Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2020 Qui - Dopo il buon successo dell'ansiogeno 47 Metri era inevitabile un sequel, anche se più che un sequel del film del 2016, questo rappresenta una variazione sul tema, con la trovata della città Maya sotterranea e degli squali "non vedenti" (che è praticamente Man in the Dark in versione "squalesca"), il risultato è quello di una scenografia che se all'inizio si fa apprezzare per l'originalità, nel prosieguo diventa limitata per le poche idee portate allo sviluppo della trama. In effetti la storia suonava un filino esagerata: delle ragazze intrappolate in un labirinto maya sott'acqua in mezzo a degli squali (bianchi per giunta, formato XXL) ciechi ma affamati al punto giusto. Non è sulla carta un filmetto proprio facile da realizzare, e infatti Johannes Roberts, che aveva diretto anche il precedente lungometraggio, non ci riesce quasi per niente, e non solo per la realizzazione oggettivamente scadente della grafica dei "pescioni", ma anche per alcune trovate che sfociano nel ridicolo (e non parliamo del cast scelto). I momenti migliori di tensione sono quelli centrali (comunque niente in confronto al claustrofobico "fratello"), poi sprecati in un finale incredibilmente irrealistico (si è voluto esagerare quando probabilmente non serviva più). Decisamente meno riuscito rispetto al primo capitolo, ma pure meno riuscito rispetto alla media di film simili, peccato. Voto: 5
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