Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/01/2021 Qui - Pure apprezzandone la realizzazione tecnica e visiva, una grafica molto curata tra luci e colori freddi e cupi come l'atmosfera che traspare, la storia di Hiroyuki Okiura (basata sulla Kerberos saga di Mamoru Oshii, qui in veste di sceneggiatore) non mi ha convinto, coinvolto abbastanza, rendendo la mia visione lenta e svogliata in molti frangenti, senza che riuscissi ad apprezzarla come avrei dovuto e voluto. Vi sono alcuni momenti infatti che appesantiscono il film, come una lunga manciata di minuti in cui seguiamo dei dialoghi, importanti per la trama, ma che portano noia. A proposito di trama, c'è da dire che almeno quest'ultima termina bene, ovvero in maniera coerente, ciò che è giusto è giusto e ciò che deve essere fatto viene fatto, senza esitazione. In questo senso è più impattante il messaggio ("Un lupo nelle vesti d'agnello rimane sempre un lupo") che come lo dice, in modo consono sì, la narrazione non per caso è suddivisa a seconda dei capitoli della fiaba di Cappuccetto Rosso (non quella che ci hanno fatto leggere all'asilo, ma la versione atroce e a tratti cannibalesca), però in questo gioco di vittime e carnefici, e dove i ruoli si interscambiano di continuo (forse troppo), i colpi di scena non fanno scena, repentini e prevedibili. Nel complesso tuttavia, questo fanta-poliziesco cupo e triste come molti cartoni giapponesi non-Ghibli (di cui penso di preferire oggettivamente le sue di storie, o simili), è valido nella sua rilevanza tematica e nella cura del suo buon comparto tecnico. Voto: 6+
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