetto si andasse ad esplorare il contrabbandiere stellare, quello che nonostante la giovane età poteva dare l'idea di avere un "passato". Peccato che il difficile compito di non far rimpiangere il precedente interprete si posi sulle spalle di Alden Ehernreich (in Ave, Cesare! dei fratelli Coen era l'amabile/irritante cowboy che storpiava ripetutamente le battute di una commedia sofisticata), che non riesce proprio a convincere sia per mimica facciale che per movenze. Peccato soprattutto che, la storia scritta dagli sceneggiatori, ma anche gli altri personaggi di contorno (compresa la prima "fidanzatina" di Han, Qi'ra), si accontentino di sfruttare onesti stereotipi di un genere avventuroso su cui, superata la meraviglia per le belle sequenze di azione e qualche invenzione visiva, pesa un po' la tendenza al didascalico e la vocazione commerciale dell'operazione.
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lunedì 1 luglio 2019
Vi presento Christopher Robin (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/02/2019 Qui - Non ho mai amato l'orsacchiotto giallo, men che meno il suo amichetto umano, eppure è impensabile non conoscere Winnie the Pooh, dal 1961 nella famiglia Disney, mentre è più probabile non conoscere la vera storia dietro la storia. Una storia che questo film racconta. Vi presento Christopher Robin (Goodbye Christopher Robin), film del 2017 diretto da Simon Curtis, è, infatti, un film dedicato ad uno dei giovani protagonisti dell'universo disneyano: il bambino biondo e delicato che si accompagna, nelle sue avventure, all'orsetto più goloso di miele di tutti i tempi, Winnie the Pooh, suo fedele compagno di giochi e tenero amico d'infanzia. Se pensate, però, che la pellicola sia semplicemente un film per ragazzi, in cui trionfano le buone azioni e il valore dell'amicizia, vi sbagliate. Perché anch'io lo pensavo all'inizio (non conoscendo niente), salvo poi ricredermi di fronte ad una storia molto diversa, più terrena, più "cruda". Il film difatti, non racconta solo come è nato uno dei personaggi più iconici della seconda metà del XX secolo, Winnie the Pooh, insieme ai suoi compagni di avventure (Pimpi, Tigro, Ih-Oh) abitanti della Foresta dei Cento Acri, ma racconta soprattutto la vita di A.A. Milne, che ha combattuto durante la Prima guerra mondiale, tornandone con un disturbo post traumatico da stress, racconta la sua crisi una volta rientrato in società (perché abbiamo combattuto una guerra per porre fine a tutte le guerre ma non è cambiato nulla) e il suo blocco dello scrittore. Si addentra nel difficile rapporto tra l'autore, interpretato da Domhnall Gleeson, e sua moglie Daphne (Margot Robbie) e in quello, ancora più difficile, con il figlio Christopher Robin (Will Tilston). Billy Moon (in famiglia chiamato così), in fondo, era solo un ragazzino che voleva l'amore di suo padre e si è ritrovato, da persona, a diventare (quando egli decide di scrivere un libro per lui, che finisce per diventare un libro su di lui) un personaggio, artefatto e fittizio, depauperato di un mondo fantastico che inizialmente era solo suo. Christopher Milne (così, da adulto, fu chiamato dai suoi amici) non a caso non prese mai un centesimo dagli introiti prodotti dai libri su Winnie the Pooh. Questo perché anche se lui ha poi capito l'importanza del suo ruolo, mai poté dimenticare l'inaspettata sua popolarità, il suo essere suo malgrado una star mediatica, che lo mise parecchio in difficoltà, con un disagio sempre crescente, esasperato dalla notorietà e dalla lontananza dei genitori.
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